Far “sballare” un paziente e poi cancellargli i ricordi del trip: una procedura che può servire a guarire persino la dipendenza
Chi non ha pianto guardando “Se mi lasci ti cancello” (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, per chi odia il titolo italiano)? Vedere i due protagonisti che lentamente cancellano i ricordi della loro storia finita male, un passato insieme che viene del tutto estirpato dalla mente, non può che provocare una sofferenza empatica pensando ai nostri ricordi.
Qualcuno, però, magari dopo un grande dolore o un’enorme delusione, potrebbe quasi invidiare questa possibilità. Ebbene, i medici hanno scoperto che tramite alcune droghe è assolutamente possibile cancellare anche i ricordi.
Si tratta di uno studio pilota che ha coinvolto otto persone del Centro Transdisciplinare per la Ricerca sulle Sostanze Psicoattive dell’Università del Wisconsin-Madison ed ha dimostrato che è possibile combinare due droghe per dare a qualcuno un trip da fungo quasi normale, e poi usare il midazolam per cancellare la sua memoria. Ma perché far venire un trip a qualcuno per poi cancellarne il ricordo?
Le droghe psichedeliche hanno effetti forti e unici e, per complicare ulteriormente le cose, sono fortemente influenzate dal contesto, come la mentalità, l’ambiente e le convinzioni di una persona. In altre parole, le aspettative delle persone su ciò che accade con le droghe psichedeliche possono giocare un ruolo in ciò che sperimentano.
Questi problemi hanno tormentato lo studio degli psichedelici fin dalla prima ondata di ricerca negli anni Cinquanta, e lo studio del Wisconsin è un tentativo recente di rispondere a questa domanda persistente: In che misura l’esperienza soggettiva e l’aspettativa di un viaggio psichedelico, rispetto ai soli effetti chimici della droga sul cervello, influenzano la capacità della droga di alleviare condizioni come la depressione, la dipendenza o il disturbo da stress post-traumatico?
Lo studio mira a proprio a capire quanto le sostanze siano efficaci rispetto allo stato d’animo della persona che le assume. Pensiamo, ad esempio, ai giovanissimi che pur assumendo quantità minime di alcolici o di sostanze appaiono “sballati”. In quel caso è quasi tutto frutto della loro mente: sapendo di aver assunto qualcosa si autoconvincono che quel qualcosa alteri la loro percezione.
Questo fenomeno, se studiato, potrebbe rendere possibile la creazione di farmaci che consentano di sostituire le droghe pur avendo lo stesso effetto sul cervello senza danneggiarlo. Dei veri e propri placebo che, come i falsi farmaci, potrebbero far credere ad una persona dipendente di star comunque assumendo droga.
La cancellazione della memoria è importante, in questo processo di studio, proprio per annullare la consapevolezza del paziente. Se lui non ricorda di aver assunto droghe o cosa ha provato in quello stato, allora tutti gli effetti successivi non saranno alterati dalla sua consapevolezza, ma solo dallo stato chimico lasciato dalle sostanze.
Poiché le aspettative possono essere uno degli ingredienti chiave della terapia psichedelica, invece di eliminarle dovremmo imparare a conoscerle e a capire il loro ruolo per poterle manipolare meglio.
Nello studio del dott. Heifets sulla ketamina e l’anestesia, per esempio, c’è stata una donna che ha ricevuto il placebo mentre era sotto anestesia, non ricordava nulla e ha sentito un notevole miglioramento, dovuto solo all’aspettativa di ricevere la ketamina.
Stavo seguendo sei lezioni universitarie in attesa dell’intervento. Sono riuscita a sostenere tutti e sei gli esami dal letto dell’ospedale e li ho superati tutti con voti alti e bassi
Ha riferito la donna
La cosa più importante che ne traggo non è che la ketamina non funziona. Ciò che significa è l’incredibile potere della suggestione, dell’aspettativa, della pianificazione, del pensare al futuro e del cedere il controllo alle cure degli altri per un periodo di vulnerabilità. Forse non importa che tu sia presente o meno
Ha detto Heifets
This post was published on 5 Giugno 2023 6:30
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