Mi ricordo ancora benissimo il giorno in cui comprai la prima scatola di “Unlock!”.
Non ero mai riuscito ad andare in una vera escape room (abitavo ancora nel mio amato paesino del basso Piemonte e le opzioni non erano sicuramente delle più interessanti), ma ero innamorato già da molti anni del favoloso mondo degli enigmi. (Anche oggi, causa lavoro, il mio pane quotidiano è amorevolmente condito di problem solving e reverse engineering).
Intavolai la prima delle tre missioni la sera stessa, con un fidato manipolo di amici. Ci piacque un sacco, ma preferii non proseguire subito con le altre due missioni: era un’esperienza che volevo gustarmi a pieno, e condividere con più gruppi di gioco possibile.
“Unlock!” ha fatto molta strada da quel giorno. Quella di cui parlerò oggi è la quinta confezione, frutto di tanti miglioramenti e della capacità da parte degli autori di imparare dalle proprie imperfezioni.
Unlock! Heroic Adventures, gioco da tavolo da 1 a 6 giocatori, di Cyril Demaegd e Dave Neale, edito da Space Cowboys e pubblicato in terra nostrana da Asmodee Italia, ci fornisce tre missioni dove poter mettere alla prova le nostre capacità di puzzle solving.
Una breve introduzione alle escape room da tavolo e ad “Unlock!”
Quella delle escape room da tavolo è una tendenza che tarderà a scemare. A una frazione del costo di una controparte fisica, forniscono tutto il necessario per un’ora in compagnia a maledire i momenti in cui non sembra esserci modo alcuno di risolvere un particolare enigma.
Sono giochi one-shot, che quindi non ha senso rigiocare, in quanto sapremmo già tutte le soluzioni ai quesiti che ci sono già stati posti precedentemente.
Per quanto riguarda questa tipologia di giochi, i vari contendenti al trono della serie più bella si differenziano per diversi fattori, tra cui:
- Distruttibilità del gioco. “Unlock!” non necessita di distruggere i componenti forniti per poter risolvere le proprie missioni: la sua condizione una volta giocato rimane pari al nuovo (eccezione fatta per un singolo componente di una collezione precedente, che richiede di essere modificato – senza però essere distrutto -);
- Presenza di dispositivi elettronici. “Unlock!” richiede un’app (scaricabile gratuitamente sul proprio smartphone) per essere giocato;
- Componentistica. “Unlock!” dipana le sue missioni prevalentemente tramite dei mazzi di carte (ma non si esclude la presenza di altra componentistica).
Ogni confezione di “Unlock!” contiene un tutorial per poter imparare in pochi minuti le regole del gioco (anche se è comunque consigliato leggere il regolamento per intero). In parole povere, ogni carta possiede sul proprio retro un numero o una lettera: se mai dovessimo notare tale simbolo distintivo sul fronte di una di quelle attualmente scoperte, dovremo semplicemente recuperare tale carta e girarla a faccia in su.
Sono presenti diversi tipi di carte in ogni missione, tra cui i più importanti sono:
- Carte blu e carte rosse che – oltre a contenere vari indizi – possono essere combinate tra loro, semplicemente sommandone i valori e andando a cercare nel mazzo la carta con il valore di tale addizione;
- Carte congegno (verdi), che richiedono di effettuare azioni tramite l’app;
- Carte codice (gialle), che devono essere risolte inserendo un codice di quattro cifre nell’app.
Infine, è giusto ricordare che, seppur l’applicazione tenga traccia del tempo rimanente per poter completare con successo la missione, non ci verrà preclusa la possibilità di completare quest’ultima anche nel caso il countdown raggiungesse lo zero.
Detto questo, parliamo delle tre escape room presenti in questa edizione di “Unlock!”, rigorosamente senza spoiler.
Per i più sensibili agli spoiler: alla fine dell’intervento è presente una foto del retro dei tre mazzi, con giusto due carte in evidenza. Essendo il retro di esse disponibile fin dall’inizio del conto alla rovescia, non li considero spoiler. Se voi invece siete un’altra idea, beh… Vi ho avvisati!
Insert Coin
Come in ogni confezione di “Unlock!” il primo mazzo di carte ci mette di fronte a una room definita di difficoltà facile.
Qui impersoniamo un ragazzino che, andando a curiosare nella soffitta del nonno, trova un misterioso aggeggio elettronico che si scoprirà essere un cabinato arcade. Da qui partirà una vera e propria avventura alla “Ready Player One“, dove diventeremo i protagonisti del gioco.
Mi tolgo subito il dente: secondo me questa è la missione meglio riuscita delle tre. Sarà complice il fatto che ho un passato (e un presente, e un futuro) videoludico, ma il fattore nostalgia è andato a toccare tantissime corde del mio cuore. Ogni volta che si andava ad esplorare un nuovo settore del videogioco ero in visibilio: gli easter egg sono molti (e per la maggior parte apprezzabili da chiunque abbia una minima conoscenza videoludica), e quasi tutti gli enigmi devono essere risolti utilizzando il mindset di un videogiocatore.
