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Fuorigioco

Un anime realizzato con le intelligenze artificiali? Lo ha fatto Netflix

Martedì scorso, il canale YouTube giapponese di Netflix ha pubblicato a sorpresa un nuovo cortometraggio anime intitolato “The Dog & The Boy” (“Inu to Shōnen”) realizzato da Wit Studio.

Il cortometraggio presenta sfondi generati attraverso l’intelligenza artificiale, basati sugli artwork dei concept artist di Wit Studio: l’intervento umano è servito anche per ritoccare le immagini generate dall’AI. Il risultato? Sui social è scoppiato il putiferio.

Animazione giapponese e intelligenza artificiale

In un tweet, Netflix Japan ha affermato che il commovente The Dog & The Boy utilizza l’arte generata dall’intelligenza artificiale in risposta alla carenza di manodopera nell’industria degli anime: “Come sforzo sperimentale per aiutare l’industria degli anime, che ha una carenza di manodopera, abbiamo usato la tecnologia di generazione di immagini per le immagini di sfondo di tutti i video di tre minuti!”

Il tweet ha attirato immediatamente le critiche e l’indignazione degli utenti dell’uccellino blu, che accusavano Netflix di sfruttare l’intelligenza artificiale semplicemente per evitare di pagare gli artisti umani: paura al centro di parecchi confronti, fuori e dentro il web, da quando le AI generative hanno cominciato a decollare. Sono in molti a considerare piattaforme come ChatGPT o Midjurney strumenti non etici, in quanto addestrati su masse di prodotti e opere d’arte create dall’uomo.

Esce The Dog & The Boy e Netflix è sotto attacco

L’affermazione di Netflix Giappone, secondo cui l’AI sarebbe stata utilizzata per colmare una presunta carenza di manodopera, ha solo alimentato le paure degli utenti, convinti che le AI generative saranno presto utilizzate per tagliare ulteriormente i costi e svalutare i lavoratori. A rafforzare queste accuse ci pensano i credits del cortometraggio, che per quanto riguarda gli sfondi, precisamente la sezione “Background Designer”, accredita semplicemente “AI+Human”, evitando di inserire il nome degli artisti che si sono occupati dei concept iniziali e dei ritocchi finali.

“Svegliarsi e vedere che Netflix ha iniziato a usare l’AI per sostituire i suoi background artists e oltre a chiamarli “Human” non si preoccupa nemmeno di accreditare le persone che la gestiscono, che poi neanche loro si sono impegnati ed è uscita una spazzatura.“: quello che avete appena letto è uno dei tanti commenti apparsi su Twitter pubblicati da diversi utenti, molti dei quali sono appassionati o professionisti del settore.

Secondo un comunicato stampa, il cortometraggio è stato prodotto da Netflix Anime Creators Base, ovvero uno studio con sede a Tokyo che la società ha creato per potenziare la produzione di anime con nuovi strumenti e metodi. The Dog & The Boy è stato realizzato in collaborazione con Rinna Inc., una società specializzate nelle immagini generate con l’ausilio delle AI, e con la società di produzione WIT Studio, studio d’animazione che ha realizzato le prime tre stagioni di Attack on Titan e attualmente al lavoro su Vinland Saga (la seconda stagione sta uscendo durante queste settimane proprio su Netlfix).

Licenziamenti e AI

Anche l’artista sasakure.uk, autore della colonna sonora del cortometraggio, ha utilizzato un codice AI chiamato “M” per creare la canzone “AINOUTA” presente in The Dog & the Boy. Sebbene sia indubbio che sasakure.uk sia in grado di creare brani anche senza AI, questa volta è stata comunque utilizzata, per un fattore stilistico o pratico non ci è dato saperlo, e sicuramente avrà ridotto il tempo necessario alla composizione del brano.

Una cosa è certa, la domanda di nuove produzioni anime è salita alle stelle negli ultimi anni, ma è anche vero che l’industria è da tempo afflitta da casi di abusi sul lavoro e salari inadeguati. Secondo quanto riporta Vice, nel 2017 un illustratore è morto mentre lavorava, presumibilmente per un attacco di cuore e un ictus causati dallo stress, mentre nel 2021 lo stipendio riportato dagli illustratori di anime di basso livello era di appena 200 dollari al mese, costringendo alcuni a riconsiderare la carriera come un modo sostenibile per guadagnarsi da vivere e costruirsi un futuro.

Pare che anche i migliori animatori guadagnino solo dai 1.400 ai 3.800 dollari al mese, tutto questo mentre la stessa industria degli anime ha registrato un boom senza precedenti durante la pandemia. Diversi tweet hanno messo in discussione anche le giustificazioni del colosso streaming rosso, affermando che “Netflix ha usato l’AI art per questo cortometraggio, così i dirigenti non devono pagare agli animatori un salario di sussistenza nel bel mezzo di una carenza di manodopera”.

Altri ancora ricordano invece dei licenziamenti recenti che mettono in dubbio ancora di più le dichiarazioni di Netflix Japan che “è passata all’AI citando una “carenza di manodopera”, quando ha appena licenziato centinaia di animatori e tagliato centinaia di progetti di animazione. #SupportHumanArtist è così importante in questo momento”. Non è infatti un caso se le critiche generate dell’esperimento di Netflix sono state così aspre e cariche di tensioni: soltanto lo scorso Settembre, lo studio americano Netflix Animation ha licenziato 30 dipendenti nel tentativo di snellire i costi di produzione.

This post was published on 5 Febbraio 2023 6:30

Stefano Sergente

Nato nel 1993 tra le rive radioattive del Fiume Pescara, dopo aver studiato le antiche arti della sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics, decide inconsciamente di dedicare la sua vita alla scrittura. Tra le tante avventure intraprese ci sono diversi progetti cinematografici e fumetti brevi, tra i quali alcuni pubblicati con il collettivo Spaghetti Comics. Grazie all'educazione spartana impartita dai suoi fratelli maggiori, può vantare la fortuna di avere avuto un joypad del NES tra i suoi primi giocattoli, passione che ha portato avanti tutta la vita consumando pad di varie console, mouse, tastiere, occhi e mani.

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