Ecco i reparti colpiti. L’anno inizia proprio benissimo…
Non c’è pace per le industrie hi-tech. Oltre al settore videoludico, funestato lo scorso anni da migliaia di licenziamenti che proseguono anche nel 2024, le compagnie tecnologiche non sono da meno, come dimostra la recente mossa di Google che sta facendo passare un pessimo gennaio a molte centinaia di persone lasciate senza lavoro. Scopriamo cosa sta accadendo.
Le cause ormai sono note e stranote: l’euforia da lockdown ha portato le compagnie hi-tech ad ubriacarsi di pubblico, cresciuto esponenzialmente a causa delle restrizione cui molti paesi sono incorsi nel 2020 e che hanno costretto un sacco di gente in tutto il mondo entro le mura domestiche, aumentando in modo esponenziale il consumo di intrattenimento digitale e in generale l’utilizzo di Internet e della tecnologia di consumo. Questo ha portato ad un aumento della produzione e dell’assunzione di personale nel settore per tutto il biennio successivo, senza tener conto dell’inevitabile effetto elastico che avrebbe interessato l’intero settore non appena si fosse cominciato a tornare ad un regime di normalità. Condizione che si è puntualmente verificata, seppur con gradi di tempismo differenti da paese a paese. La conseguente contrazione della domanda, unita a contingenze internazionali imprevedibili come lo scoppio della guerra in Europa e in generale l’amento di situazioni di conflitto nelle regioni mediorientali ed asiatiche hanno bruscamente invertito le tendenze di mercato, mettendo rapidamente in crisi i modelli espansionistici adottati dal 99% delle compagnie fino a quel momento.
Domanda ridotta, calo repentino degli investimenti nel settore e sfiducia dei mercati: tanto è bastato per innescare un brusco dietrofront di cui si sono visti i risultati nel 2023, con licenziamenti a valanga e riorganizzazioni aziendali a destra e a manca (emblematica, nell’ambito videoludico, quella intrapresa da Embracer Group che ha portato alla chiusura di numerosi studi di sviluppo, alcuni dei quali appena acquisiti). Tutti, da Microsoft alla stessa Google, hanno operato tagli draconiani nei loro reparti meno profittevoli, lasciando a casa tantissima gente senza troppi complimenti. IL 2024 non sembra tanto migliore da questo punto di vista. Proprio questa settimana il CEO di Twitch ha ammesso pubblicamente che l’azienda è bel lontana dall’essere profittevole, e di conseguenza è stata costretta ad una razionalizzazione dei costi che si è tradotta, tra l’altro, nel licenziamento del 35% della forza lavoro della compagnia. Un’altra protagonista di queste politiche di tagli con l’accetta è proprio Google, che pochi giorni fa, come riportato da The Verge, ha annunciato il taglio di “diverse centinaia” di dipendenti in alcuni reparti specifici.
In particolare il settore preso di mira dalla compagnia di Mountian View è stato la sua divisione Hardware, responsabile delle linee di prodotti Pixel (ovvero gli smartphone), Nest (assistenti e accessori per la domotica) e Fitbit (i braccialetti intelligenti con sensori di dati biometrici per gli sportivi). Ma non sono gli unici: Google ha spiegato che anche i reparti di ingegneristica e quello dedicato a Google Assistant sono stati interessati da una riduzione di personale. Le motivazioni addotte per questi tagli sono estremamente generiche: la portavoce dell’azienda Courtenay Mencini ha spiegato che si tratta di misure atte ad efficientare i processi lavorativi interni e tagliare i costi, scenda scendere troppo nel dettaglio:
Una serie di nostri team ha intrapreso delle modifiche interne per diventare più efficienti e lavorare meglio (…) altri continueranno queste operazioni di cambiamento organizzativo, che includeranno alcune eliminazioni di forza lavoro a livello globale.
– Courtenay Mencini citata da Sean Hollister, Google confirms it just laid off around a thousand employees – 11 genaio 2024
Tradotto in parole povere: questo è solo l’inizio, l’azienda continuerà ad operare altri tagli in tutto il mondo nel corso dell’anno.
Come dicevamo, Google è in buona compagnia. Oltre alla già citata “strage” di dipendenti occorsa all’interno di Twitch, l’altro grande imputato di questi primi mesi del 2024 è Unity, che ha licenziato in blocco il 25% della propria forza lavoro, pari a 1800 persone, che verranno lasciate a casa a scaglioni nel corso dei primi tre mesi dell’anno. La ristrutturazione, a detta dell’azienda, è necessaria per l’efficientamento delle risorse della stessa e il ri-orientamento del proprio core business. Insomma proprio come Google anche Unity sta attraversando una fase di profonda trasformazione, ad opera del CEO ad interim James M. Whitehurst. Non da meno è stata Discord, che ha operato tagli pari al 17% della propria forza lavoro, pari a circa 170 persone. Per quanto riguarda il settore gaming, Embracer ha licenziato un numero imprecisato di sviluppatori di Slipgate Ironworks (quelli di Graven), mentre la compagnia israeliana Playtika specializzata nel settore mobile ha lasciato a casa 400 persone.
La cosa non chiara è in che cosa queste aziende si stanno trasformando: qual è l’obiettivo finale? Possibile che continueranno ad operare come prima, pur con quote così significative di dipendenti lasciate a casa? I casi son due: o le big companies erano piene di gente che stava a scaldare la sedia – cosa di cui dubito – oppure le grandi aziende stanno rivedendo profondamente i propri obiettivi strategici, preferendo forse puntare su ambiti specifici di mercato piuttosto che ambire ad operare a 360 gradi nel campo dell’hi-tech. Purtroppo queste domande troveranno risposta solo a medio-lungo termine, quando le scelte organizzative e produttive delle compagnie diverranno chiare.
Quello che preoccupa non è tanto la mole delle ristrutturazioni in corso – le cui cause sono bene o male chiare e le ho esposte in cima all’articolo – ma il silenzio radio dietro cui si trincerano le aziende stesse. Nessuno di questi CEO ha spiegato pubblicamente cosa intendano fare per correggere la situazione: possibile che la sola riduzione di personale sia la risposta? La sensazione, a mio mio avviso davvero preoccupante, è che gli stessi board di queste major tecnologiche non sappiano bene che pesci pigliare e come ri..orientare in modo efficace i propri core business. Speriamo sia solo una sensazione e che ci smentiscano da qui a qualche anno, ma il loro ostinato silenzio non è affatto rassicurante.
This post was published on 15 Gennaio 2024 14:00
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