Il “Piracy Shield” nasconde un’amara verità | Enorme bufera contro il sistema anti-pezzotto

Negli ultimi tempi si è parlato tanto di “Piracy Shield”, ma questo sistema è stato ampiamente criticato dagli esperti informatici.

Negli ultimi anni si è parlato tanto di pirateria e di quello che in gergo viene ormai chiamato da tutti “pezzotto”, ovvero quel dispositivo che permette agli utenti di accedere ai contenuti a pagamento mediante sotterfugi illeciti e piratati. Questo sistema si è sviluppato sempre di più negli ultimi tempi fino a raggiungere l’Italia intera spingendo le istituzioni e le autorità competenti a cercare di prendere provvedimenti sempre più seri.

Il sistema della pirateria nell’ambito dello streaming si è sviluppato sempre di più dopo l’avvento di DAZN, ovvero della piattaforma che detiene i diritti per la trasmissione delle partite di calcio del campionato di Serie A. Questo ha dato il via a un vero e proprio circolo vizioso dove sempre più utenti ricorrevano alla pirateria per via dell’aumento dei prezzi dell’abbonamento e dove la piattaforma stessa aumentava i costi proprio in virtù della crescente pirateria.

dazn

Sin dalle prime segnalazioni le associazioni interessate, come ad esempio la Polizia Postale o l’AGCOM, hanno provato a prendere provvedimenti, ma fino a questo punto non è stata ancora trovata una soluzione definitiva al problema che ormai è troppo diffuso in tutta la Nazione. L’ultima di queste soluzioni è stata il Piracy Shield, il quale però non ha portato gli effetti sperati e inoltre è stato anche aspramente criticato da molti esperti informatici.

Piracy Shield, si genera la bufera: non solo inefficace, ma anche pericoloso

Come già accennato in precedenza le contromosse delle istituzioni e delle autorità competenti sono state diverse: più volte è stato dichiarato che le responsabilità per l’utilizzo di sistemi di pirateria non vengono attribuite solamente ai fornitori di queste strumentazioni, ovvero coloro che ricevono denaro per attivare le liste illegali attraverso l’IPTV piratata, ma anche nei confronti di chi ne fa utilizzo rischiando anche multe piuttosto salate e, in alcuni casi, anche procedimenti penali.

Successivamente è stato implementato il sistema “Piracy Shield” o scudo anti-pirateria che è stato presentato come una delle mosse più efficaci per combattere la pirateria. Questo sistema ha attraversato una lunga fase di testing ed è stato provato nel corso della partita tra Inter e Juventus dello scorso 4 febbraio, valida per la 23esima giornata del campionato di calcio di Serie A, ma a quanto pare i risultati non sono stati quelli sperati.

piracy shield

Il compito del Piracy Shield è quello di individuare, rintracciare ed eventualmente bloccare gli indirizzi IP degli utenti che fanno utilizzo di sistemi di pirateria per accedere ai contenuti a pagamento in maniera illecita. A quanto dichiarato il primo test non è stato tutto rose e fiori e, inoltre, il sistema dello scudo anti-pirateria è stato aspramente criticato da esperti informatici accusandolo di essere un elemento di censura sotto mentite spoglie.

Il Piracy Shield sotto accusa: favorisce la censura sul web

Negli ultimi giorni sul web sono apparsi, infatti, vari comunicati e post su diverse piattaforme nel quale venivano enunciate le presunte controversie nei confronti di questo sistema anti-pirateria: secondo diversi esperti informatici e hacker del settore questo sistema non solo sarebbe del tutto inefficace contro la pirateria, ma allo stesso tempo sarebbe pericoloso nei confronti anche di chi non sta facendo nulla di illecito.

Questo perché, secondo quanto riferito all’interno dei suddetti comunicati e post, la piattaforma dello scudo anti-pirateria starebbe attuando un blocco indiscriminato di pagine web e indirizzi IP andando così a ledere quella che è la libertà di espressione degli utenti su internet, rappresentando dunque uno strumento di censura a tutti gli effetti mascherato da arma contro la pirateria.

pirateria

La pirateria esiste da quando esiste l’internet ed è sicuramente difficile combatterla; non è ancora certo se l’accusa partita all’interno di questi comunicati abbia un fondamento di verità, ma nel caso si rivelasse vera spingerebbe le autorità competenti a eliminare il Piracy Shield o quantomeno a modificarlo per effettuare una maggiore distinzione tra portali che effettuano realmente pirateria e quelli che invece sono del tutto leciti.