Momenti BG 55: Le conseguenze della Guerra nei Cieli

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La Guerra nei Cieli è stata un viaggio emozionante nel passato, all’inizio dell’ambientazione. Un periodo lontanissimo che ha sconvolto la Via Lattea attraverso scontri le cui forze in gioco erano di una scala difficilmente concepibile. La fine della Guerra nei Cieli portò grandi cambiamenti nel cosmo, ma le sue conseguenze si fecero sentire anche milioni di anni dopo. Torniamo tra le leggende e i misteri irrisolti.

Gli ultimi Antichi

Seppur decimati e scomparsi, gli Slanni, o Antichi, non furono completamente estinti. Almeno due Antichi sopravvissero, ma si defilarono e nessuno li vide più per moltissimo tempo. La loro storia prese strade molto diverse.

Gli Antichi della Cabala

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La Cabala è un argomento che non tocco da un bel po’ di tempo. L’ho trattata per la prima volta nel 2016 ed è il momento il completare il discorso.

La Cabala è un’organizzazione che combatte il Caos da ben prima che l’umanità si evolvesse. Ciò vuol dire che essa esiste da almeno tre milioni di anni e la loro composizione è molto variegata, poiché formata da numerose specie xeno. Ciò richiama la prima idea con cui erano stati concepiti gli Antichi (argomento già discusso nella Parte 3 di Momenti BG 54), ossia quella secondo cui essi fossero ben più di una singola specie, ma un’alleanza formata da tante specie diverse. La Cabala, tuttavia, non si pone l’idea di unire intere specie, ma singoli individui.

Tra i membri della Cabala vi era Gahet, uno xeno dalle sembianze di rettile, grandi doti psioniche e appartenente a una specie ben più antica degli Aeldari il cui unico appellativo fornito era Vecchia Specie.

NOTA: In Inglese, gli Antichi si chiamano Old Ones. La Vecchia Specie, invece, è Old Kind.

Sebbene non ci sia mai stata una conferma al 100%, risulta piuttosto probabile il fatto che Gahet fosse uno Slanni, ossia un Antico. L’intero circolo interno della Cabala era formato da individui della Vecchia Specie, ma Gahet era tra quelli più importanti. Fu anche uno di quelli che scorse la fine della propria organizzazione.

Un tempo, il Veggente Eldrad Ulthran dell’Arcamondo Ulthwé aveva fatto parte della Cabala e ne aveva condiviso gli ideali e gli scopi, ma ad un certo punto si separò da essa. Durante l’Eresia di Horus la situazione cambiò ulteriormente, poiché Eldrad vide il piano della Cabala come qualcosa di destinato a fallire e a peggiorare una situazione già non troppo rosea. Per questo motivo si organizzò al fine di uccidere i maggiori leader della Cabala. Per farlo assoldò Barthusa Narek, uno Space Marine dei Predicatori rimasto fedele all’Imperatore e infiltrato all’interno della sua stessa Legione. Quando i due si sbarazzarono di Gahet, quest’ultimo dimostrò di possedere ancora delle formidabili abilità psioniche, ma Eldrad conosceva le proprie vittime e pianificò tutto il necessario per sopraffarli. Ingannato tramite camuffamenti psionici, Eldrad riuscì a conficcare una lama nel corpo massiccio e gelido di Gahet, ponendo fine alla vita di un Antico o di uno degli esseri più vicini ad essi.

L’Antico Qah e gli Umbra

Sezione dedicata agli Umbra

Se per Gahet possono esserci ancora minimi dubbi sulla sua appartenenza alla specie degli Slanni, un Antico indubbiamente sopravvissuto è Qah, il quale si dedicò alla cura degli Hrud. Sebbene non vengano citati esplicitamente nelle fonte storiche e mitiche di Aeldari e Necron, gli Hrud sono compresi tra le Razze Giovani create dagli Antichi milioni di anni fa. Le tradizioni religiose tramandate all’interno delle grandi tribù degli Hrud narrano di questa creazione riferendosi agli Antichi con il nome di Slah-haii, un’evidente storpiatura di Slanni che nella loro lingua significa “I più antichi”.

