Il Governo Meloni ha fatto tanto parlare di sé, per i tagli ai vari bonus a cui andrà incontro da qui al 2024. Tuttavia, per diversi bonus dei Governi precedenti che verranno tagliati, ce ne saranno altri che verranno introdotti e questo è uno di quelli.
Tra i tanti problemi sociali di cui si sente sempre più spesso parlare, insieme a crisi del lavoro ed elevato cuneo fiscale, è quello relativo alle famiglie e alla popolazione in generale. Secondo diverse società che si occupano di raccolta dati e statistica, in Italia siamo destinati a essere sempre meno, a meno che non si agisca subito.
Un dato allarmante arriva ad esempio dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) che riporta come la popolazione italiana, che dopo essere scesa sotto i 60 milioni di unità, prendendo come periodo di riferimento il 1° gennaio 2021 in cui la popolazione era di 59,2 milioni, ha delle prospettiva a dir poco preoccupanti, con degli step abbastanza precisi.
Si prevede infatti un calo fino a 57,9 milioni di unità nel 2030, che toccherà i 54,2 milioni di unità nel 2050, per giungere infine (almeno, fin dove l’Istat si è spinto a calcolare) a 47,7 milioni nel 2070, scendendo quindi sotto quota 50 milioni.
Nonostante ci siano figure politiche di rilievo, come il Ministro Lollobrigida, che parlano di sostituzione etnica quasi come provocazione, riferendosi agli ingenti flussi migratori che porteranno persone che rimpiazzeranno gli italiani, la verità è un’altra.
I dati sopra riportati infatti, tengono in considerazione anche i flussi migratori e nonostante tutto, sembra che la tendenza non si inverta comunque. Come fare dunque?
Il rapporto nascite-morti del 2022 è uno dei dati più chiari e lucidi da leggere in questo momento: per 713 mila persone che sono decedute, solo 393 mila ne sono nate. Con questo dato, si è registrato un nuovo record negativo della denatalità, che non ha toccato nemmeno le 400 mila unità del 2021.
Alla base di questi dati, stanno sicuramente delle situazioni di incertezza sociale, che non riescono a spingere le giovani coppie a procreare o, al massimo, ad andare oltre il primo figlio. L’incertezza del mercato del lavoro o una ridondante situazione lavorativa precaria e non pagata adeguatamente, sono muri difficili da abbattere.
All’inadeguatezza dei salari si aggiunge l’elevato costo della vita, che soprattutto in determinate zone d’Italia, rende materialmente impossibile trovare i fondi per sfamare più della propria bocca.
Il Governo Meloni, già in altri ambiti, aveva mostrato disinteresse nella risoluzione di varie problematiche, tramite l’erogazione di bonus sotto forma di liquidi diretti sul conto corrente degli aventi diritto. Tuttalpiù, quando l’Esecutivo meloniano parla di bonus, lo fa intendendoli come sgravi fiscali.
In ambito familiare dunque, l’obiettivo del Governo è quello di proporre nuovi sgravi fiscali per le famiglie più numerose. Nonostante saranno comunque presenti degli aiuti diretti, come la carta spesa o l’assegno unico per i figli a carico, le famiglie con 2 figli o più dovrebbero poter avere accesso a tutta una serie di agevolazioni fiscali.
Negli intenti di Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, l’obiettivo a cui agogna il Governo è un taglio fino a 10.000 euro dai contributi che le famiglie con più di 2 figli, dovranno versare.
Sebbene sul piatto, non ci sia nulla più che una proposta al momento, alcune zone d’Italia hanno iniziato a muoversi autonomamente.
Una misura importante è stata presa dalla provincia autonoma di Trento. È prevista infatti una misura, per tutti i cittadini che ricadono nella giurisdizione di Trento: il cosiddetto Bonus Terzo Figlio.
Il bonus Terzo Figlio è rivolto a famiglie numerose, con 3 o più figli a carico e consisterebbe nell’erogazione di un bonus di 5000 euro per ogni figlio. Il bonus sarà disponibile per tutto il 2023, per tutte le nascite o le adozioni, avvenute dal 1° gennaio 2023.
Tuttavia, le famiglie che vorranno usufruirne, dovranno rispettare alcune caratteristiche:
Un dato alternativo di cui tener conto, nel caso qualcuno non benefici di altre prestazioni relative all’assegno unico provinciale, è godere di un reddito complessivo ai fini IRPEF non superiore ai 50.000 euro annui. Il periodo che verrà preso come riferimento è il 2021.
This post was published on 11 Maggio 2023 5:30
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