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Fuorigioco

Lavorare troppo distrugge i dipendenti | Bisognerebbe dirlo di più ai Boomer fissati con le performance

Volenti o nolenti, raggiunta una certa età è obbligatorio cercarsi un lavoro: senza di esso, difficilmente si può ambire all’indipendenza economica e sperare di avere una vita dove non si dipenda dai genitori. Tuttavia, almeno per quanto concerne l’Italia che da sempre ha accumulato record negativi in quest’ambito, ricercare un lavoro nel nostro paese è diventata sempre di più un’impresa e nel caso in cui ci si riesca, non sempre questo permette di campare o di lavorare in contesti che si possano definire sani: pertanto in certi casi il lavoro può danneggiare seriamente la nostra salute, in particolare in certe situazioni.

I giovani non hanno voglia di lavorare

Questa è una delle frasi che più di tutte si sente dire recentemente, in particolare per quanto concerne le giovani generazioni, ma non solo: siete tutti sfaticati, non avete voglia di fare nulla, dovete fare la gavetta e poi possiamo pagarvi, tutte frasi figlie di un periodo oramai morto e sepolto. Non è un caso se molti giovani abbandonano fin da subito il lavoro o non lo cercano nemmeno: che senso ha lavorare otto ore al giorno – casomai anche di sabato e di domenica – per essere pagati una miseria? Addirittura in nero? La scelta più logica è quella di abbandonarlo (anche se concretamente non tutti possono farlo).

A causa di ciò, non è poi così tanto strano che in Italia vi siano un gran numero di NEET (Not in employment in education and training): ovvero quei giovani che non sono occupati, né inseriti all’interno di un percorso di formazione o di istruzione superiore. Solo in Italia si stima che la percentuale di individui tra le fasce più giovani che fanno parte di questo gruppo siano almeno il 19%, con individui compresi tra un’età che va dai quindici fino ai ventinove anni (circa 1,6 milioni di persone). Di questo argomento ne abbiamo parlato ampiamente nei mesi scorsi e al seguente link diretto potete trovare il nostro articolo sull’argomento.

Quando il lavoro porta a effetti gravi sulla propria salute

Nel momento in cui una persona ottiene un lavoro, può andare incontro a due strade: trovare un ambiente normale e stimolante che gli o le permette di dare il meglio di sé (magari guadagnando bene) oppure può entrare a far parte di un contesto tossico, dove viene maltrattata con effetti che definire negativi è riduttivo. Nel secondo caso è d’obbligo stare attenti alla propria salute siccome a lungo andare si può incorrere in problematiche serie a livello fisico e psicologico.

Allo stesso tempo ciò può essere pesantemente influenzato da altre tipologie di elementi, tra cui abbiamo:

  • Carico eccessivo di lavoro o di compiti da svolgere: nel caso in cui i propri superiori vi diano un carico troppo eccessivo di cose da fare, a lungo andare potrete non essere in grado di stare dietro a tutta questa mole di lavoro. Tutto ciò può portare a un’eccessiva stanchezza, problemi nel gestire il sonno, aumento progressivo dello stress e la costante paura di commettere errori (cosa che porta alla comparsa di tutta una serie di pensieri negativi che possono abbattere la nostra psiche).
  • Rapporto tossico con i propri superiori o colleghi di lavoro: al fine di svolgere il proprio lavoro in maniera adeguata, è necessario che vi sia la tranquillità necessaria per dare il meglio di sé. Tuttavia rapporti non proprio idilliaci con superiori o colleghi di lavoro possono portarci a lavorare male o in casi peggiori a sviluppare patologie a livello mentale (come gravi forme di ansia e stress). Il tutto, in un modo o nell’altro, può riversarsi sulla nostra vita privata.
  • Paura di perdere il lavoro o di non riuscire a trovarlo: la ricerca di un lavoro in Italia può diventare in alcuni casi un vero e proprio inferno. Appunto per questo la paura di non riuscire a trovarlo e di rimanere disoccupati per sempre può avere effetti molto negativi sulla nostra psiche.
  • Il precariato: infine ultimo elemento che può arrecare gravi danni alla nostra salute è quello di avere un lavoro precario. A vivere in questa condizione sono in molti, come per esempio gli insegnanti che dopo anni di studi, esami, lauree e così via si ritrovano a dover fare i salti mortali per poter portare a casa la pagnotta.

This post was published on 22 Novembre 2023 8:00

Matteo Perini

Mi sono avvicinato al mondo dei videogiochi nel 2003, quando mi venne regalato il GameBoy Color assieme a Pokémon Cristallo e al gioco di Alien. Nel corso degli anni mi sono appassionato a moltissime saghe, in primis Pokémon seguito da Gears of War, COD, Halo, Metal Gear Solid, The Elder Scrolls, Fallout e Dark Souls. Parallelamente alla mia ossessione per i videogiochi, ho coltivato anche quella per la lettura di libri e di manga, avvicinandomi progressivamente alla scrittura: iniziai così a scrivere prima per Pokémon Millennium - aprendo allo stesso tempo dei blog personali chiamati "Historia Italiae" e "Genshin Odyssey" - per poi approdare su Player.it. Spinto da questa mia passione per la scrittura e la letteratura - oltre ovviamente alla storia - decido così di iscrivermi alla facoltà di lettere moderne dell'Università degli Studi di Verona, percorso che sta quasi per giungere alla sua conclusione.

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