La tanto attesa flat-tax si farà attendere almeno per altri 5 anni, intanto la nuova riforma cambia il sistema fiscale italiano
Viviamo in uno dei peggiori momenti per l’economia globale: tra crisi energetica e finanziaria, guerra e carenza di risorse la popolazione paga le conseguenze maggiori. In Italia è sempre più difficile arrivare a fine mese, figuriamoci riuscire a risparmiare o, addirittura, a investire.
Uno dei cavalli di battaglia in campagna elettorale era la flat-tax, un sistema di tassazione più leggero e proporzionale al reddito, ma, ad oggi, non sembra vicina alla realizzazione. Tuttavia, il sistema fiscale sta cambiando nel nostro Paese.
La bozza di riforma fiscale del Governo propone un percorso graduale verso l’implementazione di una flat-tax per lavoratori e pensionati. Tuttavia, prima di raggiungere questo obiettivo, ci sarà una ristrutturazione degli scaglioni di reddito. Per raggiungere questo obiettivo, saranno effettuati tagli alle agevolazioni fiscali e ai bonus. L’obiettivo è anche quello di ridurre gli oneri per le imprese. Un’ipotesi è quella di eliminare l’IVA su pane, pasta e latte.
L’obiettivo finale è una flat tax per tutti, un’unica aliquota fiscale indipendentemente dal livello di reddito. La strada per raggiungere questo obiettivo è però lunga, circa cinque anni, e prevede tappe intermedie per ridurre gradualmente il peso delle tasse.
Il Governo sta attualmente sviluppando questa riforma fiscale, che richiede miliardi di euro per essere attuata. Pertanto, il primo passo è tagliare la montagna di agevolazioni fiscali.
Esistono circa 600 deduzioni, detrazioni e altri incentivi fiscali volti a ridurre il carico fiscale, ma molti di essi vanno a beneficio solo di un numero ristretto di contribuenti. Questa montagna di bonus costa attualmente 165 miliardi di euro e da tempo si cerca di ridurre il numero di agevolazioni fiscali senza successo.
Con questa riforma, i tagli saranno attuati progressivamente, senza intaccare quelli più popolari (come la sanità, l’istruzione e la casa) e con l’idea di ridurre l’ammontare delle agevolazioni fiscali all’aumentare del reddito (con uno stop oltre i 100.000 euro).
Per quanto riguarda l’imposta sul reddito, per i lavoratori e i pensionati, si pensa di ridurre in prima battuta il numero di scaglioni da quattro a tre. Le ipotesi prese in considerazione sono due e si concentrano soprattutto sull’aiuto alla classe media (passaggio ad aliquote del 23%, 33% e 43%, oppure del 23%, 27% e 43%).
A seconda di come verranno definite le fasce di reddito, si capirà chi ne beneficerà e quanto denaro sarà necessario: secondo alcune stime, tra i 6 e i 10 miliardi di euro.
Sono state proposte modifiche anche per le imposte sulle imprese. L’imposta sul reddito delle società (IRES) diventerebbe più leggera per chi investe e assume (introducendo una seconda aliquota), e la tanto criticata Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) verrebbe gradualmente eliminata e sostituita da un’addizionale all’IRES.
Anche l’IVA, l’imposta che si paga per l’acquisto di beni, potrebbe cambiare, con la proposta di eliminarla per alcuni beni essenziali come pane, pasta e latte. Tuttavia, il reperimento dei fondi necessari per questa proposta è ancora in discussione.
Per contrastare l’evasione fiscale, il governo intende affidarsi in larga misura ad accordi e transazioni tra lo Stato e i contribuenti con conti in sospeso.
This post was published on 12 Marzo 2023 7:30
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