La guerra tra genitori e videogiochi continua: secondo una nuova denuncia un famoso titolo sarebbe come la cocaina
Che i videogiochi siano “pericolosi”, incitino alla violenza o alla dipendenza è un mantra che sentiamo spesso ribadire dai media. Ogni mese una qualche testata o qualche associazione fa partire una polemica, o una denuncia, contro questo o quel titolo, accusando di qualunque cosa, dal favorire gli omicidi al portare al satanismo.
Questa volta, le ire dei genitori “informati” e preoccupati per i propri pargoli si sono rivolte contro uno dei titolo più amati e giocati dai gamer più giovani.
I tribunali canadesi prenderanno presto in considerazione un’azione legale collettiva che accusa lo sviluppatore del videogioco Fortnite, Epic Games, di aver creato una dipendenza tra i suoi appassionati in Canada.
Tre genitori hanno intentato la causa, citando sintomi “fisici e psicologici” come “emicranie”, “mal di schiena” e “significativi problemi sociali” nei loro figli.
Questo gioco di battaglia, in cui un giocatore deve essere l’ultimo sopravvissuto di una partita all’ultimo sangue, è giocato da 350 milioni di utenti in tutto il mondo, secondo l’editore Epic Games. Negli ultimi quattro anni è stato uno dei videogiochi più popolari al mondo, soprattutto tra i minori.
Inoltre, proprio la scorsa settimana ha lanciato la sua nuova stagione in Unreal Engine 5.1, migliorando di gran lunga la grafica e arricchendolo con numerosi contenuti aggiuntivi.
I genitori ritengono che il gioco possa creare dipendenza come “l’eroina o la cocaina”. Dei tre bambini citati nella sentenza del tribunale che ha autorizzato il ricorso, a uno è stata diagnosticata una cyberdipendenza, mentre un altro, all’epoca tredicenne, avrebbe giocato, secondo i genitori, a 7.781 partite in due anni, “almeno tre ore al giorno”, a volte fino a notte fonda.
Hanno inoltre accusato l’editore del gioco di incoraggiare “spese eccessive”. Il gioco è scaricabile gratuitamente, ma molti utenti pagano per acquistare accessori per i loro personaggi, come abiti o balli. Uno dei bambini citati nella class action ha speso più di 6.000 dollari canadesi (4.100 euro).
Su quest’ultimo punto sono state già portate in giudizio moltissime cause in tutto il mondo, riguardanti giovani giocatori che avevano svuotato le carte di credito. Effettivamente, la facilità con cui le microtransazioni siano accessibili all’interno del gioco e l’assenza totale di un modo per limitare le spese sono irregolarità più volte segnalate ad Epic Games e mai risolte.
I tre genitori e i loro avvocati chiedono “danni morali e materiali e la restituzione dei benefici”, compreso il rimborso di tutti gli acquisti effettuati dai giocatori minorenni.
Epic Games sarà processata dai tribunali del Quebec per aver sviluppato e commercializzato un prodotto “pericoloso e dannoso”, non averne rivelato i rischi e aver danneggiato i minori con il suo sistema di valuta personalizzata.
I rappresentanti di Epic Games sostengono che le prove sono “insufficienti”, citando la mancanza di una “relazione di esperti”, di “cartelle cliniche che diagnostichino la ‘dipendenza'” e di uno studio sugli “effetti negativi di un videogioco”.
In aprile, Epic Games aveva già raggiunto un accordo da 26,5 milioni di dollari in North Carolina in relazione all’acquisto della sua moneta virtuale da parte di minori.
This post was published on 13 Dicembre 2022 18:00
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