Il Governo Meloni, insediatosi ormai da qualche mese, sta facendo molto parlare di sé per la cancellazione di diversi bonus, ereditati dai Governi precedenti, soprattutto Conte e Draghi. Qual è dunque la situazione al momento?
Il Governo Meloni, sin da subito, ha voluto mostrarsi in forte discontinuità coi Governi che l’hanno preceduto. Oltre che le chiare differenze dal punto di vista ideologico e politico, forti segnali si sono visti dal punto di vista fiscale di aiuta alle famiglie e alle imprese.
Una delle misure che sin da subito ha fatto discutere, è stata la decisione dell’Esecutivo meloniano di eliminare la misura nota come “Reddito di Cittadinanza”, un sostegno economico che avrebbe dovuto fungere da rete di sicurezza per i disoccupati o per chi, pur lavorando, non raggiungeva un tetto minimo che gli permettesse di essere al di fuori della cosiddetta soglia di povertà.
I Governi Conte e Draghi hanno affidato gran parte dei loro piani di sostegno alle famiglie ai bonus, anche a causa della situazione emergenziale dovuta alla pandemia da Covid 19, che richiedeva aiuti immediati e concreti, da poter erogare facilmente e che potessero essere percepiti immediatamente dai cittadini.
Adesso però, molti di quei bonus, nati in un periodo d’emergenza, secondo il Governo Meloni hanno perso la loro ragion d’essere. Secondo il nuovo Esecutivo infatti, la sfida da combattere al momento, riguarda il bilancio statale e la sua stabilizzazione. Per fare ciò, il nuovo Governo ha dei piani.
Il piano del Governo a trazione Fratelli d’Italia, pare ad oggi molto chiaro, soprattutto dopo l’emanazione del Def: gli aiuti a famiglie e imprese, non dovranno essere erogati sotto forma di bonus liquidi, disponibili direttamente sul conto corrente ma sotto forma di sgravi fiscali
I tagli ai bonus si pongono quindi in un’ottica che tende a preferire un’altra strada, in contrapposizione con i Governi precedenti. Uno degli obiettivi del Governo Meloni ad esempio, è il famoso taglio del cuneo fiscale, considerato il colpevole della crisi del lavoro che si sta vivendo al momento in Italia.
Questo obiettivo punta a essere attuato tramite una misura, da inserire nella prossima Legge di Bilancio, e secondo le stime dovrebbe costare circa 10 miliardi di Euro, che porterebbero, nel 2024, a un taglio dei contributi, già previsto per la secondo metà di quest’anno.
Dato che questi soldi non possono ovviamente essere richiesti sotto forma di tassazioni aggiuntive, il piano è quello di eliminare i bonus che, nella visione del Governo, non riescono a dare un giusto apporto ai cittadini, che invece potrebbero ottenere risultati migliori dalle nuove misure.
Considerando la portata economica della misura di taglio del cuneo fiscale, viene da chiedersi quanto costino attualmente i vari bonus, unitamente ai crediti d’imposta.
In totale, si parla di più o meno 36 miliardi di euro.
Considerando questo dato, idealmente, un taglio netto di tutte le erogazioni percepite dai cittadini sotto forma di bonus, dovrebbero riuscire a coprire in tutto e per tutto quanto previsto dal Governo per l’attuazione delle nuove misure.
Non si parla comunque di un’eliminazione totale dei bonus: alcuni di essi verranno mantenuti e altri ne verranno istituiti come il tanto discusso Assegno Unico e il Bonus Nido. I crediti d’imposta, dovrebbero ammontare a circa 226, come riferisce il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha dichiarato:
“Sparsi qua e là ci sono 226 crediti d’imposta, credo si possa fare una bonifica di questa materia, e ‘semplificare’ laddove possibile, anche per “rendere la vita semplice ai professionisti e ai contribuenti”.
Aggiungendo infine che i Decreti Legislativi dovranno essere “fatti in tempi rapidi”.
Ovviamente, misure del genere portano con loro anche tanto scetticismo.
Una voce si è levata, soprattutto dai rappresentanti dell’industria. Proprio sull’industria, due tagli preoccupano particolarmente: gli incentivi di Industria 4.0 e l’ACE, il sussidio per la crescita economica.
Tuttavia, dall’Esecutivo arrivano rassicurazioni, precisando che il taglio dei bonus fiscali verrà compensato da un sistema a due aliquote.
La prima misura, vociferata per il 2024, dovrebbe riguardare l’Ires, la tassa che le imprese pagano sugli utili. Secondo i primi dati, potrebbe presentarsi una prima aliquota Ires più bassa rispetto all’attuale, del 24%.
Una seconda aliquota dovrebbe essere poi, ulteriormente ridotta per imprese che effettueranno determinate misure, nei prossimi due anni. In particolare, si parla di imprese che affrontano investimenti innovativi o che assumono personale. Questa seconda aliquota dovrebbe essere del 15%, cosa che le equiparerebbe come valore alla Global Minimun Tax, la tassa globale dedicata alle multinazionali che dovranno versare, a prescindere dal Paese in cui stabiliscono la residenza fiscale.
Appare chiaro dunque che l’Esecutivo, sembri più intenzionato a offrire aiuti sotto forma di sgravi fiscali, piuttosto che tramite erogazione diretta su conto corrente.
This post was published on 10 Maggio 2023 15:00
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