Cara gente, benvenuti in questo nuovo speciale. Oggi vi ho voluto portare un contenuto che non ho voluto inquadrare all’interno di una mia rubrica. Si tratta di un resoconto che vorrei realizzare ogni anno per parlare di Warhammer+, il servizio digitale rilasciato da Games Workshop nel 2021 e ora arrivato al suo primo compleanno.
Cos’ha funzionato? Cosa no? Cosa potrebbe essere migliorato? Questi sono tutti i miei pensieri personali sul primo anno di Warhammer+.
Warhammer+ non è solo una piattaforma di streaming, bensì si tratta di un servizio digitale che promette vari contenuti e vantaggi differenti, quindi voglio prenderli in esame uno ad uno. Partiamo dalle serie animate. Games Workshop ha presentato il progetto lanciando titoli per moltissime serie, ma nel corso del primo anno abbiamo avuto una partenza abbastanza lenta. 10 episodi per la prima stagione di Angels of Death, 3 episodi per The Exodite, 12 episodi per la serie antologica Hammer and Bolter e 7 episodi su 9 complessivi per Interrogator.
Da una parte potremmo dire che più della metà delle settimane dell’anno sono state accompagnate da un episodio di una serie animata, ma dobbiamo tenere in considerazione la loro durata. La maggior parte dei contenuti animati non supera il quarto d’ora, quindi nel complesso il materiale è meno di quanto possa sembrare da un semplice conteggio degli episodi. Ci sono indubbiamente tanti progetti in corso d’opera, ma avrei effettuato una maggiore preparazione che potesse garantire, salvo imprevisti, un episodio settimanale di una serie animata. È oggettivo che buona parte degli abbonati Warhammer+ abbia sottoscritto il proprio abbonamento per poter guardare le serie animate annunciate, quindi avrei trovato più oculato lanciare il servizio con una mole maggiore di materiale pronto.
Quanto agli altri aspetti delle serie, le storie raccontate sono mediamente interessanti. Tutte hanno avuto qualche difetto, ad esempio trovo che l’episodio Cadia Stands di Hammer & Bolter sia pessimo sotto ogni punto di vista e mi spiace che The Exodite non abbia avuto molto da raccontare. Tuttavia, nel complesso ciò che ho visto mi ha intrattenuto e vari episodi qua e là mi sono piaciuti molto. Un dettaglio che secondo me non dovrebbe passare inosservato è la volontà di creare storie nuove che vadano a incastrarsi con il resto dell’ambientazione al posto di riraccontare storie già vissute attraverso i romanzi o i manuali narrativi. Mi fa piacere che certe storie coinvolgano occasionalmente personaggi famosi che possono essere giocati nei wargame o che nel corso del tempo hanno ricevuto romanzi e racconti, ma allo stesso tempo ho avuto modo di affezionarmi ad altri personaggi completamente nuovi.
Il lato tecnico, invece, deve ricevere ampi miglioramenti. Si nota come il budget investito per questo primo anno di animazioni sia stato quello di un progetto secondario se non addirittura terziario per l’azienda. Un progetto apparentemente fatto più per riempire un buco nella propria offerta che per volerci davvero credere.
Tuttavia, abbiamo già visto dei potenziali miglioramenti. Il trailer di Angels of Death – Origins ha mostrato un comparto tecnico decisamente migliore rispetto alla prima stagione della serie principale, quindi abbiamo dei segnali positivi. Anche il dodicesimo episodio di Hammer and Bolter, intitolato Monsters, mostra vari passi avanti nell’animazione realizzata da Farside Features. A quanto pare Games Workshop sta iniziando a investire più soldi nelle serie animate, gli studi coinvolti stanno a loro volta facendo esperienza e forse un primo anno un po’ claudicante potrebbe lasciare spazio ad altri più convincenti.
