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Editoriali

Nove giochi per sette giorni in vacanza, tappetini mille usi e Jafar

Quattro nerd in vacanza al mare. Sette giorni. Nove giochi per sopravvivere in un appartamento di 35 metri quadri. Cosa potrebbe andare storto? Ma avremmo davvero potuto giocare a tutto quello che ci stavamo portando, sacrificando spazio delle nostre valigie che avrebbe potuto essere desinato a oggetti ben più vitali come un tappetino per evitare che il bagno si allagasse ad ogni doccia? O la tentazione della spiaggia e del mare sarebbe stata irresistibile anche per noi?

Nessuno di noi è molto un tipo da foto, ci siamo ricordati di farcene una, brutta, l’ultimo giorno.

Questi dubbi mi attanagliavano, mentre io, Lorenzo, Filippo e Ubbi eravamo in viaggio, diretti verso la costa adriatica (o quasi – chi poteva mai immaginare che in quello squallido appartamento sovraprezzato mancassero cose basilari come il tappetino del bagno?). Ma nel complesso eravamo distratti e accompagnati dalla playlist che avevamo concordato. Un’ora di musica a testa, per un viaggio di quattro ore, e la funzione shuffle. Dopo una manciata di canzoni, siamo stati in grado di pensare ad un diagramma di flusso che in sole sei domande – del calibro di “Potresti sentire questo brano in un campo rom?” – riuscisse a determinare con accuratezza totale chi avesse inserito un determinato pezzo nella playlist.

Avendo messo i Gogol Bordello, i System of a Down, i Queen, i Vampire Weekend e gli Hardcore Superstar, erano sufficienti due domande per individuarmi. Ma gli altri non se la passavano meglio in quanto a varietà. Lorenzo naturalmente doveva fare il poser perché è morto Chester Bennington.
I giochi che ci siamo portati per i sette giorni di vacanza. Ad avere più spazio in auto sarebbero stati di più, ovviamente.

Una volta arrivati, la prima cosa da fare è stata naturalmente impilare i giochi in bella vista in sala. Dal basso verso l’alto Imperial 2030, Game of Thrones: The Iron Throne, New Angeles, Terraforming Mars, Through the Ages, Terra Mystica, Evolution (la scatola originale si è, ehm, rotta…), Age of War, un pacchetto di patatine, e nella busta di plastica il regolamento – backerato su Kickstarter – di Blades in the Dark, un gioco di ruolo che avremo modo di nominare ulteriormente in questo pezzo.

Ci siamo accorti ben presto che in casa mancavano una lunga serie di comodità essenziali e che in molti casi abbiamo dovuto comprare al supermercato, tra cui vari strofinacci o l’accendigas – e proprio cucinando la pasta pomodori e cipolle ci siamo accorti di una mancanza ben più grave: mancava il tagliere. Siccome comprarne uno sembrava eccessivo, abbiamo stabilito che in realtà il tagliere c’era eccome, solo che sembrava un po’ un piatto, ecco. E per tutta la vacanza l’abbiamo coerentemente chiamato tagliere.

“Oh dov’è che sono le pesche?” “Le ho messe sul tagliere” “Kappa”

Da lì in poi, siamo riusciti a inanellare una serie di disastri – ma era colpa della casa, davvero. La lavatrice accanto ai fornelli (esattamente: la lavatrice accanto ai fornelli) ha preso fuoco per il contatto con la pentola.

È partita proprio una fiammata che abbiamo dovuto spegnere.

Ad ogni doccia il bagno si intasava sempre più, e abbiamo dovuto porre rimedio comprando un tappetino (la cui confezione sosteneva avesse ben 1000 usi!). Ubbi ha ben presto scoperto uno di questi innumerevoli usi, quando Lorenzo ha ben pensato di portare fuori il tappeto impregnato di acqua putrida e sabbia, sgocciolando in testa al povero Ubbi sdraiato sul divano.

Anche scoprire, mentre io e Lorenzo tornavamo dal supermercato con la spesa, che ogni singola parola che veniva pronunciata in casa era tranquillamente udibile da fuori ci ha fatto rendere conto di una lunga serie di pessime figure di cui ci siamo resi protagonisti coi nostri vicini – su tutte, il meme o inside joke che dir si voglia, sui beveroni proteici che Filippo preparava accuratamente a ogni pasto, attività che ormai era diventata per tutti “preparare la droga“.

D’altronde anche i vicini tedeschi non si sono certo risparmiati: una mattina, alle sei, il loro figlio ha continuato a urlare a squarciagola “Ollen! Ollen! Ollen! Ollen!” per svariati minuti, finché un singolo, perentorio, definitivo grido di Ubbi ha scosso le fondamenta degli appartamenti e ha fatto passare a quel mostriciattolo la voglia di strillare, e probabilmente anche quella di vivere. L’eco del grido di Ubbi risuona ancora nei nostri cuori. Una sola vocale: “OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO“.

Per tutta la vacanza, questo è stato il contenuto del freezer, con quella scatola di prezzemolo surgelato avente il solo scopo di evidenziare maggiormente la vuotezza e la caducità del freezer e, con esso, dell’esistenza e di tutte le cose.

Ad ogni modo, le preoccupazioni sull’avere troppi giochi si sono dissipate al terzo giorno, quando li avevamo già finiti. Come al solito sono arrivato secondo a Through the Ages (non riuscirò mai a vincerne una), però mi sono portato a casa Terraforming Mars e New Angeles, e tecnicamente anche Game of Thrones, visto che Ubbi, il vero vincitore, ha tenuto fede all’alleanza e ha fatto sì che venissero soddisfatte anche le mie condizioni di vittoria, nonostante potesse tranquillamente evitarlo e vincere lo stesso.

