È un periodo di grande cambiamento nell’industria tecnologica, anche per Google che ha cancellato una famosa applicazione.
Lo scorso venerdì il Play Store è diventato il teatro di un grande scontro tra Google e una serie di sviluppatori che avevano pubblicato app sul suo store. La decisione ha suscitato un grande clamore mediatico, non solo per gli sviluppatori ma anche per milioni di utenti. Si tratta, infatti, dell’ennesima disputa legale tra il colosso tech e altre aziende, che per una volta ha visto però un esito inaspettato per Google.
La controversia nasce dal fatto che le politiche di fatturazione del Play Store di Google hanno recentemente subito cambiamenti significativi. Queste modifiche, annunciate con l’intento di creare un mercato più equo per tutti gli sviluppatori, non sono però state accolte positivamente da tutti. Tra le fila degli sviluppatori indiani, in molti hanno deciso di sfidare le nuove direttive e si sono opposti alla decisione di Google.
I nomi che seguono possono sembrare poco conosciuti al pubblico occidentale, ma le app coinvolte non sono delle piccole realtà. Parliamo di piattaforme come Bharat Matrimony e Shaadi.com, pilastri nel settore dei servizi matrimoniali, oltre ad app di dating come Truly Madly e QuackQuack, e piattaforme di streaming come Stage e Kuku FM. La rimozione ha creato grande malcontento tra i milioni di utenti che si affidano a queste app quotidianamente.
Come già anticipato, la disputa ruota attorno alle nuove politiche di fatturazione di Google. L’azienda ora richiede agli sviluppatori di app di utilizzare nelle loro app esclusivamente il suo sistema di pagamento, attraverso cui preleva anche una commissione su ogni transazione. Google sostiene che questa politica è stata introdotta per mantenere un ecosistema equo e trasparente all’interno del Play Store.
Molti sviluppatori indiani, però, hanno visto in queste nuove regole una forma di monopolio che limita la loro libertà e le loro entrate. Google ha dichiarato che oltre 200.000 sviluppatori in tutto il mondo si sono subito adeguati, mentre dieci di loro, operativi in India, hanno scelto di sfidare queste regole e hanno quindi subito la rimozione delle loro app. La situazione ha però preso una svolta inaspettata.
La decisione di Google ha ricevuto critiche da molti utenti e, meno di 24 ore dopo, alcune delle app coinvolte sono state subito reintegrate nel Play Store. Non si è trattato di una resa da parte del gigante tech: le aziende riammesse hanno semplicemente accettato di conformarsi alla politica di fatturazione di Google.
This post was published on 11 Marzo 2024 21:00
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