Games Workshop deve ancora farsi le ossa nel campo dell’animazione. Per anni, il massimo dell’animazione commissionata dalla compagnia è stata quella dei trailer d’annuncio di qualche miniatura o manuale che poteva consistere in qualche immagine statica deformata e contornata da qualche effetto. Tutte le animazioni di Warhammer realizzate tecnicamente meglio sono state frutto della collaborazione tra compagnie videoludiche che hanno ottenuto la licenza per un videogioco di Warhammer e hanno a loro volta commissionato trailer a studi di loro conoscenza. Con Warhammer+, Games Workshop ha voluto lanciarsi in un campo di cui non aveva ancora padronanza e per cui non voleva affidarsi ad altri.
C’è chi desiderava una partnership con Amazon Prime o con Netflix, ma vi confesso una cosa. Preferisco un inizio un po’ più zoppicante nella qualità d’animazione e distribuzione con la prospettiva di un miglioramento.
Arcane e Invincible sono gemme rare su due piattaforme che negli ultimi anni stanno sfornando valanghe di pattume, dove i legittimi creatori delle proprietà intellettuali devono tenere gli occhi aperti davanti, dietro e di lato per impedire che le loro storie o le loro ambientazioni non vengano completamente snaturate e trasformate nell’ennesima caricatura dell’ambiente politico degli Stati Uniti d’America.
Con il progetto delle serie animate, Games Workshop ha voluto coinvolgere vari animatori professionisti che avevano lavorato ad animazioni non ufficiali a tema Warhammer nel corso degli ultimi anni. Richard Boylan, Boman Modine e il loro studio d’animazione sono stati assunti per dirigere e animare Angels of Death dopo che Boylan lavorò autonomamente ad una versione animata di Helsreach, famoso romanzo di Aaron Dembski-Bowden recitato in versione audiolibro da Jonathan Keeble. Astartes e The Exodite sono stati trasformati in progetti ufficiali e quindi con storie canonicamente accadute nell’ambientazione di Warhammer 40.000. SODAZ, noto per le sue animazioni a tema Squadroni della Morte di Krieg, ha ricevuto un’offerta di lavoro simile, ma poi un grosso branco di deficienti bercianti, perdonatemi la schiettezza, l’ha sommerso accusandolo d’essere un venduto spingendolo all’abbandono totale dell’animazione.
Insomma, Games Workshop ha letteralmente canonizzato progetti non ufficiali e coinvolto animatori che prima avrebbero fatto solo qualcosa “in tributo” alle loro ambientazioni preferite. Certamente lodevole, ma anche accompagnato da una mossa terribilmente sbagliata: proibire a chiunque la realizzazione di qualsiasi futura forma d’animazione a tema Warhammer. Ciò ha solo mostrato il classico atteggiamento di certe parti dirigenziali di Games Workshop: fare la voce grossa, chiudersi a riccio e poi riaprirsi nel corso dei mesi o degli anni successivi.
Lo abbiamo visto con le traduzioni. In seguito alla diatriba legale con Chapterhouse, casa produttrice di miniature che copiò spudoratamente numerosi design di Warhammer, Games Workshop tentò spasmodicamente di proteggere ogni sua proprietà intellettuale e questo fece sì che ogni singolo nome nelle pubblicazioni Games Workshop non venisse tradotto. Il punto è che questo atteggiamento arrivò a un tale livello da non tradurre nemmeno parole comuni come capitano o confraternita.
“Il mio nome è Aldrik Voldus, è un onore per me essere il Grand Master della 3a Brotherhood dei Grey Knights dell’Imperatore. Mi congratulo per la recente vittoria contro gli eserciti invasori del Daemon M’kar;”
Una situazione ridicola, non oso immaginare cosa sarebbe successo se i romanzi di Alanera Edizioni fossero arrivati in quegli anni.