Lorenzo, che di solito quando siamo a Milano vince tutto, non ne ha imbroccata una. Tra l’altro abbiamo notato la sua curiosa tendenza a confondere le parole, o a trarre conclusioni che non c’entrano niente con le premesse. Così una semplice roulette è diventata la roulotte russa, abbiamo imparato che è utile desertificare la produzione, e all’affermazione “mando un altro lavoratore sulla Religione Organizzata” Lorenzo è intervenuto sottolineando: “Sì, infatti l’ACE è finito“.

Girando per il paese ci siamo imbattuti in questo. Come può essere legale?

Avendo finito tutti i giochi da tavolo, apparentemente avremmo dovuto aumentare la durata del tempo trascorso in spiaggia (che si era assestata sulle tre ore al giorno circa). E invece, abbiamo deciso di giocare a quelle che complessivamente sono state sei sessioni pregevolissime del gdr Blades in the Dark. Tranne per Filippo, che era il GM, nessun altro di noi ci aveva mai giocato. In sintesi, possiamo dire che ricorda molto il videogioco Dishonored per l’ambientazione, ed è un mix di questo e Payday per il tipo di gioco – infatti si gioca una gang criminale che organizza e mette a segno dei colpi.

Ci sarebbe molto di più da dire, ma lo farò in un’eventuale recensione del gioco, visto che merita molto. Il fatto è che in parecchie occasioni ci siamo ritrovati quasi a soffocare dalle risate per le situazioni che si stavano venendo a creare in gioco. Il mio personaggio proveniva da Iruvia, l’equivalente mediorientale dell’ambientazione. Essendo in dubbio sul nome da scegliere, alla fine ho optato per Jafar.

Ho una lunga storia risalente ai giochi di ruolo dal vivo de “devo fare un personaggio mediorientale ma non so come, facciamo che è Jafar”. Qui sono alla Fortezza dei Vinti, LARP di Terre Spezzate

Col senno di poi, si è rivelata una scelta azzeccatissima, perché “fa più ridere se ti immagini che è Jafar a farlo“.

Ad esempio, mentre i miei compagni fallivano miseramente nell’intento di individuare un punto di accesso sicuro al bordello in cui volevamo infiltrarci, ho deciso di andare al catasto. Coi miei documenti falsi, ero sicuro che avrei convinto chi di dovere di essere un architetto interessato alla planimetria del bordello per dei lavori di ristrutturazione. D’altronde Jafar aveva già affrontato efficacemente fantasmi, pericolose gang rivali e caveaut impenetrabili, cosa mai avrebbe potuto fermarlo? E fu così che scoprimmo quanto può essere più pericolosa la Burocrazia, incarnata nella figura di Mary Del Catasto, che lavora al catasto – segretaria puntigliosa e decisamente scettica riguardo i documenti di Jafar.

“Fa più ridere se ti immagini che è Jafar a farlo”

Resistere al fallimento mi è costato 4 punti stress, ben più di qualsiasi altra azione fino a quel momento. “No, guardi meglio, le giuro che ce l’ho qui, devo solo trovarlo… dev’essere in qualche comma…”

Nel bordello dopo aver fatto tutto in modo (quasi) impeccabile, ci siamo ritrovati in una stanza, con le guardie che stavano arrivando dalla porta, e con l’oggetto da arraffare in una stanza oltre la parete dal lato opposto a quello della porta. Così ho deciso che Jafar l’alchimista-inventore aveva con sé un ariete portatile (o meglio, un cobra), e ho cercato di sfondare la parete prima dell’arrivo delle guardie. Cosa poteva andare storto? Be’, tra le maniglie rimaste in mano e il fumogeno caduto, direi che l’illustrazione del mio buon amico XDinky è piuttosto esplicativa…

“Fa più ridere se ti immagini che è Jafar a farlo”

Tra un colpo e l’altro, a seconda di una serie di fattori, potevamo diventare più o meno ricercati in città, e potevamo intraprendere delle azioni per abbassare il nostro livello di “heat”. Così mentre i miei compagni si ingegnavano per diffondere voci sul fatto che a fare i colpi erano state altre gang e non noi, o a tenersi buone certe persone, io mi chiedevo come potessi contribuire a questa cosa. Jafar aveva un’abilità fortissima, Tinker, legata al progettare e costruire oggetti. Non ero ancora riuscito a utilizzarla. Volevo davvero metterla in gioco, anche se sembrava stupido. E così l’ho chiesto. “Ho un modo per usare Tinker per diminuire i sospetti verso di noi?

Risate generali, visto che ovviamente era impossibile, e Filippo scherzando è riuscito a descrivere cosa Jafar avrebbe potuto costruire, per poi liberarlo in città a fare il suo lavoro per il buon nome della gang:

“Fa più ridere se ti immagini che è Jafar a farlo”

Ci sono state altre scene memorabili, come quando il PG di Ubbi ha fatto finta di essere il demone evocato da delle nobildonne avventate che tentavano un rituale di evocazione, ma lo spazio è tiranno e magari se ne parlerà in una recensione.

E voi? Che giochi vi siete portati per le vacanze, se ci siete andati? Siete riusciti a giocarli tutti?

E comunque, di usi per il tappetino ne abbiamo trovati solo ventidue.

This post was published on 24 Agosto 2017 9:50

Alex Grisafi

Classe '93, siciliano di origini, bresciano di nascita, a Milano per studi e lavoro. Ho iniziato con i giochi di ruolo in seconda media con D&D 3.5, arrivando a giocarne una settantina (a novembre 2019), dai più noti agli indie. Ho approfondito parecchio questioni di game design dei GDR e di come i sistemi permettono di raccontare alcune storie e non altre - e intersecando il tema con un altro che mi sta a cuore, ossia della rappresentazione e inclusività di categorie marginalizzate.

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