Negli ultimi decenni, l’evoluzione tecnologica ha galoppato incessantemente, andando sempre avanti senza accenni di stanchezza. Sotto tanti aspetti, negli ultimi 15/20 anni, vi sono tate delle innovazioni così enormi da non avere quasi precedenti nella storia. E questo moto innovativo riguarda tantissimi settori, interconnessi sia direttamente che trasversalmente.
Basti pensare tutto quello che si è avuto lato telefonia: non solo nuove applicazioni e servizi che hanno reso la comunicazione e la condivisione d’informazione pratica, veloce e gratuita così da essere alla portata di tutti, ma veri e propri smartphone innovativi capaci di svolgere funzioni che prima erano appannaggio esclusivo dei più potenti computer.
Oltre ai servizi di comunicazione, tra cui possiamo comprendere anche i social media come Facebook e Instagram che hanno dato una mano significativa nel moto d’interconnessione globale, vanno ricordati anche altri servizi: dalle cose più semplici come guardare il meteo della settimana fino a cose più complesse come il ritocco fotografico, fino alla svolta veloce e aggressiva delle intelligenze artificiali.
All’aumento della velocità di evoluzione e innovazione però, si oppone in maniera inversamente proporzionale, un abbassamento del tempo di obsolescenza che i dispositivi elettronici hanno. Insomma, si riduce il ciclo di vita di qualunque dispositivo ci troviamo a maneggiare, dai cellulari agli aspirapolvere.
Lo sviluppo di cellulari sempre più potenti ha richiesto che nascessero nuovi sistemi operativi, abbastanza potenti da riuscire a gestire la mole d’informazioni che passavano per un singolo dispositivo. Si inizia quindi a parlare di Android nel 2008, col rilascio della versione 1.0. Ma prima di proseguire, cos’è esattamente Android?
Android è un sistema operativo per dispositivi mobili, sviluppato da Google. Nonostante nasca come sistema progettato per smartphone e tablet, la sua natura Open Source lo ha portato presto ad essere utilizzato su qualunque tipo di dispositivo potesse disporre di funzionalità utili a rendere la vita del suo utilizzatore, più leggera.
Ed è così che Android passa ad essere sistema operativo di televisioni (Android TV), automobili (Android Auto), smartwatch (Wear OS), occhiali (Google Glass) e tantissimi altri dispositivi. Tutto questo ha portato Android a dei numeri incredibili: stando ai dati di ottobre 2022, Android è stato il sistema operativo per dispositivi mobili più diffuso al mondo, arrivando a coprire una fetta di mercato del 70,98% per quanto riguarda gli smartphone e del 49,19% per quanto riguarda i tablet.
A seguire, troviamo iOs, sistema operativo di Apple che, a differenza di Android non è un sistema aperto a tutti e che quindi funziona solo si dispositivi Apple. La compagnia di Steve Jobs ha ovviato a questo problema, creando una serie di dispositivi Apple così da creare un ecosistema perfettamente comunicante.
Con un post diramato di recente sul blog ufficiale di Android, Google ha confermato l’intenzione di “estendere il supporto di determinate funzionalità della piattaforma alle versioni Android esistenti”. Che significa? Vuol dire che quelli di Google stanno lavorando affinché, anche telefoni che non ricevono aggiornamenti del sistema operativo da anni, possano godere delle nuove funzionalità di Android.
Per farlo, hanno annunciato lo sviluppo di un sistema il cui progetto prende il nome di “Extension Software Developer Kit” che dovrebbe permettere agli sviluppatori di usare funzionalità esclusive delle versioni più recenti di Android, come ad esempio il nuovo selettore di foto di Android 13, nelle applicazioni che girano su dispositivi con sistema operativo Android 11 o Android 12.
Scott Westover, portavoce di Google, ha poi affermato che “questo sistema pone le basi per l’espansione dei test di privacy sandbox su Android”. Cos’è Privacy Sandbox? Si tratta dello strumento che Google sta sviluppando come alterativa ai più classici e utilizzati cookie, strumenti per la privacy durante la navigazione su Internet, nonostante al momento la community Android si mostra parecchio tiepida.
Extension SDK tuttavia, vuole partire dall’esperienza acquisita da Google, così da rendere possibili gli aggiornamenti delle funzioni chiave direttamente dal PlayStore, senza che sia necessario aggiornamento del sistema. Sviluppi del genere si rivelano molto importanti poiché permettono di mettere in prospettiva anche l’utilità stessa degli aggiornamenti di sistema in ambito Android.
Già in precedenza, Google aveva lavorato per rendere modulare il sistema Android ma i risultati erano stati abbastanza deludenti. Vedasi Project Treble introdotto con Android Oreo. Che sia questa la volta giusta per Google?
This post was published on 12 Gennaio 2023 9:30
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