Fortunatamente la pandemia di COVID-19 si è conclusa, per quanto il virus che l’abbia causata sia ancora presente (anche se abbiamo imparato a conviverci). A contrastare pesantemente la sua diffusione sono stati molto importanti i vaccini, che hanno permesso in particolare di limitare gli effetti più gravi della malattia (parallelamente, utile è stato anche l’uso di mascherine e del distanziamento sociale). Tuttavia non tutte le persone hanno accolto con benevolenza i vaccini, con alcune che si sono schierate pesantemente contro di essi: stiamo parlando dei no-vax, che in questi giorni hanno fatto parlare nuovamente di loro.
Durante il periodo del lockdown si è assistito sempre di più alla diffusione di malelingue e falsità relative ai vaccini contro il COVID-19 e al virus stesso. La “boiata” – passatemi il termine veneto – più diffusa ha riguardato il fatto che questi potessero causare la morte delle persone e in particolare portare all’insorgenza di problemi a livello cardiaco.
Successivamente, seguendo tutte le idee malsane delle teoria Qanon, molti no-vax hanno detto che i vaccini sono fatti con feti di bambini od organi prelevati sempre da infanti. Per non parlare poi della ritrita idea che queste contromisure avrebbero portato all’insorgenza di autismo nei bambini, nonostante sia comprovato da decenni che tale condizione umana non è influenzata dai vaccini. Non parliamo poi anche delle innumerevoli aggressioni di queste persone al personale medico e sanitario oppure di quelli che hanno affermato che le morti negli ospedali erano tutti false perché non si potevano vedere i cadaveri (un discorso simile venne fatto anche per quella foto terribile di Bergamo con i camion militari che trasportavano al suo interno le bare).
Una gran bella montagna di immondizia è stata diffusa da queste persone, con molte di esse che l’hanno comunque fatta franca perché non si sono vaccinate contro il suddetto virus. Comunque sia, come si suol dire “le abitudini sono dure a morire” e non a caso i no-vax hanno colpito ancora, ma adesso la questione riguarda vaccini e animali.
Sull’argomento è stata condotta una ricerca da parte di Science Direct – testata accademica statunitense in ambito veterinario – con l’aiuto della compagnia YouGov. Questo studio è stato effettuato somministrando delle domande tramite un sondaggio online, dove veniva chiesto ai partecipanti cosa ne pensassero dei vaccini canini, in particolare per quanto concerne quello contro la rabbia.
I ricercatori hanno così scoperto che circa il 53% degli intervistati ha espresso una certa esitazione nei confronti del vaccino: in particolare il 37% ritiene che questi vaccini non siano sicuri, il 30% li ritiene non necessari e il 22% li ritiene inefficaci. Generalmente coloro che avevano espresso queste idee avevano maggiori probabilità di non aver vaccinato i propri cani contro la rabbia, nonostante sia un requisito fondamentale e obbligatorio per la loro proprietà in molti stati degli USA.
Insomma, una situazione parecchio agghiacciante considerando che la rabbia è una malattia con gravi effetti a livello neurologico e che porta nella stragrande maggioranza dei casi alla morte. È stato proprio grazie ai vaccini se è stato possibile debellare negli USA questa tipologia di malattia, la cui presenza è diminuita sempre di più nel corso degli anni. Si spera che questa piaga sociale diminuirà nel corso del tempo, per quanto le speranze siano molto basse visto che il numero di individui che si avvicinano a queste idee distorte sono sempre di più. Per portare a dei cambiamenti netti bisogna intervenire a livello culturale e trasmettere una maggiore fiducia nei confronti della scienza e della medicina.
This post was published on 15 Ottobre 2023 13:00
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