Si torna a parlare della tanto discussa direttiva europea, detta Case Green. La direttiva dovrebbe rappresentare un passo imnportante, nel percorso di transizione ecologica che i paesi dell’Unione Europea dovranno affrontare, da oggi sino alle prossime decadi. Nonostante il progetto sia sicuramente interessante, molti si chiedono se questa sia la strada giusta.
Lo scorso 14 marzo, il Parlamento europeo, ha approvato la cosiddetta Direttiva Case Green, considerata il primo grande passo verso un processo di transizione ecologica, che coinvolgerà tutti i paesi europei, tramite norme stringenti, a cui tutti dovranno cercare di adeguarsi.
La direttiva prevede l‘ammodernamento degli edifici residenziali, per tentare di ridurre al minimo le emissioni di CO2, fino ad azzerarle entro il 2050. Il processo dovrebbe essere graduale, cercando di arrivare ad avere edifici al massimo di classe energetica E entro il 2030 e di classe energetica D entro il 2033.
L’obiettivo della direttiva europea dunque, è agire sugli edifici più energivori dei vari paesi membri. Gli edifici considerati più energivori, sono quelli classificati come classe energetica G, la più bassa e quindi quella che registra le maggiori emissioni.
È importante ricordare che la Direttiva che ha iniziato a circolare, non rappresenta ancora l’atto finale. Il testo è stato approvato, al momento, in prima, seconda e terza lettura. Lo attende la fase di trilogo, in cui rappresentanti del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE, grazie alla mediazione di rappresentanti della Commissione, tentano la strada più veloce per giungere ad un compromesso e alla successivo approvazione della direttiva.
Se nelle intenzioni del Parlamento europeo, la direttiva sembri essere assolutamente fattibile, sia come tempistiche che come effettive infrastrutture, le situazioni dei singoli stati membri, non permettono una lettura così semplice e semplicistica.
L’Italia ad esempio, è uno di quei paesi ad avere grossi problemi con questa direttiva.
Subito dopo l’approvazione del Parlamento europeo, da Roma hanno iniziato a levarsi le prime voci di dissenso, verso una direttiva che non terrebbe conto della situazione reale dei paesi membri.
Il primo ad esprimersi in merito, è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha definito la direttiva semplicemente “insoddisfacente”, aggiungendo che “Anche nel trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”.
Il problema, secondo gli esperti, è dato dal fatto che in Italia, le spese per l’adeguamento degli edifici residenziali sarebbero insostenibili dato che si tratterebbe di adeguare ben 8 milioni di edifici residenziali su tutto il suolo italiano.
Tale processo, oltre a richiedere una spesa difficile da sostenere, dato che sarebbe a carico dei proprietari degli immobili, necessiterebbe di un tempo fin troppo superiore al limite imposto dalla direttiva di Bruxelles, il cui primo termine da raggiungere (classe energetica E) è fissato per il 2030.
Per far fronte a questo problema, il Governo italiano ha già approntato una misura sotto forma di bonus, detto Bonus Case Green, con cui si incentivano i proprietari di immobili non ad adeguare quelli già esistenti, ma a comprarne di nuovi, che rispettino però già i parametri europei.
Alla luce delle crescenti lamentele dei proprietari, nonché probabili futuri acquirenti, molti hanno iniziato a chiedersi se questa potesse essere una via percorribile senza troppi intoppi.
Una risposta l’ha data Unimprese (Unione Nazionale Imprese) che, in un rapporto pubblicato ultimamente, ha cercato di analizzare le conseguenze della Direttiva Case Green, sia dal lato ambientale che economico, delineando un quadro decisamente preoccupante.
Il rapporto di Unimprese, delinea una serie di problemi che potrebbero impattare il mercato immobiliare italiano. Secondo il rapporto, le banche italiane potrebbero avere problemi con l’erogazione di mutui per l’acquisto di nuove abitazioni, nonché per i prestiti alle piccole e medie imprese, basandosi sulle cosiddette garanzie immobiliari.
Secondo quanto stabilito nel testo della Direttiva europea, gli edifici che non riusciranno a rispettare i parametri imposti, entro i termini fissati, subiranno dei deprezzamenti, che influiranno necessariamente su mutui e prestiti, sia per i privati che per le PMI.
Di questo passo, le banche potrebbero trovarsi a concedere mutui più bassi, poiché gli immobili avranno ormai perso valore, in quanto non conformi agli standard europei.
Questo, potrebbe non solo arrecare un danno a chi cerca di comprare un immobile o ad un’impresa che vuole utilizzare un suo immobile come garanzia, ma con la diminuzione dei prezzi degli immobili, si potrebbe arrivare ad una paralisi del mercato immobiliare.
Unimprese chiude, ammonendo il Governo italiano, accusato di non aver battuto i pugni in maniera abbastanza decisa. Secondo Unimprese, l’Italia dovrebbe cercare di far adattare le misure europee ai tempi e ai mezzi di cui dispone la nazione, così da non mandare in frantumi il mercato immobiliare, con tutte le conseguenze disastrose che ciò comporterebbe.
Secondo Unimprese, si deve lavorare sugli incentivi fiscali, tanto da farli diventare sistematici e permanenti, agevolando le ristrutturazioni. Sarebbe poi ideale, cercare nuovi metodi per elargire incentivi ai proprietari d’immobili, come ad esempio una soglia d’agevolazione del 70-75% sull’importo della ristrutturazione, tramite credito d’imposta.
This post was published on 17 Aprile 2023 5:30
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