Il posto più inclusivo al mondo è… Nello Spazio | La disabilità non è un ostacolo lì

spazio senza confini

Grazie a realtà come AstroAccess lo spazio si sta dimostrando un’opportunità sempre più inclusiva, anche per le persone affette da disabilità.

AstroAccess è un progetto dedicato a promuovere l’inclusione dei disabili nell’esplorazione spaziale aprendo la strada ad astronauti disabili nelle discipline STEM, lanciando scienziati, veterani, studenti, atleti e artisti disabili in voli parabolici con la Zero Gravity Corporation (ZERO-G).

Una donna sfila la protesi dalla gamba mentre lievita in aria durante un lancio a gravità zero

AstroAccess: missioni paraboliche e parastronauti

Fondato da Anna Voelker e George Whitesides all’inizio del 2021, AstroAccess mira a rendere lo spazio più accessibile, senza lasciare indietro il 25% dell’umanità, costruendo una realtà dove i temi chiave sono accessibilità, giustizia e inclusione. Secondo Anna Voelker, direttore esecutivo di AstroAccess, la missione principale del progetto è capire e studiare come l’accesso universale possa creare “benefici per tutti e non solo per coloro che storicamente sono stati esclusi dalle opportunità.

AstroAccess non è sola in questa missione. L’Agenzia spaziale europea ha lanciato il “progetto parastronauta” nel 2021, nominando l’atleta paralimpico britannico John McFall primo parastronauta dell’agenzia spaziale nel novembre 2022.

“La disabilità non è solo una sedia a rotelle”

È importante ricordare che le persone disabili hanno un legame storico con il volo spaziale: negli anni ’50 la NASA riunì un gruppo di uomini sordi, ora noti come gli Undici di Gallaudet, per prepararsi al volo spaziale umano. Alcune persone sorde hanno un danno cocleare all’orecchio interno che le rende immuni alla cinetosi, ciò che comunemente definiamo “mal d’auto”, caratteristica che li ha resi dei candidati ideali per alcune ricerche spaziali.

Dwayne Fernandes, amputato alle gambe all’età di 11 anni, ha recentemente partecipato a un volo parabolico insieme a un equipaggio di ricerca disabile e ha raccontato a Gizmodo la sua esperienza. Il volo a gravità zero lo ha gettato in uno stato di profonda contemplazione e, mentre l’equipaggio festeggiava il successo della missione, lui si è sentito in dovere di mettere penna su carta e scrivere qualche poesia.

Foto all'equipaggio pronto a sottoporsi al volo a gravità zero.

Secondo Fernandes “la disabilità non è solo una sedia a rotelle, dobbiamo espandere questo pensiero. La disabilità è una condizione con più ostacoli“. Per una persona su una sedia a rotelle questi ostacoli possono comprendere le altezze, le scale e persino la gravità.

Ora, per capire al meglio il discorso e la differenziazione tra disabilità e ostacoli, vi lasciamo alle parole di Fernandes: “Su quel volo a gravità zero, avevo la mia condizione – la condizione è rimasta – ma l’ostacolo è sparito. È stata una sensazione profonda e strana che mi ha spinto a reidentificarmi. Il modello sociale della disabilità dice che sono una persona con una disabilità, ma la mia condizione è cambiata in un ambiente a gravità zero. Quando sono in assenza di gravità non sono disabile, sono in realtà super abilitato“.

La Cometa del vomito

Sviluppando il discorso, Fernandes si è descritto come “compatto” e dotato di “parti upgradabili”. Le gambe “sono d’intralcio nello spazio”, finendo per essere solo un peso aggiuntivo che aumenterà i costi di lancio. “Non esiste una passeggiata spaziale, i piedi non camminano, sono solo ancorati”: tutto ciò di cui avrebbe bisogno per vivere e lavorare nello spazio, sono “un paio di moschettoni e qualche gancio”.

Il problema messo in luce da Fernandes è che attualmente siamo bloccati in una mentalità abile, che equipara la disabilità in superficie alla disabilità nello spazio, parallelo che, come già raccontato, è stato più volte smentito. Fernandes sostiene che questa è una conseguenza della corsa allo spazio di stampo militare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, ma “l’era della guerra fredda nello spazio è finita, l’era dello spazio “Right Stuff” è finita e ora stiamo entrando nella fase commerciale della presenza nello spazio”, ha detto Fernandes.

logo di AstroAccess

“Se si vuole che lo spazio sia un luogo redditizio e commercialmente valido, è necessario parlare con persone disabili”. AstroAccess con le sue missioni paraboliche – due delle quali sono già decollate – si sta impegnando proprio a dimostrare quanto siano fondate testimonianze del genere.Volando a bordo di un velivolo B-727 della Zero Gravity Corporation, soprannominato la “cometa del vomito”, l’equipaggio disabile esegue una serie di test mentre fluttua in fugaci momenti di assenza di peso.

I test offrono diversi spunti su come gli individui con varie disabilità possono lavorare nello spazio e su come potrebbero essere sfidati, abilitati e persino avvantaggiati nell’ambiente spaziale. L’aspettativa di AstroAccess è che gli sviluppatori commerciali utilizzino questi dati per la progettazione di veicoli spaziali e habitat spaziali, “invece di dover adattare qualcosa che è già in orbita”.


Fonte: Gizmodo science fair