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Fuorigioco

Elon Musk di nuovo nei guai: le banche rivogliono i soldi indietro

Nuovi problemi per l’imprenditore Elon Musk: le banche iniziano a pensare che l’investimento per l’acquisto di Twitter, non sia stata la scelta giusta. Ecco di che cifre si parla.

Elon Musk è un nome che, da diversi anni ormai, è al centro di accese discussioni e polemiche, in modo talmente prepotente da essere ormai diventato una personalità divisiva, che porta chi ne parla a schierarsi da una parte o dall’altra della barricata. Nonostante infatti Musk sia, principalmente un imprenditore che si trova a lavorare nel campo tecnologico in vari ambiti, sia con Tesla che con SpaceX, ciò per cui è diventato il centro di tante discussioni, è qualcos’altro.

Il simbolo del cambiamento

Musk infatti ha fatto tanto discutere quando, nel 2022, ha preso l’irriverente decisione di acquistare il social network Twitter. Subito volle mettere in chiaro la differenza tra la sua gestione e la precedente: licenziò immediatamente 4 top manager, si fece riprendere mentre entrava nella sede di Twitter con un lavabo in mano per dar vita a un gioco di parole e, cosa più importante, cambiò nome al social, facendolo diventare “X”. Ma dove ha preso i soldi per mettere in atto un’operazione del genere?

Le banche non sono contente

Anche Elon Musk, tra gli imprenditori più facoltosi del mondo, ha bisogno di qualcuno che ogni tanto gli faccia un prestito. Si ma una cifretta, diciamo qualcosa tipo 13 miliardi di dollari. Questa è la cifra che Musk si è fatto prestare da diversi istituti bancari americani, tra i più grandi e importanti al mondo come Morgan Stanley, Bank of America e altri cinque istituti tra i più noti al mondo.

L’obiettivo di Musk era quello di raggiungere l’astronomica cifra di 44 miliardi di dollari, necessari all’acquisto di Twitter, cosa che successe poco dopo e di cui tanto si è discusso. E se da una parte, l’acquisto di Twitter ha fatto discutere gli utenti, per le nuove politiche messe in atto da Musk soprattutto dal punto di vista della “libertà di parola” che si è presto trasformata in un incontrollabile flusso di insulti via internet, a rimuginare su quanto avvenuto, era anche e soprattutto le banche.

Il Wall Street Journal si è occupato, negli scorsi mesi, di monitorare da vicino l’enorme investimento degli istituti di credito americani, arrivano a una conclusione che sicuramente nessuno avrebbe mai immaginato: l’investimento sull’acquisto di Twitter da parte di Musk, si è rivelato il peggiore per le banche sin dalla crisi finanziaria del 2008-2009.

Il motivo è presto detto: di solito, quando le banche prestano denaro per le acquisizioni, solitamente distribuiscono quel debito su altri attori, guadagnandoci in commissioni e transazioni. Questo meccanismo però, con X non è stato reso possibile a causa della situazione finanziaria debole, che ha finito per affossare le banche dando vita a quello che, nell’industria, viene definito un “hung deal”, un affare rimasto in sospeso, che non permette la messa in moto di quel circolo monetario che permetterebbe un ritorno alle banche.

Secondo il Wall Street Journal, il motivo per cui le banche avrebbero deciso di dare il via libera a questo finanziamento, è dipeso dal fascino che aveva il poter finanziare “la persona più ricca del mondo”. Al momento però, l’unica nota che si può osservare è un disastro economico di dimensioni enormi, che ha messo in difficoltà tutti gli istituti coinvolti.

This post was published on 24 Agosto 2024 12:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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