La Lakeview High School di Cortland, Ohio, ha deciso di non andare avanti con un ambizioso programma di eSports che avrebbe fornito agli studenti sale per esercitarsi, console e PC dedicati, oltre all’opportunità di competere per borse di studio in vari giochi. Questa decisione è stata presa perché l’amministrazione ha stimato come troppo violento uno dei giochi che sarebbero stati supportati, Counter Strike: Global Offensive.
Che la decisione sia arrivata anche seguendo la scia di sangue lasciata dalla sparatoria avvenuta in una scuola a Parkland, in Florida, è più di una supposizione. L’evento ha acceso il dibattito politico sul secondo emendamento – cioè quello che garantisce il diritto di possedere armi – sui problemi relativi alla salute mentale e sulla sicurezza scolastica negli Stati Uniti; ma ora, quel dibattito ha raggiunto anche il mondo degli eSports e dell’industria dei videogiochi in generale.
Il presidente Trump, come vi abbiamo informato qualche settimana fa, ha riunito i dirigenti del settore in un meeting per discutere della violenza rappresentata nei videogiochi. Quel giorno, l’8 marzo, coloro che si trovavano lì per difendere l’industria videoludica da qualsiasi attacco mediatico e politico hanno espressamente dichiarato che i giochi violenti sono destinati a un pubblico “maturo” e non sono mai stati pensati per essere messi sotto la disponibilità dei bambini.
Non sembra, tuttavia, che le preoccupazioni del Presidente siano state rassicurate. Trump ha dichiarato:
Sto sentendo sempre più persone dire che il livello di violenza nei videogiochi sta davvero influenzando i pensieri dei giovani.
Trump non è il primo presidente a spingere per effettuare studi approfonditi sul legame tra videogiochi e sparatorie nelle scuole. Il presidente Obama ha rilasciato dichiarazioni simili dopo il massacro alla Sandy Hook Elementary School avvenuto il 14 dicembre 2012 e ha invitato il Congresso a ricercare ulteriormente un possibile collegamento tra violenza e videogiochi.
Nel 2016, l’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un trattato in cui si afferma che i ricercatori sono “preoccupati per l’esposizione dei bambini alla violenza virtuale e l’effetto che ha sulla loro salute e benessere generale”.
Ecco un estratto dell’articolo:
Negli Stati Uniti, l’esposizione alla violenza dei media sta diventando una componente ineludibile della vita dei bambini. Con l’aumento delle nuove tecnologie, come i tablet e le nuove piattaforme di gioco, i bambini e gli adolescenti sono sempre più esposti a ciò che è noto come “violenza virtuale”. Questa forma di violenza non viene vissuta fisicamente; piuttosto, è sperimentata in modi realistici attraverso nuove tecnologie e giochi sempre più intensi e realistici. L’American Academy of Pediatrics continua ad essere preoccupata per l’esposizione dei bambini alla violenza virtuale e agli effetti che ha sulla loro salute e benessere generale. Questa dichiarazione politica mira a riassumere lo stato attuale delle conoscenze scientifiche riguardanti gli effetti della violenza virtuale sugli atteggiamenti e comportamenti dei bambini e a fornire raccomandazioni specifiche per pediatri, genitori, industria e responsabili politici.
A questo documento, fa da contraltare quello pubblicato nel 2015 dal sociologo Whitney Decamp della Western Michigan University che riassume gli studi attuali sulla questione e ha concluso che “non è chiaro quanto sia forte l’influenza di un videogioco rispetto ad altri fattori di rischio”.
Qui di seguito un estratto del suo articolo:
Sull’argomento dibattuto che riguarda il legame tra videogiochi violenti e comportamento violento, le prove empiriche sono miste. Alcuni studi supportano l’affermazione che esista un nesso causale o correlativo tra gioco e violenza, mentre altri non trovano tale supporto. I recenti progressi hanno dimostrato che un controllo adeguato delle caratteristiche di fondo riduce le dimensioni dell’effetto. Tuttavia, non è chiaro quanto sia forte l’influenza di un videogioco rispetto ad altri fattori di rischio nel determinare un atteggiamento violento. Il presente studio utilizza i dati di oltre 6.000 studenti dell’ottavo grado per esaminare gli effetti del gioco violento. I risultati indicano che l’effetto già modesto dei videogiochi, spesso risulta senza significato. In confronto ad altri fattori di rischio, gli effetti dei videogiochi sono anche relativamente deboli.
Evidenze scientifiche o meno, alla Lakeview High School i corsi dedicati agli eSports sono stati soppressi.
I giochi che sarebbero stati supportati dal programma includono CS:GO, Overwatch e Rocket League. Quest’ultimo titolo non contiene sangue, sparatorie o violenza ma ne ha fatto comunque le spese.
È chiaro che CS:GO fosse probabilmente la preoccupazione principale per l’amministrazione, ma non è chiaro perché sia stato cancellato interamente il programma quando sarebbe stato possibile continuarlo prendendo in esame solo videogiochi non violenti.
Il sovrintendente Robert Wilson, l’individuo che ha preso la decisione, non ha rilasciato commenti. A commentare, invece, è stato uno studente, Hunter Schrum.
Avendo 5.000 ore di gioco in CS:GO, essendo un membro dell’ESEA – ndr: E-Sports Entertainment Association – militando in uno dei top 60 team dell’America del Nord ed essendo un vero appassionato di videogiochi, mi disturba che gli eSports non vengano riconosciuti come una vera e propria industria e che siano visti solo come portatori di violenza.
This post was published on 23 Marzo 2018 11:21
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