E’ possibile venire risarciti dopo una truffa online: questo è l’unico modo per ottenere tutti i soldi perduti
Le truffe online sono diventate negli ultimi anni il modo più semplice per guadagnare illegalmente: è fin troppo facile cadere nei tranelli degli hacker anche meno abili. Basta aprire per sbaglio una email o un SMS, alle volte, per vedere i propri conti svuotati o drasticamente ridotti.
Moltissime persone, specialmente gli anziani, non sanno ancora come proteggersi da queste truffe o come riconoscerle, diventando bersagli facili per operazioni che in termini tecnici vengono definite “phishing”. Solo in Italia sono decine di migliaia le vittime ed ogni giorno vengono inventati nuovi sistemi per estorcere denaro ai malcapitati. Negli ultimi mesi, addirittura, circolavano finte email dell’Agenzia delle Entrate che se aperte prendevano il controllo dei dispositivi e dei dati al loro interno.
Un altro punto a favore dei truffatori virtuali è la quasi assoluta impunità. Gli hacker attaccano migliaia di utenti al giorno aspettando che alcuni abbocchino, racimolando nel mucchio migliaia e migliaia di euro. Spesso non esiste nemmeno una vera e propria tutela legale, perché in genere sono i truffati stessi a tuffarsi nella rete. Soprattutto, quello che è sempre mancato per le vittime è un adeguato risarcimento, posto che difficilmente i responsabili vengono trovati (spesso sono residenti in Stati diversi, quindi anche trovandoli sarebbe impossibile ottenere un loro risarcimento).
Eppure, una recente decisione giudiziale potrebbe drasticamente cambiare le sorti delle vittime di truffe online nel nostro Paese.
Tutto è iniziato nell’estate del 2021, quando una signora di Palermo è rimasta vittima di un’ennesima truffa. In quel caso la donna aveva ricevuto un SMS fasullo che sembrava inviato da Poste Italiane. Così come nel caso dell’Agenzia delle Entrate, il messaggio chiedeva di cliccare su un determinato link per correggere alcune irregolarità del conto Banco Posta.
Preoccupata per i suoi risparmi, la signora ha aperto il link e si è trovata in un sito del tutto identico a quello delle Poste, quindi ha provveduto immediatamente a immettere le sue credenziali per accedere alla sua area personale. Facendo questo non è entrata realmente nel suo account, ha solo fornito username e password ai truffatori che, da quel momento, hanno avuto libero accesso al suo conto.
Inoltre, per effettuare operazioni, è necessario ottenere un codice OTP (One Time Password), la ormai nota “autenticazione in due fattori” presente in quasi tutte le app più protette e sicure. Si ottiene richiedendola al sito stesso che invia un codice unico al cellulare del richiedente.
Così, i truffatori hanno chiamato la donna e fingendosi impiegati delle poste, le hanno chiesto di ottenere il codice OTP per completare le fantomatiche operazioni per salvare il suo conto. La palermitana ha eseguito anche questo passaggio, ma come ha comunicato il codice la telefonata si è conclusa ed il suo conto, perfettamente funzionante, è stato svuotato di 2.500 euro.
La vittima non si è persa d’animo. Resasi conto della truffa si è rivolta immediatamente alle Poste Italiane per ottenere un risarcimento: la donna sosteneva che fosse colpa dell’ente in quanto non ha effettuato controlli efficaci ad impedire simili truffe. Le Poste, ovviamente, hanno negato ogni responsabilità ribadendo di aver fatto tutto il possibile e che la truffa era stata effettuata solo perché la lei stessa aveva fornito le credenziali abboccando.
La palermitana si è quindi rivolta ad un avvocato che ha posto il caso all’attenzione dell’Arbitro Bancario Finanziario, un organo che cerca di dirimere le controversie sorte tra risparmiatori e banche. La decisione di quest’ultimo, arrivata negli scorsi giorni dopo ormai anni di analisi del caso, ha stravolto completamente la situazione.
L’Arbitro ha riconosciuto la responsabilità delle Poste Italiane nella misura in cui hanno concesso il codice unico senza alcuna specificazione della sua utilità. Non hanno, in pratica, controllato perché la vittima stesse chiedendo quel codice e per quale operazione. Inoltre, non hanno comunicato l’importanza di quel codice e di non comunicarlo a nessuno, cosa che avrebbe sicuramente impedito la buona riuscita della truffa.
Pertanto le Poste Italiane sono state condannate a risarcire la donna per tutto l’importo perso, quindi 2.500 euro, oltre a interessi e danni subiti nel frattempo.
Se siete stati truffati online non perdete subito le speranze dicendo addio ai vostri soldi. La decisione presa nel caso della signora di Palermo costituisce un importante precedente. Nel malaugurato caso di diventare vittime di simili sistemi chiedetevi se l’ente preposto a tutelare i vostri risparmi o i vostri dati abbia fatto tutto il possibile per impedire il misfatto.
In caso contrario, anche se una sola procedura ha favorito i truffatori, potreste ottenere tutto ciò che avete perduto. Certo, i malviventi saranno ancora in circolazione con i vostri soldi, ma almeno non a spese vostre.
This post was published on 20 Gennaio 2023 6:00
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