Al momento della loro creazione, però, gli Hrud non erano esseri notturni e saprofagi, bensì una specie generata per godere della luce solare e per essere produttiva, quindi capace di innovare e portare cambiamenti presumibilmente positivi nella galassia. Tutto questo cambiò quando si verificarono i catastrofici eventi della Guerra nei Cieli, i quali sono visti dagli Hrud come il conflitto in cui gli Slah-haii furono decimati dagli Yaam-khoh, ossia i C’tan. Stando alle conoscenze degli Hrud, degli Antichi rimase solo Qah, il quale decise di mutare la loro natura. Non sappiamo perché Qah abbia deciso di occuparsi esclusivamente degli Hrud, ma si potrebbe ipotizzare che questo Antico sia stato personalmente coinvolto nel loro sviluppo e per questo abbia avuto motivo di prendersi cura dei frutti del proprio lavoro. Qualunque sia stato il motivo, Qah cambiò gli Hrud in una specie notturna di predatori opportunisti e continuò a prendersi cura di loro.

Il corpo di un Umbra sezionato
Il corpo sezionato di un Umbra

Ora, “cambiò” è volutamente generico. Non sappiamo se Qah abbia apportato solo cambiamenti culturali oppure sia intervenuto anche tramite cambiamenti genetici avendo ancora accesso a qualche forma di bioingegneria degli Antichi. Il fatto che gli odierni Hrud dimostrino capacità di predazione opportunista quali l’emissione di gas velenosi dall’organismo o una passiva manipolazione del tempo potrebbero suggerire l’idea che un tempo gli Hrud fossero differenti anche dal punto di vista biologico.

Per milioni di anni gli Hrud vissero convinti che delle loro divinità fosse rimasto Qah. In realtà ciò non era esattamente vero, poiché gli Hrud veneravano allo stesso modo le divinità degli Aeldari. Forse non l’intero pantheon, ma sicuramente adoravano Khaine, Vaul, Kurnous e Cegorach. Anche in questo caso, sui motivi per cui Qah non abbia detto tutta la verità ai propri “figli” possiamo soltanto speculare. Magari Qah non voleva che gli Hrud venerassero esseri che un tempo erano stati creati come armi viventi di cui servirsi, non come entità divine da adorare.

Successivamente, circa 500.000 anni prima dell’odierno 42° Millennio, Qah decise di assentarsi per quello che definì un “grande lavoro” di cui occuparsi. L’Antico promise agli Hrud che sarebbe tornato in occasione del Raheed-skoh, ossia il momento in cui tutte le grandi tribù si sarebbero riunite per la loro ultima battaglia contro gli Yaam-khoh. Ciò suppone che gli Hrud siano destinati a riunirsi per affrontare i Necron e i C’tan ed effettivamente il terribile popolo metallico li riconosce come nemici. Mentre l’Imperium tende ad usare l’appellativo di “striscianti delle tenebre”, i Necron li definiscono come il “nemico che striscia”. Ciononostante, tale futuro non si realizzò e forse non si realizzerà mai perché Qah morì… più o meno.

Ai tempi della Caduta degli Aeldari, Qah aveva trovato rifugio da qualche parte nel Warp. La nascita di Slaanesh scosse terribilmente il mare delle anime e Colei Che Ha Sete trovò Qah riconoscendone la natura. In quel momento lo prese e lo tagliuzzò in una miriade di frammenti, i quali furono poi scaraventati nel freddo vuoto dello spazio materiale “per persistere come sempre”.

NOTA: A tutti gli effetti Qah, nella lingua Hrud, significa “colui che persiste”, un probabile riferimento alla sua sopravvivenza in seguito alla Guerra nei Cieli, quindi non è detto che tale nome sia proprio quello con cui l’Antico si identifica.

