Nelle ultime settimane i dirigenti Google hanno avute diverse riunioni a porte chiuse per affrontare il successo esponenziale di OpenAI, che grazie a ChatGPT ha catturato l’attenzione del mondo e ha messo il suo modello di chatbot al centro di tutte le conversazioni sulle tecnologie AI.
Google ha partecipato allo sviluppo della tecnologia di OpenAI, ma è Microsoft che si è buttata a capofitto sul treno dell’entusiasmo generato da OpenAI, visto che l’azienda si appresta a investire 10 miliardi di dollari nella società e a muoversi per incorporare la sua tecnologia in vari prodotti.
Il nuovo chatbot di Google
OpenAI ha potenziato i modelli di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) ingrandendoli e fornendo loro una quantità gigantesca di dati utili all’addestramento dell’AI, raccolti da e-book gratuiti, pagine Wiki, forum di discussione e svariate fan fiction.
Forse non lo sapevate, ma OpenAI non ha inventato il modello di PNL che alimenta ChatGPT: GPT è l’acronimo di “generative pretrained transformer” (trasformatore generativo preaddestrato) ed è stato Google a inventare il modello linguistico nel 2018 con BERT (bidirectional encoder representations from transformers), modello che ora Google sta utilizzando per migliorare le sue capacità di ricerca e traduzione.
Sparrow, il nuovo rivale di ChatGPT
Ma Google non ha smesso di lavorare sui chatbot basati su AI, l’azienda sostiene infatti di avere un chatbot NLP chiamato LaMDA che è più potente di ChatGPT. Anche DeepMind, società controllata da Alphabet (sempre di Google), sta pensando di rilasciare un chatbot chiamato Sparrow entro la fine dell’anno, e si dice che Imagen, il generatore di immagini di Google, sarà in grado di competere con il generatore di OpenAI: DALL-E 2.
Il nuovo chatbot, chiamato Sparrow, è stato presentato l’anno scorso come proof-of-concept in un documento di ricerca. L’amministratore delegato di DeepMind Demis Hassabis ha dichiarato che Sparrow potrebbe essere rilasciato per una “beta privata” nel 2023 e, stando alle sue parole, potrebbe rivelarsi un chatbot molto più intelligente e “corretto” di ChatGPT.
Hassabis ha anche spiegato perché il progetto è stato ritardato rispetto al rilascio di ChatGPT, affermando che la cautela è necessaria quando si trattano tecnologie del genere. Questo approccio è stato certamente confermato dalla varietà di rischi associati a tecnologie generative, che nel caso di programmi come Midjourney o ChatGPT ha generato diverse critiche e paure.
Un’altra considerazione chiave che DeepMind sta tenendo in considerazione durante lo sviluppo di Sparrow è assicurare l’accuratezza dei fatti, il nuovo chatbot di Google dovrebbe avere caratteristiche inedite per gli utenti di ChatGPT, come la possibilità di citare le fonti in merito a specifiche informazioni, con tanto di link di collegamento.
Il vero rivale di Google: Microsoft
Secondo il documento di ricerca che illustra il funzionamento di Sparrow, quest’ultimo ha supportato le risposte presentando fonti attendibili nel 78% dei casi. “La dinamica centrale del modello di business di Google consiste nel restituire link e inserire link pubblicitari accanto ai risultati”, afferma Andrew Ng, fondatore e CEO di Landing AI ed ex leader fondatore del team Google Brain.
Fino a poco tempo fa, la rivalità tra OpenAI e Google (di cui vi abbiamo parlato qui qualche giorno fa), sembrava una storia alla Davide e Golia: un piccolo e agile avversario che minaccia un colosso tecnologico. Secondo molti, OpenAI potrebbe aver deciso di lanciare ChatGPT al pubblico proprio per lasciare questa impressione, aumentando la propria fama nella speranza di attirare nuovi investitori.
Questa strategia sembra aver funzionato: OpenAI aveva già una partnership di distribuzione con Microsoft, ma questa settimana proprio Microsoft ha annunciato un ulteriore espansione della partnership, presentando un investimento di ben 10 miliardi di dollari. Microsoft possiede ora una quota significativa di OpenAI e intende integrare la tecnologia nel suo motore di ricerca Bing e nelle sue applicazioni di produttività. Insomma, la sfida ora è di nuovo tra giganti: Google vs Microsoft.
“OpenAI non è un piccolo attore; è praticamente una filiale di Microsoft”, afferma Mike Volpi, partner di Index Ventures, la cui azienda investe in startup di IA dal 2016. “La maggior parte dei finanziamenti proviene da Microsoft, quindi credo sia giusto pensare che sia un’estensione di Microsoft; e in questo contesto, molte altre cose diventano molto chiare. La quota di mercato di Bing [nel settore della pubblicità di ricerca] è piccola rispetto a quella di Google, quindi Microsoft ha sicuramente il desiderio di interrompere questo flusso”.