Ciononostante, la situazione è migliorata, come al solito Games Workshop ha dischiuso la posa da riccio spaventato e pian piano tantissime traduzioni sono tornate alla normalità. Il campo delle animazioni non ufficiali ha subito un cammino simile in un tempo ben più breve. Dopo aver abbaiato fortissimo, Games Workshop ha continuato ad osservare la nascita di ulteriori animazioni amatoriali e non ha mai detto nulla a nessuno, nemmeno a Bruva Alfabusa, youtuber che guadagna un certo stipendio dal patreon nato per supportare la serie If the Emperor had a Text-to-Speech Device.
Questa mossa, però, non è stata nemmeno paragonabile a darsi la zappa sui piedi. Penso che un colpo di martello pneumatico sui denti esprima meglio il concetto. Games Workshop ha accolto e assunto dei fan resi noti grazie ai propri progetti personali, mentre molte altre compagnie non supportano progetti di questo tipo, bensì li condannano e li disintegrano dall’orbita vanificando gli sforzi di qualcuno che voleva solo onorare un’ambientazione che ama. Una mossa eccezionale, poi in un colpo solo ha spazzato via completamente ogni singolo punto reputazione guadagnato inimicandosi tantissime persone che avrebbero supportato con piacere Warhammer+. Anche con la quantità di materiale offerta nel corso di quest’anno, tante persone avrebbero comunque dato volentieri i propri soldi per il puro fatto di poter supportare il progetto che avrebbe dato il pane in tavola a dei fan come loro.
Ora alcuni animatori sono tornati dopo il primo fuggi fuggi generale, ma quanti progetti ci siamo potenzialmente persi? Benché Games Workshop non abbia mai premuto (e probabilmente mai premerà) il grilletto, Syama Pedersen avrebbe dato vita ad Astartes se ai tempi avesse avuto una pistola puntata alla testa del proprio progetto? Benché Games Workshop non abbia minimamente contattato Bruva Alfabusa per abbattergli un patreon da migliaia di dollari, è possibile biasimarlo per aver deciso di dedicarsi ad altri progetti al posto di vivere con l’ansia che, ad ogni animazione a tema Warhammer, potrebbe svegliarsi il giorno dopo senza soldi da portare in una casa dove vive con una moglie e un figlio? Se tali norme fossero esistite in passato, probabilmente la metà dei progetti amatoriali ora resi ufficiali non sarebbe nemmeno esistita perché i suoi creatori avrebbero temuto di pubblicarli.
In futuro, auspicando un sempre crescente miglioramento della qualità tecnica delle produzioni animate targate Warhammer+, sarebbe decisamente positivo se Games Workshop rilasciasse un comunicato con cui togliere quella pistola dalla testa e creasse una sezione dedicata ad animazioni amatoriali che ha deciso di ufficializzare e aiutare in qualche modo, che sia anche solamente promuovendole.
Insomma, il primo anno di serie animate è stato turbolento, speriamo che il secondo ci porti più materiale e meno controversie.
Oltre alle serie animate, Warhammer+ offre anche alcune serie dedicate a diverse parti dell’hobby di Warhammer. Loremasters va a spiegare vari punti delle ambientazioni di Warhammer; Battle Report mostra resoconti di partite o campagne dei vari giochi prodotti da Games Workshop; Citadel Colour Masterclass si occupa di tutorial di pittura mediamente più avanzati rispetto a quelli gratuitamente disponibili sul canale YouTube di Warhammer TV; infine Deep Strike, ossia un talk show dedicato alle serie animate. Voglio prima fare un commento per ognuna di esse e poi fornirvi un’opinione che coinvolge tutti questi show.
