Il modello di business dell’azienda continua a generare malcontento, ma non sembra reversibile.
Care vecchie cartucce compatibili! Fino a pochi anni fa era la normalità recarsi in un negozio di cartucce per stampanti ed avere a disposizione una vasta scelta di cartucce compatibili. Non si era cioè limitati alla sola scelta dell’inchiostro venduto dal produttore della propria stampante, ma si aveva la possibilità di optare per soluzioni di terze parti solitamente più economiche.
Da qualche anno HP ha lanciato il suo servizio su abbonamento Instant Ink, che ha degli indubbi vantaggi ma è anche sorteggiato da una rumorosa schiera di detrattori. In definitiva conviene o no all’utente finale?
A meno che non dobbiate stampare fiumi e fiumi di pagine tutti i giorni, probabilmente è più comodo possedere una stampante domestica piuttosto che recarsi in copisteria. Stampare da casa è comodo, veloce e soprattutto economico, o almeno così dovrebbe essere in teoria. Certo, su grandi volumi vince il negozio specializzato, ma un po’ la pigrizia un po’ il tempo tiranno un po’ l’oggettivo comfort spesso fanno propendere per la soluzione domestica. Tanto più che per molto tempo la stampante di casa è stata una compagna fedele e davvero a buon mercato. Oltre al dispositivo in sé, il cui prezzo varia in base alla quantità di funzioni incluse e all’ergonomia dell’apparecchio, la voce di spesa principale che concorre al computo complessivo del cost di stampa è l’inchiostro.
Ogni produttore, infatti, solitamente adotta un proprio formato di cartuccia, compatibile solamente con le stampanti di produzione propria. Sfortunatamente per gli utenti finali, infatti, non si è mai arrivati a degli accordi che definissero degli standard comuni di form factor delle cartucce, con la conseguenza che gli utilizzatori finali siano giocoforza obbligati a comprare le ricariche di inchiostro dallo stesso fornitore della stampante, che proprio su quelle genera i ricavi maggiori.
Poi arrivarono le cartucce compatibili, e chi ha vissuto gli anni Novanta e i primi anni Duemila le ricorderà bene: solitamente costavano una frazione delle cartucce ufficiali e garantivano una qualità di stampa pressoché identica. Alcuni negozi offrivano addirittura un servizio di refill delle cartucce esauste, abbassando ulteriormente il costo del servizio. Oggigiorno tuttavia tale servizio è pressoché sparito ovunque, e se trovare qualche negozio che ancora lo pratica siete estremamente fortunati.
La ragione per cui le cartucce compatibili sono andate sparendo risiede nel cambio del modello di business operato da HP, uno dei maggiori produttori mondiali di stampanti: introdotto per la prima volta nel 2013, il servizio in abbonamento Instant Ink ha rivoluzionato il settore della stampa domestica (ma volendo anche da ufficio) con una soluzione che sulla carta rappresenta per l’utente un risparmio di tempo e di soldi. A seconda del volume di stampa che si prevede di effettuare su base mensile, si può scegliere in tier di abbonamento che garantisce un certo numero di stampe, ed include l’invio di nuove cartucce all’esaurimento delle precedenti. Detto così sembra che HP regali le cartucce agli utenti, e in un certo senso è vero, poiché il loro costo è incluso nell’abbonamento. Ma il servizio non è tutto rose e fiori.
Come tutti i servizi in abbonamento, Instant Ink si rivolge a vari consumatori potenziali, con differenti esigenze e disponibilità a pagare. È evidente che sottoscrivere un servizio del genere può esser conveniente per chi abbia esigenze di stampa continuative e prolungate nel tempo, per lavoro, studio o altro. Per un utente occasionale, tuttavia, difficilmente sottoscrivere un servizio del genere può essere vantaggioso. Bisogna poi tenere presente che, come accennato sopra, ci sono dei limiti mensili al numero di pagine che si possono stampare, e per ogni pagina eccedente il proprio piano si paga un extra. Vediamo il prospetto dei piani attualmente disponibili sul sito ufficiale del programma:
Se si superano i limiti indicati, si paga €1 per ogni set di 10 pagine aggiuntive. Solo il piano Business è diverso perché considera set di 15 pagine ed offre anche un set di cartucce di ricambio. Ci sono piani equivalenti anche per i toner, sebbene con prezzi leggermente differenti. Rimanendo sulle cartucce, insomma, possiamo vedere che ci siano piani adatti a varie tipologie di utenti e questo è senz’altro positivo. Inoltre non si può sottovalutare la comodità di ricevere le nuove cartucce a casa propria senza mai correre il rischio di rimanere a secco (la stampante infatti comunica direttamente i propri livelli di inchiostro alla casa madre, che provvede all’invio di nuove cartucce al domicilio dell’utente). Tuttavia bisogna essere molto costanti e regolari o avere grande capacità di previsione delle proprie esigenze di stampa per non trovarsi a spendere assai più di quanto si sarebbe disposti a fare normalmente.
Ad esempio se una persona sottoscrive il piano più economico e improvvisamente si trova a dover stampare una grande quantità di pagine (per i motivi più disparati, da una ricerca scolastica ad un regolamento condominiale) potrebbe trovarsi a fine mese un rincaro considerevole. Senza contare il fatto che, se un mese capita di non stampare nulla, si sono buttati via i soldi. Insomma Instant Ink può essere un servizio utile e comodo, ma va usato con criterio e cognizione di causa per non trasformarlo in un boomerang che vada a colpire i nostri sudati risparmi!
This post was published on 14 Febbraio 2024 7:30
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