Ricordo ancora il mio primo torneo di Kingsburg, arrivai a giocarmi la finale, e non per meriti di gioco, ma perché due dei 4 finalisti diedero forfait. Arrivai terzo, anche se devo dire che i dadi non mi girarono per nulla. Almeno così la racconto.
Da quel giorno ho costretto il mio odioso amico ed esperto di giochi Giulio Gianmario a consumare dadi, plancia, espansioni e scatola di quel gioco per essere pronto qualora fosse arrivata una seconda possibilità. Al torneo successivo arrivai penultimo!
Capite bene con quale godimento mi sia lanciato su Kingsburg The Dice Game quando l’ho visto in quel di Modena Play.
Mi chiamava da lontano, manco fosse il corvo a tre occhi, e io Bran del Trono di spade. Ho dovuto per forza! Per forza! Procurarmene una copia e provarlo.
Non avendo a disposizione la mia odiata nemesi italo-americana (vedi sopra), e non potendo usufruire del team di esperti, mi sono rivolto al mio amico Buegrasso – do you remember i Puffi?!
Si tratta di un cavaliere medievale che, con armatura e scudo, ha preso un sacco di botte in testa combattendo con altri geni come lui. E in ogni parte del mondo!
È talmente rintronato che pensavo di poterlo battere facilmente a questo gioco di Andrea Chiarvesio e Christian Giove (pubblicato da Giochi Uniti, per capirci.
La vera nota dolente di un gioco dalla meccanica abbastanza carina.
I materiali ci sono tutti – ultimamente, vista la mia sfortuna con alcuni giochi, è davvero una notizia – una manciata di dadi e di segnalini, una plancia e… udite, udite… un blocco di fogli Governatore della provincia.
Andiamo con ordine.
Cosa!? Mi state dicendo che a ogni partita siamo costretti a staccare un foglio dal blocco per scriverci sopra? Voi siete matti! Come prima cosa ho fatto delle fotocopie – col piffero che vi faccio toccare i miei fogli – le matite ve le dovete portare da casa.
Oltre a indicare punteggio finale e forza militare, su questi simpatici foglietti occorre segnate quali edifici si costruiscono e quali vengono distrutti. Nel secondo caso è semplice, basta barrare con un’inequivocabile X la casella con l’edificio distrutto. Nel primo caso, invece, si fa un po’ di fatica, fondamentalmente per due motivi:
Uno, non ci sono i nomi degli edifici, cosa che rende il gioco abbastanza astratto e favorisce dialoghi che farebbero rigirare nella tomba, non dico Shakespeare, ma anche gli sceneggiatori di Twilight (temo che siano tutti vivi e un giorno potrebbero sceneggiare un altro film), gustatevene un esempio:
Io: “Costruisco questo!”
Buegrasso: “Quale?”
Io: “Questo col cappello sul dado.”
Buegrasso: “Quale cappello?”
Io: “Questo qua, guarda!”
Buegrasso: “Guardo dove?”
Io: “Questo che sto indicando con la matita.”
Buegrasso: “Ma è una penna.”
Io: “Fa lo stesso.”
Ora già è difficile farsi capire da Buegrasso, immaginate dover fare questa sceneggiata a ogni turno di gioco.
Due, si è stati un po’ spreconi. Per indicare che un edificio è stato costruito occorre cerchiarlo. Ma cosa costava disegnare una casellina, ina, ina da poter barrare all’abbisogna? Li mortacci…
Poi ci sono i dadi, e qui non ci sono scusanti (sono solo dadi echeccacchio!). I simboli stampati sulle facce sono storti e non centrati. Non ci siamo proprio!
Concludiamo con i segnalini non proprio eccezionali, a fronte di una plancia della Corte di Re Titus abbastanza curata (meno male).
Passiamo al gioco.
Il gioco ci ricorda, sprofondandoci nell’amarcord più totale, l’amato Kingsburg, sia sulla plancia di gioco, che sul foglio Governatore – che di certo avrete fotocopiato!
