In corso di stesura il nuovo decreto che dovrà essere approvato dalla commissione il 7 dicembre. Ecco cosa sappiamo.
Ve lo siete goduto il superbonus facciata? Bene, perché le incognite sul futuro dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare europeo sono numerose, e si attende con un fremito l’arrivo della nuova direttiva europea sull’argomento. Parlamento, Consiglio e Commissione europea stanno lavorando assieme nella speranza di riuscire a pervenire ad una bozza condivisa del testo in tempi brevi, ed in particolare è già stata fissata la data del 7 dicembre come ultimo incontro utile per arrivare alla stesura definitiva.
Ma cosa possiamo aspettarci da questo nuovo testo? Quali sono gli obiettivi che l’Unione vuole porsi da qui al 2030 riguardo le case green? Quali misure ed incentivi saranno messi in campo, quali importi saranno stanziati, e cosa comporterà tutto questo per le famiglie? Al momento, come detto, non ci sono risposte certe, ma qualche notizia sui contenuti della bozza è trapelato, dunque riassumiamo ciò che si è saputo finora.
Il Green Deal europeo è un patto siglato nel 2020 dai ventisette stati membri dell’Unione, che si prefigge l’ambiziosissimo (e per alcuni irrealistico) obiettivo di raggiungere la neutralità climatica europea entro il 2050. Per “neutralità climatica” si intende un perfetto stato di equilibrio tra la produzione di anidride carbonica e altri gas nocivi derivanti da attività antropiche, e la rimozione degli stessi dall’atmosfera per opera di iniziative iniziative dalla collettività umana. La soglia da raggiungere è insomma una differenza zero tra la quantità di gas emessi nell’atmosfera e quelli estratti dalla stessa.
Ovviamente un piano così ambizioso si articola in centinaia di interventi di versi, ognuno riguardante i più svariati aspetti dell’inquinamento prodotto da attività umane, dai mezzi di trasporto alla produzione industriale, dall’investimento in energie rinnovabili alla ricerca sul nucleare di quarta generazione, dalla tutela della biodiversità all’efficientamento energetico. proprio da questo punto di vista, l’edilizia risulta uno dei settori in cui si può e si deve fare tanto, poiché il patrimonio immobiliare europeo è anche molto antico, per non dire vetusto. Molta edilizia residenziale necessita di ristrutturazioni che rendano gli edifici più ecosostenibili e meno energivori, e negli ultimi decenni si sono fatti passi da gigante per quanto riguarda le tecniche di costruzione e ristrutturazione green. Ciononostante le sfide sono ancora molte, e rinnovare l’intero patrimonio immobiliare europeo è un’impresa che richiede sforzi non indifferenti.
Tantopiù che gli obiettivi dichiarati, almeno inizialmente, dalla bozza di direttiva europea sembravano davvero di difficile attuazione: l’articolo 9 della sezione Epbd (Energy performance of buildings directive) della direttiva, così come apparsa in forma di bozza redatta dal parlamento Europeo, impone di raggiungere la classe di efficienza energetica E per l’intero patrimonio immobiliare dei paesi europei entro il 2030, e la casse D entro il 2033. calcolare la classe energetica di un edifico non è semplice e vanno presi in considerazioni numerosi fattori, a partire dai materiali di costruzione, passando poi per il suo orientamento e quindi la sua esposizione, l’analisi degli impianti di riscaldamento e dei sistemi di coibentazione, e altri ancora. Si tratta di valutazioni complesse che vengono eseguite da operatori certificati. L’attuale classificazione prevede 10 scaglioni, dalla G (la peggiore in assoluto) alla A4, così suddivisi in base all’indice di prestazione energetica globale (Epgl).
Si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso, anche perché gli stati europei si trovano in situazioni estremamente diseguali tra loro, e se per alcuni paesi questo può apparire un obiettivo realistico, per altri sarebbe estremamente complesso da raggiungere. Ecco perché tale norma è attualmente oggetto di discussione si sta optando per misure meno drastiche.
Voci di corridoio darebbero in discussione l’attuale obiettivo di raggiungere determinate classi energetiche per gli edifici residenziali per tutti entro il 2030, in favore di un approccio più sensato che consideri caso per caso le specificità di ogni paese membro: ad ognuno dovrebbe essere concesso l’onore ed onere di agire in autonomia per valutare l’obiettivo realisticamente più sensato da raggiungere da qui a 10 anni, e stilare la roadmap necessaria per farlo. Al di là delle tappe intermedie, che ognuno dovrebbe poter definire in base a criteri ancora da stabilire, l’obiettivo finale dovrà essere uguale per tutti: puntare alle emissioni zero entro il 2050. La strategia è quella di definire il consumo energetico a metro quadro di ogni edificio, per poter così calcolare quanti e quali debbano essere interessati da interventi di efficientamento energetico, oltre che assicurarsi la miglior efficienza possibile per quelli nuovi.
D’altronde la direttiva sembra avere a cuore in primo luogo il rinnovo degli edifici più vecchi: come riportato da Sky TG24, secondo la bozza del testo ogni paese dovrà puntare a far sì che “almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori”; tali edifici sono quelli che rientrano nel 43% di immobili con le performance più basse nel patrimonio nazionale. Ovviamente questo presuppone di aver censito tutta l’edilizia residenziale di un paese, per poi individuare gli ambiti di intervento. In Italia questo lavoro è stato fatto, e al momento risultano 12 milioni di edifici ad uso residenziale, di cui saranno interessati dai lavori circa 5 milioni. Come detto, è caduta la scadenza fissata al 2030, ma c’è da aspettarsi che una qualche tappa temporale sarà comunque fissata nel documento definitivo. Non resta quindi che aspettare il fatidico 7 dicembre per sapere quale sarà l’orizzonte entro cui dovremo mettere in campo le misure necessarie a rispettare la nostra parte dell’accordo verde.
This post was published on 22 Novembre 2023 5:30
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