Il Governo Meloni, sin dal suo insediamento ha fatto molto discutere per diverse misure, che non sono state apprezzate da varie parti politiche e da parte della cittadinanza. La misura che forse più di altre ha fatto storcere il naso, ha riguardato l’abolizione del Reddito di Cittadinanza. Ma allora, in cosa consiste la nuova proposta?
Le misure del Governo
Il Governo Meloni, sin dagli albori, aveva annunciato di essere intenzionato a effettuare diversi tagli a vari sussidi, che fino a poco tempo fa, coi Governi Draghi e Conte, erano considerati la normalità. Primo fra tutti il Reddito di Cittadinanza, che nelle intenzioni del nuovo esecutivo verrà sostituito con Mia (Misura di Inclusione Attiva).
Un altro importante no, era stato detto all‘Unione Europea che, solo pochi giorni, approvava una mozione a firma del gruppo socialista, per l’istituzione di un reddito minimo europeo, per tutti i cittadini degli Stati membri. Ma il Centrodestra italiano, compatto, aveva votato negativamente per questa misura, che avrebbe concesso agli aventi diritto, una cifra tra i 550 e gli 875 euro, a determinate condizioni e per un periodo limitato.
Tuttavia, molte delle misure messe in atto dall’Esecutivo, non sono di eliminazione totale di un bonus, ma di sostituzione con bonus diversi ma, nella visione governativa, molto più efficaci.
Reddito di gravidanza?
Uno dei bonus che più sta facendo discutere nelle ultime ore, è il cosiddetto Reddito di Gravidanza. Questo bonus dal nome decisamente accattivante, troverebbe la sua ratio in un fattore molto semplice quanto problematico: in Italia, sono sempre meno i bambini che nascono ogni anno.
Il calo delle nascite è un fenomeno che da anni fa discutere, e che ogni anno diventa sempre più ripido e prepotente. Se pensiamo all’anno appena trascorso, il 2022, ci troveremo a dover affrontare un dato terrificante: è stato registrato il record minimo di nascite, con solo 393mila nati, a fronte di ben 713mila decessi.
Tutto ciò, ha sia cause che conseguenze economiche.
La causa principale, riguarda la profonda incertezza che pervade i giovani, che cercano di approcciarsi al mondo del lavoro per la prima volta. L’elevato scoglio fiscale, misto a impieghi incerti e non retribuiti in maniera adeguata, porta molte coppie a non voler avere figli.
La conseguenza di un’azione del genere, sarà inevitabilmente uno spopolamento del territorio italiano (già sensibilmente in atto, dato che nel 2022 siamo arrivati sotto i 59 milioni di abitanti) e l’assenza di forza lavoro. Tra una ventina d’anni, saranno pochi i ragazzi che cercheranno di approcciarsi al mondo del lavoro.
Il Governo Meloni però, ha individuato un apparente tentativo di soluzione del problema, nel cosiddetto Reddito di Gravidanza, un vero e proprio incentivo a procreare. Ma come funziona? E chi ne ha diritto?
Di cosa si tratta?
La proposta del Reddito di Gravidanza arriva dal leghista Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, che ha avanzato l’idea di una detrazione fiscale significativa, per quelle coppie che si impegneranno nella procreazione. Certo, non tutte le coppie però.
Trattandosi di una misura di natura prettamente assistenziale, sarà indirizzata alle famiglie meno abbienti. Ma anche in questo caso, lo scoglio da superare è un altro: la misura è infatti rivolta soltanto a quelle coppie con almeno due figli a carico.
La misura consisterebbe in una detrazione fiscale fino a 10.000 euro per ogni figlio a carico che, unito al bonus nido, secondo l’Esecutivo getterebbe le basi per una campagna di ripopolamento dell’Italia. Il problema della natalità è molto sentito da questo Governo, tuttavia, già poco dopo la presentazione della proposta, sono iniziate a piovere le prime domande, con conseguenti polemiche.
Arrivano i problemi
Il primo problema è di natura economica e riguarda i fondi per l’attuazione della suddetta misura: fatta una stima del numero di famiglie e conseguenti figli a carico, il Reddito di Gravidanza arriverebbe a costare alle casse statali più di 100 miliardi di euro. A pochi giorni dall’emanazione del Def (Documento Economia e Finanza) sappiamo che il Governo, ha destinato alle politiche di sostegno alle famiglie appena 4 miliardi di euro.
Il secondo problema, secondo diversi osservatori, è rappresentato dallo scoglio dei due figli a carico. Questa condizione, lascerebbe scoperte tutte quelle famiglie che, magari proprio a causa di insicurezze economiche e sociali, decidono di fermarsi al primo figlio. Su 40 milioni di famiglie, solo meno di 35 milioni potrebbero beneficiare del bonus.
Alcuni opinionisti poi, hanno sottolineato come la misura del Governo Meloni, paia ricalcare una misura tanto discussa del ventennio fascista, la cosiddetta Imposta sui Celibi, una tassa che gravava sugli uomini, celibi, tra i 25 e i 65 anni e che doveva fungere da incentivo per sposarsi e, di conseguenza, procreare. Non è sicuramente la prima volta che questo Governo, viene accostato al Governo di Mussolini nell’Italia fascista, e ora alcuni ne hanno visto una somiglianza nelle politiche destinate alle famiglie.
Dunque, sebbene la misura sulla carta risulti interessante, le condizioni per metterla in atto non sembrano così favorevoli. A questo punto, bisogna solo aspettare le nuove mosse del Governo, con la speranza di delucidazioni in merito.