Diario del dott. Flammini 9 Novembre 1957 – Parte I
E alla fine ha bussato.
Tutta la notte, dico tutta la notte passata in bianco in contemplazioni, preghiere e lunghi monologhi.
Non riesco a capire se crede davvero in quanto dice o se sia semplicemente uno scherzo realizzato ad opera d’arte. Ma ormai devo rassegnarmi, niente in questo luogo è divertente tanto meno un templare che parla del Santo Graal.
Questo è quanto: quel pazzo di Amos pare abbia ha una missione da portare avanti. Deve recarsi nella Piccola Italia ed assicurarsi di recuperare il calice ca cui Gesù Cristo bevve nel corso dell’Ultima Cena. Praticamente un novello Parcival.
Se mi fermo a ripensarci la bocca si riapre per lo stupore e lo sconcerto.
Ha parlato di come l’Arcangelo Michele gli sia apparso in sogno e gli abbia profetizzato il ritrovamento, poi del suo lungo colloquio con il Papa, poi della sua udienza dal Gran Maestro dell’Ordine dei Templari. Insomma, un folle!
Il Sacro Graal!
Ma dico io: COME DIAVOLO SI FA A CERCARE UNA COSA CHE NON ESISTE.
E’ leggenda, mitologia del ciclo arturiano. Come fa un uomo anche lontanamente sano di mente a pensare che una cosa simile, come il calice in cui è stato raccolto il sangue del Figlio di Dio dopo che morì sulla croce, esista? Andiamo, è impensabile…
O meglio, è impensabile credere che una panzana simile sia arrivato fino ai giorni nostri ed anzi abbia tale vigore da giungere anche ad autorità quali il Papa e il Gran Maestro.
Se poi aggiungiamo che questo novello cavaliere di Re Artù mi ha anche raccontato dei suoi incubi e di questo Templare che urla bestemmie e ingiurie.
Mi ha raccontato di come il suo alito fosse pesante e putrescente, di come il suo nero mantello coprisse la sua candida tunica e mi ha dato l’idea di essere completamente svitato perché non voglio nemmeno lontanamente pensare che Raimondo abbia cercato in qualche modo di contattarlo e avvisarlo che sono un impostore.
Ha poi aggiunto di questo altro uomo, con indosso una divisa da SS del Reich una lunga e scomposta cicatrice a percorrergli il volto, apparsogli sempre in sogno e prossimo a sfoderare la sua spada per affrontarlo in un duello all’ultimo sangue sulla vetta di una torre di metallo.
Ed infine di un terzo uomo con corti capelli biondi intento a bere dal Sacro Graal e ascendere al cielo.
Non so bene cosa pensare, la sua mente sembrava stravolta. Era come sentire un pazzo visionario che racconta quanto alberga nella sua psiche intenta a partorire tutte queste cose contemporaneamente.
Non so perché sia stato scelto proprio lui per questo compito, sempre se vero, ci vorrebbe qualcuno sano di mente.
Ma forse è quello che vogliono, forse serve un fanatico per una missione impossibile come questa oppure perché puro e casto e semplicemente io non lo percepisco come tale. Sta di fatto che a me mette i brividi. Con tutti quei soliloqui sull’infallibilità del Papa, dei giorni ormai vicini dell’Apocalisse, dell’imminente ritorno del Messia, dell’eterna lotta contro Satana e… E tutte quelle altre fesserie che crederei tali, se solo non fossi precipitato in questo incubo fatto di morti resuscitati per divorare i vivi.
Mi domando: e se avesse ragione?
Credo ormai sia ormai il 9, meglio che mi metta a dormire prima che quelle maledette campane suonino e mi costringano a svegliarmi nuovamente in questo incubo.
<-Capitolo XXVII – Capitolo XXIX->
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