Ultimamente si parla tanto di nuove tecnologie, che da mesi monopolizzano il dialogo, generando da un lato estrema curiosità, dall’altro crescente preoccupazione. Le tecnologie in queste sono le cosiddette “intelligenze artificiali”. Si tratta di software che riproducono alcuni processi umani, automatizzandoli. Cosa li rende diversi dagli umani?
Ogni periodo dell’umanità, riesce ad essere ricordato per delle invenzioni che lo segnano e lo caratterizzano. Il campo in cui, negli ultimi mesi, sembra essersi concentrata l’attenzione degli appassionati è l’intelligenza artificiale. Chiunque ne parla, chiunque ne sente parlare, ma chi sa effettivamente di cosa si tratta?
Quello dell’intelligenza artificiale, è un campo in continua evoluzione, in grado di regalare novità significative nel giro di pochissimo tempo. Quella che viene volgarmente definita “intelligenza artificiale”, altro non è che un insieme di software creati allo scopo di emulare i comportamenti e il pensiero umano.
Il termine fu coniato da un team di scienziati che, intorno al 1950, iniziò delle ricerche e delle sperimentazioni di computazione, per arrivare a far “pensare” un computer, come un umano. Tra mille difficoltà, diffidenza da parte di scienziati che vedevano in questo mezzo qualcosa di negativo e tutto il mito che si generò attorno a questo strumento, si arriva a ciò che conosciamo oggi come “intelligenza artificiale”.
Negli ultimi mesi infatti, alcuni software stanno facendo tanto discutere, per via delle incredibili capacità che dimostrano e continuano a dimostrare. Un esempio lampante è quello di ChatGPT.
ChatGPT è un chatbot, creato per simulare una vera e propria conversazione con un essere umano. Non è certo il primo sistema che cerca di fare qualcosa del genere, ma è il primo a riuscirci con un tale livello di accuratezza. Molti si dicono infatti stupefatti, dal livello di profondità che le conversazioni col bot di ChatGPT possono raggiungere.
Molti hanno anche iniziato ad utilizzarlo come alternativa ai classici motori di ricerca, visto che le informazioni per comunicare, GPT le prende da internet e le rielabora sotto forma di discorso. Da quello che potrebbe essere uno strumento ludico, per ingannare un pomeriggio, è nata però una forte preoccupazione di alcuni e una grande curiosità di altri.
Altro strumento che fa molto discutere è il software Midjourney. A differenza di GPT, l’intelligenza artificiale non agisce per generare dei discorsi ma delle immagini, dei veri e propri lavori artistici, con risultati incredibili.
Il grande problema delle intelligenze artificiali è la mancanza di regolamentazione, che porterebbe ad un loro abuso. Ad essere più preoccupati, sono gli artisti o i creatori di contenuti digitali. Queste intelligenze artificiali infatti, attingendo da lavori umani già realizzati, rischiano secondo alcuni di sostituire il lavoro umano.
È risaputo infatti che, diverse testate giornalistiche abbastanza autorevoli, come il Washington Post, utilizzano sistemi simili a GPT per redarre le bozze degli articoli, snellendo il lavoro umano. E ancora, le intelligenze artificiali vengono utilizzate per scrivere libri, per realizzare lavori artistici, lavori musicali e quant’altro.
Come si comporta quindi la legge, riguardo alle opere d’ingegno?
I problemi relativi alle intelligenze artificiali riguardano lo sfruttamento di “pezzi” di opere già esistenti, rimaneggiate e proposte come nuove. Molti artisti si sono infatti lamentati, nel vedere loro stili o effettivi parti di proprie opere, riproposte da intelligenze artificiali che. Tuttavia, non pare essere arrivata ancora una regolamentazione in tal senso.
La prima norma effettiva, riguardo al mondo delle AI, ha come oggetto il copyright.
Prima di tutto, cos’è il copyright?
Il copyright è un diritto che si applica ai creatori di opere d’ingegno. Tramite questo, il titolare del diritto, colui al cui nome sono registrate le opere in questione, potrà godere e disporre liberamente delle sue opere e trarne profitti, in maniera diretta o meno. Il copyright da infatti accesso, ai cosiddetti “diritti di riproduzione”.
Nulla di troppo complicato, si tratta ormai di una disciplina consolidata. Il problema si pone quando, la creazione di tali opere non dipende tanto dall’intelletto umano quanto da un processo di automazione computerizzata. In soldoni, qual è la disciplina riguardo al copyright per opere create tramite intelligenza artificiale?
Ad interrogarsi sulla questione, è stato lo US Copyright Office o USCO che dir si voglia. Quest’agenzia americana, facente parte della Biblioteca del Congresso, si occupa di tutto ciò che ha a che fare col copyright negli Stati Uniti, dalla registrazione allo sfruttamento.
Tale ufficio, si è espresso in questi giorni, per quanto riguarda il copyright di opere realizzate da intelligenze artificiali. Nella loro dichiarazione hanno chiarito alcuni punti, fondamentali per capire i motivi della loro decisione.
L’USCO chiarisce subito un punto:
Quando una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale riceve solamente un prompt da un essere umano e produce in risposta opere complesse scritte, visive o musicali, gli “elementi tradizionali di autorità” sono determinati ed eseguiti dalla tecnologia, non dall’utente umano.
Questa frase serve a chiarire il primo punto della questione. Se un umano inserisce soltanto un comando, che può essere una parola o un’immagine, e l’intelligenza artificiale fa tutto il lavoro effettivo, dando vita ad una vera e propria opera d’ingegno, l’umano che ha inserito il comando può considerarsi padre dell’opera? Per l’USCO la risposta è no, in quanto quell’opera è stata eseguita dalla tecnologia e non dall’umano.
Questo porta ad una seconda questione.
L’opera viene comunque prodotta da qualcuno o qualcosa. Se a produrla è una macchina, una tecnologia, un’intelligenza artificiale, come si muoverà la normativa riguardante il diritto d’autore? Sempre l’USCO, riesce a chiarire questo punto.
Nella visione dell’ufficio è ben stabilito che il copyright protegge solo materiale che è stato prodotto dalla creatività umana
Appurato che un’opera prodotta tramite semplice comando umano da un’intelligenza artificiale, non è da considerarsi opera umana e che, secondo la visione dello stesso USCO, solo il materiale prodotto dalla creatività umana può considerarsi protetto da copyright, si può giungere ad una sola conclusione: i lavori artistici prodotti dalle intelligenze artificiali non sono protetti da alcun copyright.
La decisione però, non è definitiva.
La situazione potrebbe cambiare, visto il rapido mutamento della sensibilità sull’argomento. Proprio per questo, l’USCO, ha lanciato un’iniziativa il 16 marzo che porterà ad un consulto da parte di creativi, artisti, sviluppatori di AI, avvocati e altre figure attorno alla questione, che dovrebbe aiutare a dirimere ogni controversia sull’argomento.
Ad essere valutato nei prossimi mesi però, non sarà il semplice copyright di opere generate da AI ma, soprattutto, la legittimità dello sfruttamento di opere umane protette da copyright, utilizzate dalle intelligenze artificiali come “guida” nella creazione di nuove opere.
Insomma, gli artisti che rivedono nelle AI parti di loro opere, troveranno finalmente soddisfazione?
This post was published on 23 Marzo 2023 10:30
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