La plancia rappresenta la Corte di Re Tritus: si tratta di 10 consiglieri che nel corso della partita si possono influenzare per ottenere: risorse, forza militare e robe varie.
Sul foglio, come scritto sopra, troviamo invece gli edifici da costruire per la vittoria finale che si ottiene, naturalmente, facendo più punti degli avversari.
Ci sono 5 righe di edifici, con tre costruzioni per colonna. Gli edifici hanno un costo, un valore in punti vittoria (gli edifici nella colonna più a destra valgono più punti) e forniscono diversi bonus. Per esempio gli edifici della riga 1 aumentano la forza militare, quelli della fila 2 modificano il risultato dei dadi, e così via.
A differenza di Kingsburg si può costruire qualsiasi tipo di edificio su qualsiasi colonna. L’unica eccezione riguarda quelli più costosi, i cosiddetti Edifici Speciali. Se ne possono costruire al massimo due per giocatore e sono unici. Nel senso che se lo costruisco io, caro il mio Buegrasso, tu ti attacchi e non puoi più costruirlo, mi dispiace per te.
Il primo giocatore prende la plancia della Corte e tira i dadi finché gli si stanca il braccio, fintanto che non considera il lancio dei dadi soddisfacente, oppure, finché ogni faccia del dado non mostra una clessidra. Questa fase si chiama… rullo di tamburi… “Tirare i dadi”.
“Applicare i risultati dei dadi” è invece la seconda fase. Ci permette, in base al risultato dei dadi, di prendere dei segnalini bonus, rafforzarci militarmente, influenzare un consigliere del Re e, se ci sono uscite delle clessidre, avanzare nella colonna del tempo.
“Costruire edifici”, usando le risorse che otteniamo dai consiglieri, dagli edifici o scartando qualche segnalino, possiamo edificare torri, statue e cattedrali.
“Affrontare eventuali invasioni”: è l’ultima fase del turno. Il gioco è diviso in 3 ere, ogni clessidra ottenuta dal lancio del dado ci fa avanzare verso l’era successiva. Se si annerisce l’ultima casella di un’era (o se siete per la prima volta al Fight Club) dovete combattere. Se si vince succedono cose belle, se si perde, invece, si viene crocefissi in sala mensa.
La partita finisce quando viene annerita l’ultima casella della terza era.
Ho già sentito qualcuno lanciarsi in acrobatici paragoni con il Kingsburg originale, il che fa capire quanto l’evoluzione del cervello umana sia rimasta, per certi più di altri, a uno stadio semi-larvale. Paragonare il gioco da tavolo originale a Kingsburg The Dice Game è un po’ come tentare un raffronto tra il poker e l’omonimo gioco di dadi.
Per capirci, sarebbe come dire che Federer è meglio di Messi (giocano entrambi con una palla). Che Hamilton va più veloce di Valentino Rossi (corrono entrambi su pista). Do you understand quello che intendo (capisc a me)?!
Sia io, che Buegrasso – lui si esprime a gesti e grugniti – riteniamo che la versione dadesca, dadosa, dadolante, dadica di Kingsburg si aggiunga con buona agilità, nella famiglia dei giochi “roll & write”, che ultimamente sembra andare molto di moda.
Il prezzo si aggira attorno ai 20€ che tutto sommato è giusto, anche se sui materiali valeva davvero la pena spenderci un po’ più di attenzione.
Il regolamento non è chiarissimo. Ci sono dei passaggi che lasciano qualche dubbio o addirittura veri e propri buchi. Sia chiaro! Nulla che non possa essere risolto con un po’ di buon senso e una telefonata a notte fonda a uno dei creatori del gioco.
Buegrasso ha espresso il suo parere con una specie di grugnito di semi-approvazione. Io concordo con lui, ricordando che a Kingsburg – The Dice Game si può giocare fino a 5 ominidi e che l’età consigliata va dai 10 anni in su, valutazione a mio avviso corretta.
This post was published on 4 Giugno 2019 17:14
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