Battle Report e Citadel Colour Masterclass sono due serie che trovo davvero ben fatte per l’obiettivo che si pongono. Ogni episodio di Battle Report è accompagnato da spiegazioni esaustive riguardanti ogni unità che parteciperà alla partita, intermezzi in cui uno dei giocatori spiega la strategia che vorrebbe mettere in atto nel turno in corso e molti elementi grafici appositi che permettono di visualizzare sempre in modo rapido qualunque cosa sia oggetto di discussione in quel momento. Quanto ai Masterclass, vanno a toccare molte tecniche ed effetti utili ad un pittore medio che vorrebbe alzare un po’ il proprio livello. Per quanto mi riguarda, ho trovato in particolar modo interessante e ben spiegato l’episodio Glazing, durante il quale credo che Louise abbia davvero esposto bene i concetti fondamentali della velatura.
Loremasters ci narra vari punti delle ambientazioni di Warhammer. Gli episodi sono indubbiamente interessanti per chiunque sia quasi completamente a digiuno d’informazioni riguardanti queste ambientazioni, ma purtroppo quasi del tutto futili per chiunque ne sia già un medio conoscitore. Il livello d’informazione si tiene sempre sul “riassunto da Codex”, non abbiamo mai spiegazioni che vadano a sviscerare le parti più succose di certe vicende e raramente abbiamo riflessioni sulla caratterizzazione di certi personaggi. Da un servizio del genere, io stesso che conosco bene le ambientazioni vorrei qualcosa che non posso trovare altrove. Dove sono le interviste ai veri loremasters, coloro che hanno scritto la maggior parte delle storie narrate in questi episodi? Nel corso degli anni ho letto e ascoltato interviste e post su ogni genere di sito in cui gli autori hanno fornito informazioni interessantissime. Penso alle numerose spiegazioni di Laurie Goulding pubblicate sul forum Bolter & Chainsword, le sessioni di domande e risposte create su Reddit dove tanti autori Black Library hanno potuto fornire spiegazioni e chicche da dietro le quinte sulla scrittura di certe storie.
Inoltre, tutto ciò che viene mostrato è semplice materiale d’archivio. Non abbiamo alcuna grafica creata appositamente per questi video, niente che non sia semplicemente una carrellata di illustrazioni pubblicate da Games Workshop nel corso del tempo. Sarebbe bello vedere grafiche simili a quelle di Battle Report, ma inserite nel contesto di Loremasters, ad esempio una mappa che mi permette di capire meglio la posizione e scoprire qualche ulteriore dettaglio sui luoghi di cui il presentatore sta discutendo. In futuro, oltre a una maggiore cura grafica, mi piacerebbe vedere più episodi come quello sui Nomadi di Necromunda e quelli sulle Leghe dei Votann, poiché in quei casi abbiamo avuto materiale in anteprima, mostrato e discusso dall’unica fonte che poteva fornirci queste informazioni. Non a caso, sono stati gli episodi più analizzati e discussi su Internet.
Infine, Deep Strike potrebbe essere eccezionale, ma purtroppo risulta semi-inutile. Si tratta di un talk show con l’obiettivo di discutere delle serie animate e durante gli episodi è possibile ascoltare qualche intervista alle persone coinvolte nella realizzazione di Angels of Death e di Hammer and Bolter. Le parti dedicate alle interviste sono davvero molto interessanti, permettono di entrare a contatto con il processo creativo di queste serie, di comprendere l’idea che certi doppiatori hanno voluto inserire nella propria interpretazione, di capire meglio cosa vuol dire scrivere un episodio essendo un autore facente parte del team Warhammer Storyforge. Spiacevolmente, su due ore complessive degli attuali quattro episodi di Deep Strike, meno di venti minuti sono dedicati a queste interviste. Non un bozzetto, nessun montaggio caratterizzato da elementi in lavorazione visualizzati su schermo mentre gli autori discutono del lavoro effettuato per portare a termine il pezzo mostrato.