Non mancano nemmeno i momenti “wow”, soprattutto grazie all’app. Anche questa volta si è riusciti ad alzare un po’ di più l’asticella, ed ora ho una voglia incredibile di sapere quale sarà la prossima trovata geniale che verrà implementata nel supporto tecnologico.
L’unica cosa che cambierei di Insert Coin è la difficoltà segnalata: penso che sia più giusto definirla una missione di difficoltà media, soprattutto a causa di determinati passaggi che potrebbero non essere avvezzi a determinate categorie di giocatori.
Sherlock Holmes – Il Filo Rosso del Delitto
Secondo mazzo, come sempre di difficoltà media.
Siamo di fronte alla scena di un crimine: Mr Hall è stato ucciso con una statuetta, utilizzata per fracassargli il cranio. Sarà nostro compito quello di scoprire il colpevole del delitto.
Il nostro gruppo andrà in giro per Londra alla ricerca di indizi e sospettati, che dovranno poi essere interrogati per poter finalmente ricostruire il filo rosso del delitto. Un componente extra ci aiuterà a tenere i risultati delle nostre indagini ben organizzati.
Mi tolgo un altro dente (poi però basta, che altrimenti mi tocca cibarmi di soli liquidi): questa secondo me è la missione più debole delle tre. Attenzione però, è comunque qualitativamente molto valida!
Chi ha giocato a Sherlock Holmes: Consulente Investigativo si ritroverà davanti a quello che, a tutti gli effetti, sembra un omaggio a un classico del gioco da tavolo. Ovviamente qui siamo in “Unlock!”, e il tutto è infarcito di enigmi, ma il macroambiente entro cui ci si muove ricorda tantissimo il gioco del 1981.
Gli enigmi sono più di tipo deduttivo che posizionale o matematico, e ciò renderà felici molti giocatori (oltre a sposarsi benissimo con il tema à la Arthur Conan Doyle), e il caso da risolvere non è banale, anzi: riesce a donare colpi di scena e momenti di sconforto.
Se proprio devo trovare un difetto direi che i personaggi che ci vengono mostrati sono perlopiù macchiette, non molto caratterizzati e anzi abbastanza superficiali. Tuttavia questo sarebbe un enorme problema se fossimo alle prese con un gioco investigativo puro, cosa che “Unlock!” non è: la profondità dei personaggi è quanto basta per riuscire a portare avanti la storia a suon di enigmi.
All’inseguimento del Bianconiglio
Terzo e ultimo mazzo, difficoltà massima!
Come si può facilmente intuire dal titolo della missione, impersoneremo Alice alle prese con il suo viaggio nel mondo partorito dalla mente (pazza o geniale, decidete voi) di Lewis Carroll, andando a visitare diversi luoghi chiave della sua opera.
Questa missione – come solo un’altra nell’universo di “Unlock!” – fornisce un tempo massimo di ben un’ora e mezza, indicando quindi che gli enigmi potrebbero essere più arzigogolati del solito. Inoltre, richiede l’utilizzo di due tipi di componenti extra: un libricino e delle “carte” particolari.
Buona parte degli enigmi sono di tipo spaziale o posizionale, mentre alcuni richiedono un minimo di pensiero laterale (quello che gli inglesi indicano con il termine thinking out of the box), pienamente in linea con l’ambientazione che ci viene proposta.
Personalmente l’ho comunque trovata più semplice di quel che la durata e la difficoltà potevano far presagire, ma potrei aver esagerato con i preconcetti a causa del disordine da stress post-traumatico indottomi dall’altra avventura della durata di 90 minuti (per curiosità: era a tema Il Mago di Oz, ed è stata un bagno di sangue per il mio gruppo).
A livello di apprezzamento si colloca a metà tra le altre due, in quanto fornisce altri validissimi momenti di stupore, immergendo molto bene il gruppo all’interno di un mondo fantastico e spietato.
Conclusioni
“Unlock!” si conferma, nuovamente, l’esperienza di escape room in a box che più si addice alle mie esigenze e preferenze.
Il supporto dell’app è sempre presente nella giusta misura: non permea completamente l’esperienza, anzi, ma la rende sempre fresca e fruibile da chiunque. Inoltre, momenti di stupore sono tanti, ben congegnati e ben distribuiti.
Infine, reputo “Unlock! Heroic Adventures” la miglior versione uscita finora. La qualità delle missioni è in media più alta di quella delle altre uscite, con Insert Coin che si guadagna il titolo di escape room di “Unlock!” preferita dal sottoscritto (e da chi mi ha seguito in questa avventura –grazie L!-).
Una volta riuscivo a centellinare l’esperienza fornitami da questa serie, ma ormai non riesco più a farlo: l’impulso di giocarle tutte e tre di seguito appena ho una nuova scatola tra le mani è troppo forte e irrefrenabile.
Ci sarà un motivo.
Un ringraziamento ad Asmodee per la copia di review.