La Olivetti fu per decenni un colosso nel mondo della tecnologia a livello internazionale: la sua storia e la sua particolare visione sociale
I più anzianotti (o gli amanti del vintage) sentendo Olivetti pensano subito alle macchine da scrivere che, fino ad una trentina di anni fa, sostituivano i PC in ogni ufficio e su ogni scrivania. Oggi si tratta di pezzi di antiquariato, utili principalmente a fare un regalo particolare a qualche appassionato, ma un tempo erano di uso comune.
La Olivetti fu tra le aziende più prestigiose in questo settore, con pochi altri competitor al mondo in grado di eguagliarne la qualità: parliamo di marchi altrettanto leggendari come la Royal e la Underwood, entrambe statunitensi. Se consideriamo che, al tempo, tali macchine rappresentavano un vero e proprio progresso tecnologico, potremmo rapportare la Olivetti ad una Apple di inizio ‘900 per l’impatto che ha avuto sul mondo del lavoro e della tecnologia.
Fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, un ingegnere appassionato di meccanica, si specializzò nella produzione di macchine da scrivere e altri dispositivi elettronici. La sua sede principale era a Ivrea, una città della provincia di Torino, dove creò un modello di sviluppo sociale ed economico basato sulla qualità dei prodotti, sul benessere dei lavoratori e sulla valorizzazione del territorio.
Il figlio di Camillo, Adriano Olivetti, fu il vero artefice della trasformazione dell’azienda da piccola realtà familiare a colosso internazionale. Adriano Olivetti era un visionario che coniugava le competenze tecniche con le aspirazioni umanistiche. Sotto la sua guida, Olivetti ampliò la gamma dei suoi prodotti introducendo calcolatrici, registratori di cassa, telefoni e, persino dei primi modelli di computer. Inoltre, investì nella ricerca scientifica e tecnologica, collaborando con ingegneri e scienziati di fama mondiale come Norbert Wiener e Mario Tchou.
Olivetti fu anche un’azienda all’avanguardia nel campo del design e della comunicazione. I suoi prodotti erano caratterizzati da una forma elegante e funzionale che li rendeva oggetti iconici del made in Italy. Alcuni esempi sono la macchina da scrivere Lettera 22 (1950), progettata da Marcello Nizzoli; la calcolatrice Divisumma 24 (1956), disegnata da Marcello Nizzoli ed Ettore Sottsass; il computer Programma 101 (1965), ideato da Pier Giorgio Perotto; la macchina per scrivere Valentine (1969), creata da Ettore Sottsass e Perry King.
Olivetti curava anche l’immagine pubblicitaria dell’azienda attraverso manifesti, cataloghi e riviste che esprimevano i valori della cultura olivettiana. Tra i collaboratori di Olivetti ci furono artisti e grafici come Giovanni Pintori, Xanti Schawinsky, Herbert Bayer e Milton Glaser.
La storia di Olivetti non fu solo una storia di successo industriale ma anche una storia di impegno civile e politico. Adriano Olivetti fu infatti un sostenitore della democrazia partecipativa e della cooperazione tra le forze sociali.
Olivetti non si limitava a produrre beni e servizi ma si preoccupava anche del benessere dei suoi dipendenti e della comunità locale. Per questo motivo, creò una serie di servizi sociali che coprivano le esigenze di salute, istruzione, cultura, sport e tempo libero dei lavoratori e delle loro famiglie. Questi servizi erano gestiti da enti autonomi e aperti anche ai cittadini non olivettiani.
Olivetti promosse anche la cooperazione tra le diverse forze sociali del territorio per realizzare progetti di sviluppo economico e culturale. Un esempio è la Cooperativa Giuseppe Olivetti scs, una realtà sociale che accoglie persone con problemi di dipendenza, minori a rischio e migranti. La cooperativa collabora ancora oggi con la Regione, i Comuni, le Diocesi, le Scuole e le Associazioni di Volontariato per diffondere una cultura dell’accoglienza e prevenire i comportamenti a rischio.
Olivetti credeva nella responsabilità sociale dell’impresa come strumento per migliorare la qualità della vita delle persone e contribuire alla costruzione di una società più giusta ed equa.
Fondò il Movimento Comunità nel 1947 con l’obiettivo di promuovere una riforma dello Stato basata sul federalismo e sull’autogoverno locale. Fu anche candidato alle elezioni politiche del 1958 come indipendente nelle liste del Partito Socialista Italiano.
La morte improvvisa di Adriano Olivetti nel 1960 segnò l’inizio del declino dell’azienda che non riuscì a mantenere il suo ruolo di leader nel mercato globale della tecnologia. Negli anni successivi si susseguirono diverse crisi finanziarie ed industriali che portarono alla cessione dell’azienda a Telecom Italia nel 2003.
Oggi Olivetti è ancora attiva come società controllata da TIM Group ed opera nel settore delle soluzioni digitali per le imprese.
Resta comunque un esempio storico di come un’impresa possa essere al tempo stesso innovativa ed etica contribuendo allo sviluppo economico ma anche sociale e culturale del paese, l’unico vero Mistero che può portare ad una riflessione collettiva è “perché non riusciamo a replicare in Italia un modello così virtuoso da far invidia alla Silicon valley?”
This post was published on 24 Marzo 2023 7:30
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