Si moltiplicano i casi di molestie nei confronti dei minori sulle app di dating. Come difendersi?
In un mondo sempre più interconnesso e digitale, anche i rapporti umani avvengono sempre più in forma telematica. Tra questi non fanno eccezione comportamenti quali flirt, corteggiamento e romanticismo, filtrati dall’intercapedine dei social network o delle dating app, che oggi costituiscono una delle categorie di applicazioni di maggior successo economico in assoluto (dopo i videogiochi, ovviamente). Le persone sia abituano sempre meno ad interagire faccia a faccia, e i rapporti umani si preferisce instaurarli prima tramite uno scambio di amicizia virtuale, da tradursi secondariamente in una reale, o magari no. Indubbiamente tramite il web è possibile entrare in contatto con persone da tutto il mondo, che non avremmo mai avuto occasione di conoscere altrimenti. Ma c’è anche il rischio opposto, ovvero quello di attirare attenzioni indesiderate o peggio di esser vittima di raggiri, come adescamenti non voluti o che nascondo secondi fini criminali o molesti.
Il fenomeno è molto preoccupante anche perché sempre più spesso ne vengono coinvolti giovani e giovanissimi, in alcuni casi minorenni, che hanno troppa facilità ad iscriversi ad applicazioni di ogni tipo, dating app comprese, senza barriere di ingresso, a causa di misure di sicurezza troppo morbide imbastite dalle società stesse oppure a causa di una scarsa o nulla supervisione da parte dei genitori che non hanno le conoscenze, il tempo o l’attenzione necessaria da dedicare ai propri figli. Per un adolescente, maschio o femmina che sia, la ricerca di attenzione e il bisogno di approvazione è una leva importante dal punto di vista della formazione del carattere e ddel’autostima, ma la capacità di giudizio è spesso tutt’altro che completamente formata. Ecco perché proprio i più giovani sono soggetti da attenzionare in modo particolare, in quanto più suscettibili di cadere preda di inganni e raggiri sul web.
Sempre più casi di minorenni molestati e adescati tramite dating app affollano le pagine dei giornali di tutto il mondo, ma è possibile mettere in campo misure efficaci per prevenire quest fenomeni?
Un caso recente arriva dagli Stati Uniti, dove una ragazzina di 12 anni è stata ritrovata, per fortuna incolume, dopo essere stata adescata da un maggiorenne tramite la dating app Tagged (la notizia è stata riportata dal canale Fox26 Houston). Quest’ultima è solo una delle numerose decine di applicazioni simili che affollato gli app store di qualsiasi dispositivo mobile, e che consente a chiunque la scarichi, spesso del tutto gratuitamente, di crearsi un account e navigare tra la lista degli utenti alla ricerca del “partner perfetto”. Certo, la pericolosità di un’app dipende in gran parte dall’utilizzo che ne fa il singolo utente: le storie di coppie che si sono conosciute su una app di dating e sono poi convolate serenamente a nozze abbondano in ogni angolo del globo, e molti di noi probabilmente ne conosco casi diretti. Ma è anche vero che i rischi sono sempre dietro l’angolo, e che per ogni storia a lieto fine ce n’è almeno una (ma spesso sono di più) conclusasi in modo spiacevole, e spesso le vittime di queste disavventure sono donne e/o minorenni ingenui, attirati con complimenti e false promesse nella rete di malintenzionati.
Il problema di molte dating app, da Tinder e Bumble, da Hinge a Lovoo, ma l’elenco potrebbe davvero continuare a lungo, è che le barriere di ingresso sono spesso bassissime o addirittura inesistenti. Per la maggior parte di esse non c’è bisogno di esibire alcuna credenziale particolare per potersi iscrivere, dunque tali app abbondano spesso di account totalmente falsi, tanto che a volte si sospetta addirittura che siano creati dalle aziende stesse per dare l’illusione di una vastissima platea di utenti che involgi quindi l’iscrizione da parte di persone reali. Anche quando non c’è dolo da parte dello sviluppatore, c’è quantomeno un manifesto lassismo nel non adottare alcun accorgimento particolare per evitare la proliferazione di account fake. Vero, diverse app hanno delle funzioni interne di verifica degli account, che forniscono agli utenti un qualche segno di riconoscimento che li identifica come profili verificati (ad esempio tramite la fornitura di un documento di identità), ma queste procedure sono quasi sempre opzionali e mai obbligatorie. Dunque sta all’iniziativa del singolo utente darsi da fare per certificare la propria identità, e non è quasi mai la app a richiederlo, il che è semplicemente assurdo.
