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Fuorigioco

Anche gli egizi si drogavano: così “incontravano” i loro dei

Anche gli antiche Egizi facevano uso della droga per avere particolari “viaggi” e riuscire ad incontrare le loro divinità

La droga non è un male del mondo moderno. Testimonianze storiche dimostrano che gli uomini hanno fatto uso di sostanze allucinogene sin dalla notte dei tempi. I berserker vichinghi erano soliti assumere funghi allucinogeni prima di lanciarsi in battaglie mortali, il kalumè dalla pace dei nativi americani non era certo solo tabacco e gli antichi romani sicuramente conoscevano benissimo gli effetti dell’oppio.

L’effetto degli stupefacenti ha attirato gli umani da sempre e, in molti casi, gli strani “viaggi” compiuti sotto effetto delle sostanze sono apparsi come qualcosa di divino e sicuramente sovrumano.

Non solo piramidi e stelle

La cultura degli antichi egizi è sempre stata un mistero per storici, teologi ed archeologi di tutto il mondo. Tanti i misteri legati a quei millenni di regno. Come sono state costruite le Piramidi? Avevano incontrato davvero gli alieni? Perché le loro divinità avevano teste di animali? Ebbene, la risposta ad alcune di queste domande irrisolte potrebbe essere la droga.

Un antico vaso egizio a forma di divinità Bes presenta tracce di composti chimici vegetali noti per produrre allucinazioni, secondo un recente studio pubblicato su Research Square. Gli autori suggeriscono che i membri del culto di Bes potrebbero aver consumato uno speciale cocktail contenente i composti per indurre stati alterati di coscienza.

Una moda molto diffusa

Molti vasi di ceramica o recipienti simili che rappresentano Bes sono stati ritrovati e ora popolano musei e collezioni private in tutto il mondo. La maggior parte delle ipotesi su cosa potessero contenere questi vasi e sugli scopi per cui venivano utilizzati si basano su fonti mitologiche. Gli studiosi hanno suggerito che contenessero acqua sacra, latte, vino, birra, kohl, profumo o pozioni medicinali, ma pochi sono stati analizzati per rilevare tracce di composti organici. Uno studio del 2004 ha cercato residui di proteine animali in 23 vasi Bes, ma l’analisi del DNA ha dato solo quattro risultati positivi a causa della degradazione delle proteine e di altre difficoltà.

Il vaso Bes del Tampa Museum of Art ha quindi offerto l’opportunità di studiare come un vaso di questo tipo possa essere stato utilizzato nei rituali Bes, secondo gli autori. Il museo ha acquisito il vaso nel 1984 da una collezione privata; era stato acquistato da una galleria del Cairo nel 1960. Dopo aver raccolto i residui del campione dal vaso, Tanasi et al. hanno applicato varie tecniche – tra cui analisi proteomiche e genetiche e microspettroscopia a infrarossi di Fourier con radiazione di sincrotrone – per caratterizzare i residui.

Tra i risultati più intriganti c’è la presenza di ruta siriana (Peganum harmala), i cui semi, secondo gli autori, hanno proprietà allucinogene che possono indurre visioni oniriche, grazie alla produzione degli alcaloidi harmina e harmalina. Sono state trovate anche tracce di ninfea blu (Nymphaea cerulea), che contiene un alcaloide psicoattivo che agisce come sedativo; è una delle numerose piante candidate che gli studiosi ritengono possa essere il frutto dell’albero di loto descritto nell’Odissea di Omero. Entrambe erano note agli Egizi e gli autori hanno concluso che queste due piante “erano deliberatamente utilizzate come fonti di sostanze psicoattive per scopi rituali”.

Un rituale oscuro… e disgustoso

Inoltre, Tanasi et al. hanno identificato tracce di un intruglio alcolico fermentato contenente lieviti, grano, semi di sesamo, frutta (forse uva), miele e “fluidi umani”: forse latte materno, muco orale o vaginale e sangue.

Alla luce dei nostri risultati, sarebbe possibile dedurre che questo vaso Bes sia stato utilizzato per una sorta di rituale di rievocazione di quanto accaduto in un evento significativo del mito egizio. Si tratterebbe del Mito dell’Occhio Solare, in cui Bes servì alla dea Hathor una bevanda alcolica addizionata con una droga vegetale per farla cadere in un sonno profondo e farle dimenticare di vendicarsi

Scrivono gli autori nella ricerca

Inoltre, i graffiti si riferiscono a Bes come “dispensatore di oracoli” e “dispensatore di sogni”, e uno dei rituali noti del culto consisteva nel dormire nelle camere di Saqqara nella speranza di fare sogni profetici. I composti identificati in questo particolare vaso di Bes avrebbero certamente contribuito a questo obiettivo.

Tuttavia, gli autori avvertono che i sistemi di credenze e le pratiche rituali egiziane erano molto complessi e i loro risultati potrebbero essere applicabili solo a questo particolare vaso. L’esecuzione di analisi simili su altri esempi di vasi di Bes migliorerebbe ulteriormente la nostra comprensione dello scopo di questi intriganti manufatti.


Fonte: Research Square – Ritual revealed: psychotropic substances in a Ptolemaic Egyptian vase

This post was published on 17 Giugno 2023 7:00

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