Parliamoci chiaro.
Io sono qui perché dovrei recensire un gioco. A molti piace farlo snocciolando per filo e per segno le regole e i contenuti della scatola. Altri sono fenomenali nel non esprimere opinioni e non sbilanciarsi. Altri ancora fanno dei trattati tecnici che manco una tesi di laurea.
Il grosso problema per me, che sto dall’altra parte di un monitor a pigiare tasti su una tastiera, è che non so perché sei qui a leggere. Non so neanche che tipo di persona sei e come riuscire a comunicarti quel che vorrei. Certo, la lingua scritta è uno strumento potentissimo, ma, nonostante questo, creare una connessione mentale, un feeling e interessarti dall’inizio alla fine è tremendamente difficile.
Ti prego…resta con me.
Ecco. One Key è un gioco che ti permetterà di provare la stessa sensazione che sto cercando di descriverti in una versione amplificata. Le regole del gioco sono molto semplici. Hai 11 immagini, ma solo una di esse è la chiave. E solo tu – lo sfortunato tizio dietro ad uno schermo il Leader – sai quale sia. Vorresti poterlo dire, vorresti poter urlare di quale si tratta ponendo fine a questa tragica commedia.
Ma. Non. Puoi.
No. Devi per forza cercare di metterli sulla strada giusta grazie ad altre immagini di cui indicherai un grado di attinenza con la chiave. Mi spiego meglio: c’è qualcosa in comune in modo palese? Metti sul verde. Alla lontana ricorda la chiave? Metti sul giallo. Non ha nulla a che vedere con la chiave? Metti sul rosso. Semplice? Per niente. Perché laddove tu vedi una grande attinenza i tuoi compagni di squadra, che dovrebbero aiutarti a risolvere l’enigma, non vedranno nulla. E non puoi parlare. Devi solo sperare che non decidano di scartare la chiave.
Ogni turno, infatti, avranno esattamente 3 minuti per decidere quali carte scartare. 4 turni in totale che prevedono la sequenza di 1, 2, 3 e 4 scarti per lasciare (si spera) solo la chiave sul tavolo. Sfrutteranno il tempo anche per distribuire le immagini sul tavolo in modo da dividerle tra quelle che ritengono più plausibili o meno secondo le tre gradazioni semaforiche di cui abbiamo parlato prima.
Da dietro lo schermo non avrai molto tempo per guardarli perché dovrai pescare a caso altre 3 immagini e segnalare il loro grado di somiglianza di nascosto. A fine turno, se la chiave rimarrà in campo, i tuoi fidati amici dovranno scegliere quale delle immagini preparate tenersi sul tavolo. Le altre andranno perse nei meandri della loro labile memoria.
Ecco, ora ti ho snocciolato in qualche modo le regole e la mia personale frustrazione. Ma non pensare che One Key possa essere frustrante. Tutto il contrario. Ti terrà attaccato al tavolo per ore nel vano tentativo di stabilire un feeling con i tuoi amici giocatori. E quando sarai davvero esausto deciderai di abbandonare la posizione dietro allo schermo per andarti a rilassare come selezionatore di immagini.
Ed è lì che scoprirai quanto è davvero difficile la vita.
Il Leader tizio dietro lo schermo è così convinto di riuscire davvero ad aiutare te e i tuoi compagni quando in realtà non riuscirete mai a capire a cosa si stia riferendo. La carta è sul verde perché raffigura un animale e la chiave ha un animale? Oppure vuole indicarvi l’attinenza cromatica del disegno? O, visto che il soggetto sta ascoltando musica, allora dovreste tenere quel che riguarda la musica e l’arte in generale? A.I.U.T.O.
E non parliamo di quando la carta viene posta nel giallo, indicando una lontana attinenza che non riuscirai proprio a vedere. O, ancora, quando quello che dovrebbe aiutarci vi propone di scegliere una carta tra tre recanti tutte il grado rosso di attinenza. E poi magari pretende che ci ricordiamo che una di quelle non “acquistate” ci avrebbe aiutato a decidere all’ultimo dannato turno.
Già. L’ultimo turno. Avete solo 5 carte e dovete trovare la chiave. I tuoi compagni si lanciano in elucubrazioni degne di Sherlock Holmes mentre tu ti isoli rivivendo il tuo passato alla ricerca di quel diavolo di elemento che consentirebbe di capire quale sia la chiave e salvare la partita insieme ai tuoi compagni persi nel nulla.
E la simpatica companion app (che in linea teorica serve a poco) inizia a pressarti con una musica incalzante che sta ad indicare che il tempo a tua disposizione sta per scadere. E se scade? Hai perso!
One Key lo devi provare. È il gioco giusto per quelle serate di gioco in cui vuoi riempire un’oretta e decidi di passarne quattro attaccato ad un gioco che continui a pensare ti stia facendo perdere tempo, ma sai che devi farne ancora una perché magari è quella buona in cui vinci da Leader. Non essendoci tempi morti nel gioco, smettere è difficile.
Il prezzo è alto se lo si rapporta ai materiali presenti. Oltretutto non credo esista modo di proteggere le carte che tendono a rovinarsi ed essere difficili da mescolare. Però è un’esperienza che davvero ti potresti divertire a ripetere fino a distruggere le carte, la tua stabilità mentale e le tue amicizie.
Però il mio ruolo da recensore non è ancora finito. Ci sono alcune cose che devo scrivere. Non direttamente per te, credo, ma che comunque possono interessare.
Innanzitutto la scatola recita 8+. Questo è un argomento che stiamo sviscerando molto bene in redazione ultimamente. One Key non potrà mai essere giocato da un gruppo di bambini di 8 anni senza almeno la presenza di un adulto a fare da leader. In maniera autonoma e soddisfacente può essere adatto ad un gruppo di quattordicenni belli svegli e interessati ad attività tranquille.
Comunque, anche per alcune immagini presenti relative ad elementi anni ’90, il gioco raggiunge il suo apice se intavolato da un gruppo di trentenni. Anche perché a quell’età ci sta anche chiudere delle amicizie che si trascinano da dieci anni.
Posso garantirti che avrei dovuto giocare molto meno a questo gioco di quanto ho fatto negli ultimi giorni, ma almeno questo mi dà modo di lasciarti un paio di sani consigli se avrai deciso di acquistarlo.
This post was published on 29 Maggio 2019 14:40
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