Essendo così facile – e nel 99% dei casi gratuito – creare un profilo sulle app di dating, questo spalanca le porte tanto ai minorenni quanti ai malintenzionati, due categorie di individui che non dovrebbero mai incontrarsi, tanto meno sui social network, ambito in cui nascondere la propria vera identità è facile quanto bere un bicchiere d’acqua. Da qui in poi l’adescamento è solo questione di tempo, e i criminali hanno gioco facile a farsi mandare messaggi o addirittura materiale fotografico e/o video compromettente, con cui poi magari ricattare il malcapitato. Nei casi più gravi possono essere organizzati incontri di persona con il rischio di sfociare in molestie fisiche perpetrate nei confronti di soggetti minorenni incapaci di difendersi. Il problema insomma è grave: come proteggere i minori da questi rischi?
Se siete genitori, la prima accortezza da adottare è ribadire ai vostri figli di prestare attenzione sul web e non iscriversi ad applicazioni che li invitino a fornire i propri dati personali o peggio ancora le proprie foto e/o video. Certo bisogna dare fiducia ai ragazzi e non pretendere di avere accesso al loro smartphone (anche perché tecnicamente è illegale), ma instaurare con loro un rapporto franco e spiegare chiaramente quali siano i rischi che si corrono sulla rete, che purtroppo può essere un ambiente pericoloso per loro. In particolare, i minorenni dovrebbero tenersi alla larga dalle app specificamente pensate per il dating, onde evitare di attirare l’attenzione di criminali e/o maniaci che non si fanno scrupoli ad adescarli, anzi è esattamente ciò che cercano di fare.
In secondo luogo, andrebbero evitate dai minorenni tutte quelle app collegate a servizi di geolocalizzazione, poiché consentono di individuare la posizione esatta degli utenti in tempo reale o quasi. In questo senso anche un’app apparentemente innocua come Snapchat potrebbe fornire informazioni ai malintenzionati circa la posizione di ragazzini e ragazzine. In generale si potrebbe dibattere sull’opportunità di mettere smartphone e altri dispositivi così tecnologici nella mani di bambini e pre-adolescenti, ma nel caso sia necessario farlo assicuriamoci che a tali dispositivi non siano associate applicazioni di quest tipo. Una buona idea poi è non immettere alcun dato di pagamenti relativo a nostre carte di credito, per evitare che un minore, anche involontariamente, si iscriva o effettui pagamenti per servizi premium che potrebbero esporre le sue generalità ad altri soggetti. Una buona pratica in questo senso è abilitare sempre l’autenticazione a due fattori o altre misure di verifica relative ad eventuali pagamenti online, così da premunirsi contro acquisti accidentali.
Alcuni produttori di hardware e software come Google ed Apple forniscono l’opzione di creazione di account famigliari, atti proprio allo scopo di fornire ai genitori degli strumenti di “sorveglianza” circa l’operato che i figli compiono tramite i propri dispositivi. Ad esempio, possono istituire una procedura di approvazione che consenta loro di avere l’ultima parola circa il permesso di download e installazione di una particolare applicazione su un dispositivo in mano ai propri figli. In generale qualsiasi dispositivo, dalla smart tv alla console da gioco, disponga di un sistema di parental control dovrebbe essere configurato il prima possibile per assicurare filtri e misure di sicurezza che possano evitare di far entrare i minori in contatto con materiale e contenuti non adatti a loro.
Infine, tenete a mente che rapportarsi agli adolescenti e ai minori in generale, specie se si tratta dei nostri figli, richiede sensibilità e onestà. Dovremmo imparare a dialogare con franchezza con loro, senza trattarli da stupidi o sprovveduti, ascoltando le loro esigenze a facendo loro capire i pro e i contro di certi comportamenti. Spesso, al di là delle imposizioni e dei divieti, un dialogo franco può essere la miglior misura di sicurezza possibile.
This post was published on 12 Marzo 2024 7:30
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