La guerra tra lo Stato italiano e le nuove tecnologie va avanti ormai da decenni. Il nostro Paese tende a demonizzare qualunque innovazione basandosi sui timori e le preoccupazioni più o meno infondati.
Così, se il sistema scolastico fa acqua da tutte le parti e gli studenti sono sempre più impreparati la colpa non viene attribuita allo scarso investimento nel personale docente, alle strutture fatiscenti, alla difficoltà di seguire classi con oltre trenta alunni. La colpa è della tecnologia!
Mentre la scuola nel resto del mondo diventa sempre più digitale, con tablet al posto dei libri di testo per risparmiare carta e soldi o con piattaforme online dove ricostruire eventi storici in 3D, in Italia si va verso il divieto assoluto di utilizzare smartphone in classe.
E’ quanto si deduce dalla nuova circolare del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che dovrebbe introdurre regole particolarmente rigide sull’utilizzo dei dispositivi elettronici da parte degli studenti di ogni scuola italiana.
Gli smartphone e qualunque altra apparecchiatura elettronica (ad esempio gli smartwatch) dovranno essere depositati all’ingresso e recuperati solo al termine delle lezioni o durante l’intervallo. Ovviamente il divieto non limita l’utilizzo di apparecchiature utilizzate per fini didattici. L’unico problema è che raramente i nostri istituti dispongono di tali tecnologie.
Sembra, certo, lecito pretendere la massima attenzione dagli studenti e vigilare affinché non passino le ore in classe sui social. Tuttavia, piuttosto che porre divieti in grado di generare solo trasgressioni e polemiche, sarebbe il caso di chiedersi perché gli studenti riescano a postare indisturbati o, addirittura, ascoltare musica, senza che alcun docente intervenga o senza il minimo interesse nei confronti della lezione.
Il divieto sembra l’ennesimo modo per attribuire la colpa a qualcosa di esterno, il nuovo prodotto che devia la mente dei nostri giovani che, sicuramente, senza telefono ascolterebbero attenti assorbendo solo conoscenze sane. Evidentemente dimenticano che prima dell’arrivo degli smartphone si inviavano comunque messaggini lanciando palline di carta…
Gli smartphone, inoltre, possono “addirittura” contenere videogiochi. A quanto pare le forze politiche al Governo sembrano particolarmente coese nel ritenere i videogiochi il vero nemico dei nostri giovani pargoli.
Qualche settimana fa fece scalpore una class action intentata da alcuni genitori canadesi contro un noto videogioco. Nella denuncia il medium videoludico veniva paragonato all’abuso di sostanze stupefacenti, una partita ad un tiro di cocaina, con effetti devastanti sulla mente e sull’organismo. Per quanto la ludopatia sia una malattia grave e da debellare, l’estremismo e l’esagerazione dei genitori canadesi era evidente.
Eppure, in Italia abbiamo anticipato tali accuse già nel 2021. Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, pubblicò un’approfondita relazione sui danni provocati dall’uso intensivo di smartphone e videogiochi.
In tale documento l’analisi portava allo stesso risultato raggiunto dagli indignati d’oltreoceano: le nuove tecnologie sono come la cocaina, o peggio. I soggetti che giocano per troppo tempo diventano obesi, miopi, hanno frequenti tremori dovuti all’astinenza e spesso diventano aggressivi e violenti. Inutile dire che le basi mediche e scientifiche di simili affermazioni erano poche e alterate.
Indubbiamente l’uso eccessivo di apparecchi elettronici non fa bene alla mente ed all’organismo, ma paragonare tali effetti a quelli di una sostanza pericolosa, illegale e, spesso, letale come la cocaina è un’esagerazione mirata solo a generare terrore nei meno informati.
Quindi, se tra qualche anno dei bambini verranno ancora bullizzati perché al posto di giocare a pallone preferiscono i Pokémon (già, il bullismo esiste da secoli prima degli smartphone) sarà perché oggi ancora diffondiamo l’idea che i videogiochi rendono decerebrati, se le conoscenze degli studenti si limiteranno a poche pagine imparate a memoria sarà perché li abbiamo limitati a libri di testo datati, se il nostro Paese sarà ancora tra i meno digitalizzati al mondo sarà perché uno smartphone vale quanto una dose di cocaina.
This post was published on 23 Dicembre 2022 15:30
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