Negli ultimi tempi si è parlato spesso di “Long Covid”, ma per adesso le informazioni sono ancora abbastanza fumose.
La pandemia da Covid-19 è sicuramente ricordata come uno dei momenti più brutti della storia mondiale, un’infezione virale che ha messo in ginocchio tutti gli Stati del mondo e che purtroppo ancora oggi non sembra essere ancora sparita del tutto.
Nonostante da ormai diverso tempo sia stata dichiarata la fine dello stato di emergenza, ci sono ancora diversi casi in giro per il mondo e anche in Italia.
Dopo la prima ondata di SARS-CoV-2, che si è verificata alla fine del 2019, si è parlato molto delle eventuali varianti dello stesso ceppo di virus e che si sono manifestate nei pazienti con sintomi diversi dalla prima ondata di Covid-19 oppure gli stessi sintomi, ma leggermente più forti.
Una di queste varianti è per esempio la Omicron che ha spaventato e non poco l’organizzazione mondiale per la sanità.
Grazie ai vaccini la situazione per quanto riguarda la pandemia si è fortunatamente e drasticamente ridotta, ma da qualche tempo si sta parlando di una nuova sindrome che è stata definita volgarmente “Long Covid“.
Si tratta in realtà di una condizione sulla quale non si hanno ancora informazioni a sufficienza e proprio per questo motivo non si hanno certezze sui sintomi e le eventuali correlazioni con il Covid-19.
Il Long Covid è stato definito in questo modo perché va a identificare quei pazienti che hanno riscontrato sintomi da Covid-19 anche settimane dopo essere stati infetti.
In tantissimi casi si tratta di sintomi che sono rimasti per lungo tempo, anche un mese dopo l’infezione, mentre in altri casi si parla di sintomi da Covid-19 che si sono manifestati dopo la guarigione anche dopo diverse settimane.
Si tratta comunque di una condizione clinica sulla quale medici e ricercatori non hanno ancora informazioni a sufficienza e attualmente non è nemmeno chiaro se il Long Covid è collegato davvero al Covid-19 oppure no.
Anche gli stessi sintomi non sono mai gli stessi e possono variare da persona a persona: per esempio può manifestarsi stanchezza, debolezza, dolori muscolari e articolari e/o mancanza di appetito.
Nonostante se ne parli da un bel po’ di tempo chiaramente i ricercatori e i medici vogliono ancora vederci un po’ più chiaro prima di definirla una vera e propria malattia, ma a quanto pare negli ultimi giorni ci sono state degli importanti passi in avanti.
I ricercatori che stanno lavorando al Long Covid hanno fatto delle importanti scoperte che potrebbero finalmente darci delle informazioni in più su questa particolare condizione clinica.
Per vederci più chiaro in tutta questa situazione gli scienziati hanno fatto dei test interpellando 270 persone suddivise in tre gruppi differenti: un primo gruppo che ha presentato dei sintomi da Covid-19 dopo diverso tempo dall’infezione (dunque Long Covid), il secondo gruppo che è guarito completamente dopo aver contratto il virus e un terzo gruppo che invece non è mai stato soggetto a infezione da Covid-19.
Sono state effettuate delle analisi sanguigne a diversi pazienti appartenenti a questi tre gruppi differenti ed è proprio in questo momento che gli scienziati hanno fatto la grande scoperta.
Dalle analisi si è infatti evinto che sono presenti delle differenze sostanziali tra i pazienti che sono affetti da Long Covid e chi invece non presenta sintomi di lunga durata.
Per la prima volta, dunque, si è appurata una differenza sostanziale e marcata tra coloro che presentano Long Covid e coloro che invece non ne sono affetti.
Per completare le ricerche c’è bisogno però di analisi approfondite e più accurate, ma per adesso si tratta comunque di un grande traguardo per la comunità scientifica e medica, come afferma anche David Putrino, specialista in riabilitazione e ricercatore del Mount Sinai Health System, il quale ha impiegato le sue risorse nella ricerca al Long Covid.
This post was published on 28 Settembre 2023 5:30
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