Per tutta la restante durata di Deep Strike, tre persone discutono un po’ a caso degli episodi. Qual è il tuo momento preferito di questo episodio? Qual è il tuo personaggio preferito? Quanto è bella quella cosa lì? Tutto il mio rispetto per le persone coinvolte in questi episodi, ma sono discussioni completamente vuote che potremmo fare io e voi durante una comunissima Live Chiacchiere. Il punto è che io non vi chiedo obbligatoriamente un abbonamento, al massimo sono contento se volete sostenere il mio lavoro scegliendo uno dei vari modi possibili. L’unica rara luce in fondo al tunnel è data da Wade Price che occasionalmente tenta di analizzare gli elementi di certi episodi di Hammer & Bolter fornendo alcune chicche interessanti che qualche hobbista più giovane o meno interessato al passato potrebbe non conoscere. Anche in quel caso, chiunque abbia montato questi episodi non ha minimamente pensato di inserire in sovrimpressione le illustrazioni citate ogni tanto da Price.
Gli show hanno quindi incipit buoni, ma Loremasters e Deep Strike devono davvero rivedere la propria realizzazione. Voglio quindi concludere la parti dedicata ai contenuti audiovisivi di Warhammer+, c’è un altro commento da fare: il riproduttore video e i sottotitoli. Il riproduttore è legnoso, non possiede funzioni ormai fondamentali come la possibilità di andare indietro o avanti di qualche secondo o il download per poter guardare i contenuti in caso di linea assente, inoltre i sottotitoli sono disponibili sono per le serie animate, mentre tutti gli show ne sono privi, tagliando completamente fuori tutta quella grossa fetta di clienti esteri che vorrebbe seguirli, ma che non possiede una padronanza dell’inglese tale da poter comprendere al meglio interi discorsi veloci e con cadenze differenti. Ci sono davvero tanti miglioramenti da fare.
Vi dirò, il mio interesse per la Warhammer Vault è quasi superiore a quello per le serie animate. L’idea di raccogliere quanto più materiale pubblicato nel corso degli anni è lodevole e può permettere ad ogni genere di hobbista di recuperare pubblicazioni che non ha mai letto per qualsivoglia motivo. Manuali narrativi, Codex, White Dwarf e altro ancora popolano questo catalogo di letture. Tra le altre cose, in un anno sono stati inseriti circa 15 anni di White Dwarf, quasi tutti i manuali narrativi usciti nell’ultimo decennio (mancano solo Broken Realms e tre Imperial Armour) e pure qualche gioiello più datato come Codex: Armageddon, Codex: Occhio del Terrore, il manuale base di Inquisitor e quello di Aeronautica Imperialis. Con una simile conduzione, possiamo pensare che entro i prossimi cinque anni sarà a disposizione un catalogo contenente oltre quarant’anni di White Dwarf in alta definizione. Un tesoro inestimabile, per quanto mi riguarda, anche se sarebbe consono iniziare ad aggiungere anche versioni in altre lingue.
In questo caso, credo che i problemi siano tre: il taglio delle regole, il visualizzatore pdf e la ricerca nel catalogo. Esclusi i White Dwarf, tutte le pubblicazioni che originariamente contenevano regole sono state private d’esse e vengono presentate con “titolo pubblicazione: the lore”. Il progetto è stato presentato fin dall’inizio come un archivio d’ambientazione, quindi non condivido a pieno, ma non si può che non siano stati trasparenti al riguardo. Ciò che mi turba risiede nel tagliare tutte quelle pagine che contengono anche regole. Ad esempio, è un peccato che in Imperial Armour Volume 13 non siano state incluse le sezioni dedicate ai Signori dell’Abisso, poiché sono prevalentemente dedicate alle regole, però contengono anche qualche riga di background interessante per vari demoni di cui Forge World ha prodotto modelli nel corso degli anni.
