Cambiamento storico per quanto riguarda il pensionamento dei lavoratori italiani, con i sindacati che protestano.
Non è assolutamente un buon momento per il mondo del lavoro, in generale ma soprattutto in Italia. Sempre più spesso infatti assistiamo a delle situazioni a dir poco drammatiche, con aziende intere che falliscono, tagli del personale enormi e diversi lavoratori che improvvisamente si ritrovano senza un’occupazione e senza una fonte di guadagno per andare avanti.
E’ un’Italia che non cresce quella in cui ci troviamo a vivere ormai da decenni, attaccata al respiratore artificiale e sempre più preda di grandi gruppi privati stranieri. E una delle principali voci di spesa in questo ambito che il Governo è chiamato a sostenere ogni mese, ovvero quella delle pensioni, continua ad essere oggetto di discussione.
Bisogna risparmiare in ogni modo possibile e ovunque ci siano margini. Con le pensioni che comportano un costo enorme per lo Stato, sono tanti i politici che stanno da anni trovando modi sempre più fantasiosi e controversi per rendere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale una ricompensa per pochissimi.
Negli ultimi giorni il Governo sta riflettendo su una nuova possibile soluzione per abbassare la voce di spesa delle pensioni e c’è una novità che non fa felice propri nessuno. Fino a questo momento tutti i dipendenti statali che avevano raggiunto una di queste due condizioni sarebbe andato in pensione in modo automatico e diretto:
Ora il Governo vuole cambiare le cose e rendere anche per questi soggetti la pensione qualcosa di non automatico ma che dovrà essere richiesta tramite una complessa procedura. L’obiettivo è quello di far rimanere le persone a lavorare più a lungo e, quindi, evitare di pagare le pensioni per tanti anni. Tutto mentre Poste Italiane annuncia un cambiamento storico.
I sindacati non sono affatto felici di questa possibilità dato che si tratta di togliere un diritto ai lavoratori che hanno contribuito all’economia del Paese per decenni. Lo Stato fa soprattutto leva su quello che è definito Bonus Maroni per convincere tutti: chi ha raggiunto Quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 anni di contributi, riceverà in busta paga la quota di contributi del 9,19% che normalmente verrebbe destinata alla previdenza.
This post was published on 16 Ottobre 2024 8:30
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