Sempre più aziende stanno adottando la politica del Greenwashing, ecco perché è sbagliata e non dovremmo mai fidarci!
Avete mai sentito parlare del termine Greenwashing? Magari la maggior parte di voi sì, ma c’è ancora tanta gente che non sa di cosa si sta parlando.
Si tratta di una politica adottata da sempre più aziende e istituzioni politiche al fine di dare un’immagine più positiva di sé a livello globale.
Il perno sul quale giocano queste istituzioni è, come suggerisce anche il termine stesso, l’impatto ambientale e le politiche “green”.
Detto più semplicemente utilizzano comunicazioni e trovate di marketing per convincere le persone che il loro operato è totalmente ecosostenibile, anche se non rispecchia la realtà dei fatti.
Sebbene sembri un neologismo dei giorni nostri, il problema del greenwashing era già presente negli anni Sessanta.
In questo periodo, quando l’opinione pubblica ha iniziato a interessarsi al tema dell’ecologia, molte aziende si sono sentite in obbligo di sottolineare quanto il loro operato fosse ecosostenibile anche se questo a conti fatti non era per nulla vero.
L’ambientalismo di facciata, così come definito in italiano, è un’abitudine che nel corso degli anni hanno imparato ad adottare quasi tutte le aziende e le istituzioni politiche.
Questo perché i temi dell’ecologia e dell’impatto ambientale sono sempre più attuali e le imprese non possono più nascondersi dietro un muro invisibile.
ConsumerLab, società che si occupa di testare i prodotti a livello di salute e benessere, ha condotto una ricerca sulle aziende italiane scoprendo che il 64% di esse non presenta un piano per la sostenibilità ambientale.
Nonostante questo, però, allo stesso tempo si è scoperto che il 20% degli annunci pubblicitari da parte delle aziende punta sulla presunta eco sostenibilità dei loro progetti.
Perché fanno questo? Perché sempre più aziende adottano il greenwashing?
In realtà il motivo è piuttosto semplice ed è da ricercare nella volontà del pubblico di acquistare più volentieri prodotti ecosostenibili.
Secondo i dati statistici europei, il 60% degli acquirenti è disposto a pagare di più se il prodotto è ecosostenibile.
Questo per quanto riguarda cellulari, strumenti elettronici e ovviamente beni alimentari; scende al 50% se invece parliamo di abbigliamento e beni di lusso.
Diventa importante a questo punto saper riconoscere quali sono i prodotti che veramente hanno seguito un processo ecosostenibile e quali sono invece quelli “vittima” di greenwashing.
Anche se non sempre è semplice, ci sono alcuni metodi che possono indirizzarti a evitare tutta una serie di prodotti saltati fuori da processi poco o per nulla sostenibili per l’ambiente.
Il primo passo da fare è sicuramente leggere la confezione o le eventuali etichette per avere più informazioni sul prodotto in questione.
Molto spesso le aziende produttrici inseriscono sulle confezioni frasi del tipo “bio“, “naturale“, “sostenibile” per ingannare il cliente ad acquistarlo.
Leggendo sull’etichetta non solo si può scoprire il nome dell’azienda produttrice e informarsi su di essa, ma anche scoprire come realmente è stato lavorato il prodotto.
Fino al 2014 la pratica del greenwashing non rientrava in alcun provvedimento legislativo, quindi molte aziende che adottavano questo sistema non rischiavano nulla.
Dopo quella data, però, la situazione è cambiata e la pratica dell’ambientalismo di facciata, anche grazie a una maggiore diffusione di informazioni sull’argomento, è controllata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Proprio in Italia, nel 2021, è stata emessa la prima ordinanza cautelare nei confronti di un’azienda proprio per l’utilizzo di Greenwashing.
Si tratta sicuramente del primo provvedimento in Italia sulla questione e anche uno tra i primi nell’intero continente europeo.
Il provvedimento ha riguardato l’azienda Alcantara, azienda con sede a Milano che produce tessuti ad alto contenuto tecnologico, come rivestimenti per autoveicoli. In sede legale è stata portata avanti la denuncia riguardante le pubblicità che ritraevano i loro prodotti come “100% riciclabili”; tesi smontata dalla procura che ha sentenziato l’inammissibilità della trovata pubblicitaria.
Infatti, per il tribunale di Gorizia i tessuti utilizzati dall’azienda Alcantara derivano dal petrolio e le dichiarazioni sulla sostenibilità e la riciclabilità dei materiali erano totalmente fuorvianti.
Questo è stato solo il primo caso, con la sensibilizzazione dei cittadini e delle associazioni ne vedremo molti altri sicuramente nei prossimi mesi e anni. Quello che ci preme è ricordare che si chiede onestà senza doversi fregiare di pratiche che ingannano i consumatori e i cittadini, il pianeta, d’altronde, è di tutti.
This post was published on 25 Marzo 2023 10:31
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