l’FBI e il Dipartimento della Difesa stavano sviluppando un software di riconoscimento facciale per identificare le persone utilizzando telecamere stradali e droni.
Ciò che avete appena letto è quello che emerso da migliaia di documenti condivisi da ACLU, un’organizzazione statunitense non governativa orientata a difendere i diritti civili e le libertà individuali.
Secondo i documenti condivisi dall’ACLU con il Washington Post, i leader del programma hanno lavorato con gli scienziati dell’FBI e con i migliori specialisti di computer vision: un campo dell’intelligenza artificiale che permette ai computer di ricavare informazioni significative da immagini digitali, video e altri input visivi, allo scopo di intraprendere azioni o formulare delle segnalazioni sulla base di tali informazioni.
“Abbiamo ottenuto migliaia di documenti che rivelano i grandi investimenti dell’FBI nello sviluppo di un software per il riconoscimento facciale che potrebbe consentire al governo di identificare e tracciare milioni di persone alla volta.” ha dichiarato l’ACLU in un post su Twitter, per poi continuare il discorso in altri tweet: “L’FBI e il Dipartimento della Difesa sono impegnati da anni nella ricerca e nello sviluppo di software di riconoscimento facciale. L’obiettivo finale è quello di rintracciare un gran numero di persone utilizzando i filmati di qualsiasi telecamera di sorveglianza pubblica, indipendentemente da quanto siano sgranati, lontani o oscurati.”
L’obiettivo del progetto “Janus”, nome in codice che deriva del dio romano con due volti (uno vede il futuro, l’altro il passato), era quello di sviluppare una tecnologia di scansione facciale altamente avanzata in grado di scansionare i volti delle persone, sfruttando le numerose telecamere posizionate in diversi luoghi pubblici: come strade, stazioni, ospedali e scuole.
Secondo i dati, i ricercatori hanno pagato decine di volontari per recitare scenari realistici in un centro di addestramento del Dipartimento della Difesa: alcune simulazioni riproponevano il contesto di un ospedale, altri scenari ricostruiti erano invece le stazioni delle metropolitane, i mercati all’aperto e le scuole; tutto per migliorare e testare le capacità del nuovo avanzatissimo sistema.
Il test ha prodotto migliaia di video e foto di sorveglianza, comprese le riprese dei droni, registrando alcuni casi in cui gli obiettivi venivano riconosciuti e registrati anche quando erano oltre i 500 metri di distanza.Gli esperti che hanno parlato con Gizmodo hanno affermato che le capacità di sorveglianza avanzata descritte nei documenti potrebbero rappresentare “minacce davvero senza precedenti” alla privacy personale e alle libertà civili, soprattutto se si considera che in molti paesi manca una significativa protezione della privacy a livello federale.
Se implementata come documentato, la coltre di telecamere del programma Janus assomiglierebbe ai sistemi di sorveglianza già in vigore in Cina, che il Pentagono e altre agenzie di intelligence hanno invece denunciato pubblicamente.
Nathan Freed Wessler, vicedirettore dell’ACLU (Speech, Privacy, and Technology Project), ha dichiarato: “Il governo sta aprendo il vaso di Pandora […] che può consentire il tracciamento pervasivo di chiunque o di chiunque in un modo che non è mai stato possibile in una società libera […] I legislatori devono chiudere la porta all’abuso governativo di questa tecnologia ora, prima che sia troppo tardi”.
Il senatore Edward J. Markey ha dichiarato che presto insisterà nuovamente su una proposta di legge, introdotta per la prima volta nel 2020, che limiterebbe il modo in cui le agenzie federali possono utilizzare il riconoscimento facciale e altre tecniche di ricerca biometrica. “La capacità degli americani di muoversi nelle nostre comunità senza essere costantemente monitorati e sorvegliati si sta riducendo a un ritmo allarmante”, ha dichiarato Markey in una dichiarazione al Post. “Non possiamo stare a guardare mentre i tentacoli dello Stato di sorveglianza scavano sempre più a fondo nelle nostre vite private, trattando ognuno di noi come un sospetto in un’indagine sfrenata che mina i nostri diritti e la nostra libertà”.
“Una cosa è che un’azienda o un ente di ricerca dica che la tecnologia funziona discretamente in laboratorio. Un’altra cosa è dire che è pronta per essere utilizzata da droni o su immagini di sorveglianza di bassa qualità allo scopo di effettuare arresti”, ha detto Garvie. “Stiamo essenzialmente testando la tecnologia su persone reali con conseguenze reali”.
Le ultime dichiarazioni che avete letto sono di Clare Garvie, un avvocato dell’Associazione Nazionale degli Avvocati per la Difesa Penale, specializzato nel riconoscimento facciale. L’avvocato ha affermato che, dopo l’avvio del progetto Janus, la tecnologia è diventata “una tecnica investigativa forense onnipresente e di routine”.
Fonti: Gizmodo, The Washington Post
This post was published on 9 Marzo 2023 7:30
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