Non è raro che alcune compagnie o aziende finiscano all’interno di cause o contenziosi legali e di stampo economico. Infatti può capitare che alcune di esse o non rispettino determinate leggi oppure commettano degli illeciti di vario tipo. Ebbene in questi mesi si era conclusa una causa riguardante TIM, che pare essersi riaperta a causa dell’intervento dello Stato Italiano.
Negli scorsi mesi si è conclusa una causa che ha avuto come protagonisti i due suddetti attanti. Stando a quanto detto dalla Corte d’Appello Civile di Roma, lo Stato Italiano deve risarcire ben 528 milioni di euro a TIM (compresi interessi, rivalutazione monetaria e spese di lite).
Ma come mai una cifra così alta? Ciò è da attribuire alla natura stessa del contenzioso, che dura da più di 15 anni e riguarda la restituzione del canone concessorio relativo all’anno 1998. La somma così pretesa è pari al canone originario, avente una cifra molto vicina 500 milioni di euro con annessa rivalutazione e interessi maturati nel corso del tempo, che portano la cifra totale a ben 1 miliardo di euro.
Lo Stato Italiano non essendo favorevole a questa scelta, ha deciso di rivolgersi alla Cassazione per fare ricorso, chiedendo pertanto l’annullamento degli effetti esecutivi di questa scelta da parte della Corte d’Appello di Roma.
Nei mesi precedenti c’è stato un altro contenzioso, che ha riguardato Vodafone e l’AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato). Esso ha riguardato l’accusa nei confronti dell’operatore telefonico che avrebbe volutamente fornito poche informazioni riguardanti diverse offerte di tipo “winback” – rivolte agli ex-clienti – nel periodo compreso tra il 2018 e il 2019.
Infatti secondo l’AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) all’epoca dei fatti Vodafone si era limitata a indicare solamente le condizioni del piano tariffario per quanto concerne il prezzo e traffico incluso, senza includere nelle comunicazioni pubblicitarie e informative – avvenute tramite messaggio – gli ulteriori costi e anche i vincoli derivati dall’uso di siffatte promozioni e offerte. La stessa AGCM disse quanto segue:
“[La condotta adottata da parte di Vodafone con questa campagna informativa n.d.r] era idonea a indurre in errore il consumatore medio in ordine al contenuto della proposta ed a fargli assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso“
Pertanto Vodafone perse la causa e venne obbligata a pagare 6 milioni di euro, per quanto abbia tentato di fare ricorso a questa decisione.
This post was published on 7 Aprile 2024 7:30
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