Se siete lavoratori dipendenti, pubblici o privati, le vostre buste paga potrebbero gonfiarsi un po’ a partire da questo mese
Da oltre un anno tantissime famiglie italiane stanno subendo gli effetti della crisi economica nazionale ed internazionale. Con l’inflazione che aumenta e, quindi, i prezzi di tutti i beni di consumo gonfiati a dismisura, arrivare a fine mese, per molti, è una vera sfida.
Per fronteggiare questa situazione già lo scorso Governo aveva decretato un taglio netto dei contributi previdenziali per garantire un lieve aumento degli stipendi. Qualche euro in più in busta paga che potrà di certo aiutare i lavoratori in difficoltà.
La riduzione dei contributi previdenziali era stata introdotta in misura limitata (0,8%) dal Governo Draghi durante il primo semestre del 2022 e poi aumentata a due punti nella seconda parte dell’anno. L’attuale esecutivo ha confermato questo sgravio per tutto il 2023, incrementandolo per chi guadagna fino a 25.000 euro all’anno.
Il traguardo dichiarato è quello di portare questo taglio a cinque punti entro la fine della legislatura, ma per farlo sarà necessario trovare ingenti risorse finanziarie in modo strutturale. Inoltre, verrà affrontato il tema della distribuzione dello sgravio tra il lavoratore e il datore di lavoro (per il quale normalmente è prevista un’aliquota contributiva del 23,81%). L’obiettivo politico è quello di riconoscere due terzi del taglio al dipendente e un terzo all’azienda.
La legge di Bilancio ha previsto un taglio dei contributi previdenziali che si tradurrà in un incremento effettivo degli stipendi a partire dal cedolino di gennaio. Questo intervento avrà un impatto di 5 miliardi di euro sul bilancio pubblico e porterà a un aumento lordo di 58 euro per coloro che guadagnano fino a 1.923 euro al mese e avranno diritto a una riduzione di tre punti dell’aliquota contributiva. Per chi ha un reddito superiore a 2.692 euro, lo sgravio di due punti già in vigore lo scorso anno sarà confermato, con un massimo di 54 euro in termini lordi.
La circolare dell’INPS della scorsa settimana ha chiarito tutti gli aspetti delle nuove regole sul taglio dei contributi previdenziali, che entreranno in vigore con i pagamenti di gennaio. Queste regole riguardano tutti i dipendenti pubblici e privati, ad eccezione dei lavoratori domestici che hanno aliquote contributive più basse e una normativa specifica.
La quota di contribuzione a carico del lavoratore, fissata al 9,19% per la componente previdenziale, scenderà al 6,19% per chi guadagna fino a 1.923 euro al mese e al 7,19% per chi ha un reddito inferiore a 2.692 euro.
È importante notare che questo taglio non avrà alcun impatto sulle pensioni future degli interessati, che saranno calcolate come se il versamento fosse pieno, come previsto esplicitamente dalla legge.
L’Inps sottolinea che la riduzione dei contributi viene calcolata mensilmente. Ciò significa che se durante un determinato periodo di paga, il reddito supera le soglie stabilite, la riduzione sarà ridotta (da tre a due punti) o scomparirà del tutto.
Questo potrebbe causare effetti indesiderati. Ad esempio, se un dipendente con una retribuzione vicina alla soglia di 2.692 euro riceve un piccolo aumento o svolge lavoro straordinario, la sua retribuzione effettiva potrebbe risultare uguale o addirittura leggermente inferiore a quella precedente a causa della perdita del diritto alla riduzione dei contributi. Se l’aumento fosse maggiore, la riduzione sarebbe comunque inferiore a quanto previsto.
This post was published on 6 Febbraio 2023 9:30
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