Quanto al visualizzatore pdf, anche in questo caso sarebbe davvero comodo possedere una funzione di download che non permetta di spostare il file dove si preferisce, ma di leggere offline una qualsiasi pubblicazione del catalogo. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di scaricare un film su Netflix e di poterlo vedere durante un viaggio in treno mentre siamo su una tratta piena di gallerie. Per il resto, il visualizzatore pdf dovrebbe ricordarsi dove siamo arrivati nella lettura senza dover inserire ogni volta un apposito segnalibro, mentre il catalogo dovrebbe inserire delle macro-sezioni come White Dwarf, Warhammer 40.000, Warhammer Age of Sigmar, Warhammer Fantasy, Manuali Narrativi, etc. Senza di esse, ci troviamo davanti a un archivio che non ha l’aspetto di una bella biblioteca organizzata, ma di un cestone dei libri a 1€.
Arriviamo infine alla sezione dedicata alle miniature e alle offerte. Quest’ultime sono la minima parte del servizio in abbonamento. C’è qualche vantaggio carino per le app dei wargame e per gli eventi, occasionalmente un voucher da spendere sul negozio Games Workshop, ma diciamo che sono davvero l’ultima cosa che viene in mente quando si parla di Warhammer+ e non compongono chissà quale argomento di discussione. Le miniature esclusive per gli abbonati, invece, sono ben più importanti.
Il primo anno ha visto la realizzazione del Megakapo Bazdrogg Nekk-Choppa per Warhammer Age of Sigmar e dell’Assassino Vindicare Umbral-six per Warhammer 40.000. Entrambi bei modelli, ma con il secondo anno ho già visto due nuovi modelli esclusivi che rispecchiano ciò che sto per dire: più modelli particolari. Con il mio abbonamento, io ho scelto il Megakapo puramente perché la mia compagna ne ha dipinto uno negli ultimi mesi e vorrei seguirla a ruota con quest’altro orruk che possiede lo stesso rango, inoltre gli orruk mi piacciono di più dei Vindicare. Tuttavia, trovo che l’assassino sia il tipo di modello che vorrei vedere proposto da Warhammer+. Modelli iconici, più scenici e/o evocativi che principalmente adatti al gioco. Umbral-six è abbastanza scomodo da giocare a causa della sua grossa basetta scenica, ma è esattamente ciò che vorrei vedere. Se voglio giocare un Vindicare mi compro il modello normale, da Warhammer+ voglio vedere miniature “da vetrina” o che rievocano grandi classici di Warhammer, tant’è che il secondo anno mi ha dato una grande soddisfazione al riguardo: da una parte, un Terminator che riproduce alla perfezione un’illustrazione di Mark Gibbons che funse da copertina per White Dwarf 182 di febbraio 1995; dall’altra, una strega del Caos che propone in versione rinnovata varie classiche sculture dei Famigli del Caos originariamente realizzati da Jes Goodwin nel 1991. Spero si continui su questa strada.
Dunque, considerato tutto questo, vale la pena spendere 5,49€ mensili per Warhammer+? Come tutte le cose, dipende. Se siete interessati alla miniatura, essenzialmente pensate al fatto che state comprando un modello da circa 32€ che vi piace e la restante ventina è dedicata a un catalogo di vari contenuti. Se non siete interessati alla miniatura, allora potete sempre pensare di non rimanere abbonati ogni singolo mese. Io stesso non sono abbonato a Netflix e capita che lo riattivi una volta all’anno per recuperare qualcosa che mi interessa nel corso di un mese. So che tante persone applicano istintivamente la linea di pensiero del “sono abbonato e resto abbonato”, ma potete anche distaccarvi da questa mentalità. Personalmente, io pago volentieri un servizio che, nonostante i suoi problemi, mi offre dei contenuti che penso valgano complessivamente 5 euro e in cui sto vedendo dei progressivi miglioramenti.
Così termina il mio resoconto del primo anno di Warhammer+. Se questo contenuto vi è piaciuto, spero vi invogli a scoprire gli altri di mia produzione e a seguire tutti i canali di comunicazione su cui potete trovarmi. Attualmente ho in lavorazione Momenti BG 58 e il quarto episodio in video di La Tempesta. Non vedo l’ora di potervi dire di più.
This post was published on 5 Ottobre 2022 13:00
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