Il canone Rai è una delle tasse più discusse di sempre. Tra tanti detrattori e gente che, ogni anno, si lamenta di doverlo pagare pur non usufruendo dei programmi Rai, tutti ne sono afflitti. Eppure, forse c’è un modo per ottenere i soldi del canone indietro. Cerchiamo di capire cosa succede.
Il canone Rai è una tassa che genera sempre molta polarizzazione, quando se ne discute. Si tratta di una vera e propria imposta pubblica. Pagare il canone significa quindi, far confluire denaro nelle casse dello Stato, l'”ente” che gestisce la Rai con organi politici e non.
La Rai, la cosiddetta televisione di Stato, utilizza questa tassa dei cittadini per finanziare tutto il palinsesto che viene trasmesso, giornalmente, presso i vari canali Rai. Dai telegiornali agli show, dalle serie TV ai film, da Mara Venier ad Alberto Matano, tutto è finanziato grazie ai soldi del canone Rai.
Si può dire che finanzia tutti i programmi, stabiliti nel cosiddetto contratto di Servizio, stipulato col Ministero delle Comunicazioni.
Il canone è un’imposta che viene pagata da chiunque disponga di una televisione, atta alla ricezione di programmi che confluiscono nel cosiddetto “servizio pubblico”. Se fino a poco tempo fa, il canone poteva venir pagato tramite bollettino postale, negli ultimi anni le misure governative hanno portato al pagamento direttamente nella bolletta di luce ed elettricità.
La natura giuridica di questa mossa dovrebbe essere quella di ridurre l’evasione fiscale, con una sorta di riscossione forzosa del canone. E si, si parla di evasione fiscale in quanto il canone è considerato a tutti gli effetti, una tassa dovuta e il mancato pagamento innescherebbe un controllo da parte dell’Agenzie delle Entrate che potrebbe tradursi in una sanzione pecuniaria.
Per legge inoltre, è stabilito che chiunque possieda un computer o un tablet, che potenzialmente può ricevere il segnale della televisione di Stato, Rai, dovrà pagare il canone anche se non è in possesso di una televisione. Ricordiamo che l’ammontare del canone Rai è di 90 euro annui.
Se avete però dei dispositivi (computer o tablet) che NON possono ricevere quelle trasmissioni in alcun modo, siete esonerati dal pagamento. Buona fortuna a trovare dei dispositivi che corrispondano a queste caratteristiche.
Tuttavia, non tutti sono obbligati a pagare il canone. Le eccezioni ci sono e, molto spesso, chi è esonerato per legge nemmeno lo sa e si ritrova comunque a pagare la tassa. Oggi però, vi spieghiamo chi è che può non pagare il canone e chi ha diritto a rimborso, nel caso l’abbia pagato anche se non dovuto.
Secondo quanto riportato direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, sono esonerati dal pagamento del canone annuo, tutti i cittadini che abbiano superato i 75 anni di età e che siano in possesso di un reddito non superiore agli 8 mila euro annui.
Queste persone inoltre, non dovranno vivere nella stessa abitazione di un altro familiare titolare di reddito. A questi, si aggiungono tra gli esonerati anche i diplomatici, i militari stranieri e chiunque non possieda una televisione o un dispositivo atto a ricevere le frequenze Rai.
Potrebbe però essere capitato che alcuni degli esonerati, si siano ritrovati a pagare il canone, anche se non dovuto. Per tutti loro, sono previsti dei metodi per ottenere dei rimborsi. Per farlo, possono disporre di diversi canali come ad esempio presentare una dichiarazione sostitutiva che certifica di rientrare nei requisiti previsti e, dunque, presentare direttamente all’Agenzia delle Entrate, una domanda di rimborso.
L’invio della dichiarazione può essere effettuato sia dal titolare che dagli eredi, così che possa essere emesso un rimborso anche nel caso di decesso del titolare. La dichiarazione può essere inviata con raccomandata, allegando modulo e documento di riconoscimento all’Agenzia delle Entrate a questo indirizzo:
Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino.
La presentazione della dichiarazione sostitutiva ha valenza continua e non è necessario presentarne altre. Il rimborso verrà emesso dall’Agenzia delle Entrate sulla prima fattura utile, con un termine massimo di 45 giorni dalla ricezione delle informazioni necessarie al rimborso.
This post was published on 26 Maggio 2023 6:30
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