Ogni angolo della Gamescom urla passione, divertimento, e voglia di stupire. Anche per chi è del settore come noi, un evento come la Gamescom è sempre una sorpresa, indipendentemente dalle volte che lo si visita.
Non a caso ci sono voluti un paio di giorni per metterci seduti a riflettere sulla miriade di cose che abbiamo visto e provato.
Vi abbiamo già raccontato in tempo reale le impressioni che abbiamo avuto su alcuni titoli (potete trovare qui il provato di Doom, qui quello di Blacksad, e qui quello di Cyberpunk 2077), ma crediamo sia interessante fornirvi un quadro più d’insieme sulla manifestazione stessa, sia che cerchiate informazioni per partecipare l’anno prossimo sia per pura curiosità, e sui suoi contenuti.
Un pò come accade nelle sfilate di moda, che dettano le tendenze per la stagione a venire, Gamescom è la vetrina perfetta per scoprire quali saranno le feature di tendenza nei giochi dei prossimi anni.
Come avrete intuito già dal titolo, la prima cosa che salta all’occhio è un ritorno in pompa magna dei colori, con una attenzione particolare agli effetti neon-retro tipici degli anni tra il 1980 ed il 1990. L’apripista in questo caso non può che essere Cyberpunk 2077: durante i 25 minuti di provato a cui abbiamo assistito a porte chiuse, si è notata una fortissima tendenza alle luci forti, che illuminano anche le aree in cui il giocatore avrà la possibilità di muoversi in maniera stealth.
Le ambientazioni non cercano più di giocare con l’effetto chiaro-scuro, con forte contrasto tra aree di gioco ed aree secondarie, ma tendono più a creare grandi agglomerati di luci blu, gialle e viola. Persino l’arma melee principale, un lazzo color arancione, è pieno di luci che si muovono avanti e indietro, come se fossero una fila di LED per l’albero di natale. E come non parlare di Roller Champions che ha vinto il premio di ” Best Sports Game”, di Dreams che ha vinto il titolo di ” Most Original Game” o di Need for Speed Heat, il nuovo tamarrissimo capitolo della serie di corse targata Electronic Arts? Sono tutti giochi in cui la combinazione base azzurro-viola la fa da padrone, riprendendo lo stile che si era perso negli ultimi anni. A tal proposito, basta confrontare le copertine degli ultimi tre titoli di NFS per rendersi conto di come sia finito il tempo dell’opaco e delle corse al buio:
Per quanto possa sembrar strano, anche altri titoli si sono – in un certo senso – saturati. Doom, che aveva già intrapreso questa strada con l’omonimo titolo del 2016, sembra aver rinunciato ai corridoi bui e stretti che avevano caratterizzato il terzo capitolo, a favore di spazi aperti e dinamici, ma soprattutto colorati.
E che dire dei giochi con un budget ridotto, quelli che chiameremmo tradizionalmente indie? Beh anche loro, nonostante un budget spesso più limitato, sembrano a proprio agio con questa tendenza. Mi permetto di citare due titoli nostrani che hanno fatto dei colori il loro punto di forza: VirtuaVerse e PrideRun. Il primo è una avventura punta e clicca in pixel art, un classico che più classico non si può, ma che è riuscita, grazie al magistrale lavoro sui fondali e sugli edifici, a creare una atmosfera colorata ma che comunque non trasmette nessunissima gioia, un pò sulla falsa riga di Cyberpunk. Il secondo è invece l’esatto opposto, è una valanga di colori vomitati a destra e a manca senza fermarsi. Anzi, il colore è l’indicatore principale di successo, in quanto bisognerà convertire i cupi e grigi bigotti omofobi a colpi di colori!
Per quanto fosse già nell’aria, la Gamescom 2019 ha confermato il trend che vede i battle royale in caduta libera. La maggior parte dei titoli che abbiamo provato hanno dalla loro parte una storia profonda che viene esaltata tramite le meccaniche del gioco. E se modificando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, è altrettanto vero che i giochi con meccaniche uniche stanno preferendo lasciare il giocatore a se stesso piuttosto che catapultarlo in una arena con altre mille persone.
Dal nuovo Kerbal Space Program, passando per i vari Avengers, Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2 e persino uno strategico come Planet Zoo, tutti i giochi che ci hanno fatto dire “lo voglio” avevano una componente in comune: avere il single player come elemento centrale. Certo, alcuni dei titoli provati avranno delle modalità co-op o PvP, come Dragon Ball Z Kakarot, ma difficilmente saranno elementi che spingeranno le motivazioni dei videogiocatori verso un determinato titolo.
Nel caso vi sia venuta curiosità, è bene sottolineare quanto segue: la Gamescom non è solo business ed incontri per giornalisti ma anzi, ha nel suo punto di forza la massiccia partecipazione da parte dei videogiocatori. Quest’anno il numero di partecipanti ha raggiunto un nuovo record, arrivando ad oltre 373.000 persone nell’arco dei cinque giorni, a cui si vanno ad aggiungere gli oltre 500.000 spettatori che hanno assistito live alla serata inaugurale su internet.
All’interno degli spazi espositivi potete trovare davvero di tutto, dallo stand dedicato all’hardware al padiglione indie, passando per l’area relax con campo da beach volley, il padiglione eSports e l’area grandi nomi. Noi lo consigliamo a tutti, ma proprio tutti. E se davvero foste così saggi da fidarvi di noi, ci sono alcuni consigli che vi potrebbe far comodo seguire:
Insomma, la Gamescom è un evento per tutti, hardcore gamer e occasionali. Ci si può divertire sia da soli che in gruppo, e risulta godibile e apprezzabile anche in famiglia. L’organizzazione è ben strutturata e nonostante la mole immensa di persone risulta comunque un evento godibile in cui provare giochi vecchi e nuovi, conoscere i vostri idoli, o semplicemente dove passare qualche giorno diverso durante una vacanza in Germania. L’anno prossimo Gamescom si terrà dal 25 al 29 Agosto nella tradizionale Koelnmesse di Colonia, noi abbiamo già prenotato, e voi?
This post was published on 1 Settembre 2019 21:20
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