Oggi possiamo vedere pianeti, stelle e galassie lontane in tutta la loro bellezza, ma non basta una lente per riprodurre tutto questo
Le serie di fantascienza come Star Trek e Star Wars ci hanno portato a sognare lo Spazio sconfinato che ci circonda, immaginare pianeti alieni, galassie lontane lontane. Oggi più che mai questi desideri si stanno realizzando… e non solo perché Musk continua a voler colonizzare Marte.
Grazie alle moderne tecnologie riusciamo ad avere immagini dettagliatissime di stelle, pianeti e sistemi a milione di anni-luce da noi con una precisione incredibile. Proprio grazie a queste tecnologie sono state scoperte, recentemente, sei nuove galassie.
Il Telescopio Spaziale Webb, costato 10 miliardi di dollari, ha fotografato alcune delle prime luci dell’Universo, a volte provenienti da sorgenti a poche centinaia di milioni di anni dal Big Bang. Il telescopio assorbe la luce nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso e del vicino infrarosso, consentendo di vedere una luce più rossa rispetto a telescopi come Hubble.
Questo è particolarmente utile per vedere le sorgenti lontane, che appaiono più rosse perché la loro luce è stata allungata dall’espansione dell’universo nel suo percorso verso di noi. Oltre a vedere galassie primordiali e stelle antiche, il telescopio ha rivelato dettagli prima sconosciuti delle atmosfere degli esopianeti, regioni di formazione stellare in massicce nubi di polvere nello spazio e ci ha persino permesso di dare un’occhiata ai pianeti del nostro sistema solare.
Ci sono voluti 30 anni e 10 miliardi di dollari per progettare, lanciare e mettere in funzione Webb. Ora che il telescopio è operativo – e sta lavorando a un livello di precisione notevole – la NASA, l’Agenzia Spaziale Europea e l’Agenzia Spaziale Canadese vogliono ottenere tutto il possibile da esso. Le immagini di Webb stanno ispirando una nuova generazione di scienziati spaziali a pensare oltre i confini della nostra atmosfera, proprio come fece il telescopio spaziale Hubble tre decenni fa.
L’occhio umano non può vedere la luce infrarossa. Ciò significa che i dati Webb devono essere tradotti in lunghezze d’onda visibili, un’operazione che è tanto artistica quanto scientifica. Le persone addette a processare le immagini devono scegliere quali aspetti di un’immagine riprodurre, a seconda di ciò che è scientificamente più interessante.
In un’immagine, ciò può significare enfatizzare il contrasto tra due diversi tipi di gas in una nebulosa; in un’altra, può significare dare una colorazione più vivace alle regioni energetiche della formazione stellare. Senza il loro lavoro, tutti gli straordinari risultati ottenuti da Webb sarebbero decisamente meno belli e accessibili.
Le prime immagini sono state una dimostrazione di ciò che il telescopio è in grado di fare e di quanto sia potente, e quale modo migliore di farlo se non quello di mostrare la bellezza naturale del cosmo attraverso queste immagini? Avere a disposizione qualcuno che prenda i dati e ne riveli la bellezza intrinseca è una parte davvero essenziale di questo progetto, in termini di divulgazione delle informazioni al pubblico.
Ha dichiarato Joe DePasquale, senior science visuals developer presso lo Space Telescope Science Institute
I processori di immagini del telescopio Webb traducono faticosamente le copiose quantità di dati a infrarossi in colori pieni per il nostro piacere di vedere. Il team è piccolo, solo poche persone delle circa 20.000 che hanno lavorato al telescopio spaziale, e gestisce i dati di entrambi gli strumenti principali di Webb, lo strumento per il medio infrarosso (MIRI) e la fotocamera per il vicino infrarosso (NIRCam).
Un’immagine composita di Webb può essere composta da centinaia di milioni di pixel, uniti da centinaia o migliaia di immagini singole. Il loro lavoro ci sta mostrando nuovi oggetti con dettagli senza precedenti e oggetti conosciuti come mai prima d’ora.
Webb ha abbastanza carburante per rimanere in funzione per circa 20 anni. In questo lasso di tempo, il team di Webb permetterà di fare altre scoperte, sondando la natura delle prime stelle e galassie, gli esopianeti e persino nuove visioni degli oggetti del nostro sistema solare.
Webb pone anche le basi per i futuri osservatori spaziali. Il Roman Space Telescope (il cui lancio è previsto per questo decennio) indagherà l’energia oscura e l’accelerazione dell’espansione dell’universo. La NASA ha anche in programma un telescopio che studierà l’abitabilità degli esopianeti in orbita attorno a stelle vicine.
Fonte: stsci.edu | Space Telescope Science Institute
This post was published on 3 Marzo 2023 6:30
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