Mentre i C’tan e Khaine furono spezzati in forme assai diverse, i frammenti di Qah divennero piccoli organismi sferici di 8 centimetri, totalmente autonomi e senza alcuna segno evidente di respirazione, digestione o escrezione. L’Imperium li classificò come Umbra e intorno al 796.M41 ne studiò un esemplare riconoscendone l’evidente avversione alla luce, letale se eccessiva. L’Umbra sottoposto agli studi imperiali dimostrò di possedere svariate capacità, tra cui quella di manipolare e solidificare aree non illuminate dello spazio rendendole ombre tangibili e dall’aspetto spaventoso. Mentre una luce molto forte può ucciderli, gli Umbra sono straordinariamente resistenti ai danni causabili dalla maggior parte delle armi esistenti e intere navi o colonie sono state vittime di attacchi causati da Umbra che hanno utilizzato le ombre come strumento di morte. In molti altri casi, invece, i piccoli e sferici Umbra appaiono come esseri generalmente innocui che si raggruppano in luoghi che presentano forti connessioni con il Warp o, più raramente, con la Rete. Tra questi luoghi sono compresi anche i comuni motori Warp delle navi imperiali

Si suppone che Qah abbia ancora una parte di sé all’interno del Warp e che, per questo motivo, gli Umbra siano spinti a tentare di ricongiungersi a ciò che contemporaneamente fa e non fa parte di loro. Qah è quindi un essere frammentato che esiste sia dentro che fuori dal Warp, i cui frammenti mostrano strane abilità e proprietà, ma chissà se in futuro uno degli ultimi Slanni recupererà la propria forma originale.

I primi cenni d’Umanità

Umanità in Warhammer 40.000

Tra molte civiltà sorte milioni di anni prima, che posto occupa l’Umanità? Sono anche loro un progetto degli Antichi? Si sono sviluppati casualmente? La risposta risiede a metà tra queste due ipotesi.

Inizialmente l’Umanità era a tutti gli effetti compresa tra i progetti degli Antichi, tant’è che ci fu un’occasione in cui una scheggia del C’tan Zarhulash derise il tecno-prete Belisarius Cawl definendolo “una delle loro cose” e schernendolo perché ignaro della propria genesi. Tuttavia, l’Umanità rimase un progetto incompiuto perché, ovviamente, si mise in mezzo la Guerra nei Cieli. Prima del conflitto, gli Antichi posero le fondamenta della nostra esistenza e di quella di varie altre civiltà, ma poi essa si sviluppò autonomamente senza alcun controllo da parte dei bioingegneri Slanni. A quei tempi, gli umani erano ancora piccoli primati arboricoli e gli Antichi non avevano ancora stabilito il loro scopo, motivo per cui sorge una curiosità da soddisfare: che aspetto avremmo dovuto avere secondo loro?

Rappresentazione di un Ptilocercus lowii
Rappresentazione di un Ptilocercus lowii

Gli Antichi avevano già creato una specie dalle sembianze scimmiesche, ossia i Jokaero, ma ai tempi della Guerra nei Cieli i mammiferi terrestri non erano neanche remotamente simili a un qualsiasi idea di “scimmia”. Circa 66 milioni di anni fa eravamo essenzialmente più simili a topi o scoiattoli e dopo la fine della Guerra nei Cieli non eravamo poi così tanto diversi. Tuttavia, la ricostruzione di una tavola rinvenuta dall’Imperium sulla superficie di Torakal IV, un’ex-colonia di Esoditi, dimostra che gli Antichi programmarono un’evoluzione quantomeno umanoide.

Pezzo mancante della tavola di Torakal
Ricostruzione del pezzo mancante della tavola di Torakal IV

Certo, questo comunque non dimostra che il nostro aspetto finale dovesse essere necessariamente questo. Se osserviamo un’altra sezione della tavola di Torakal IV possiamo notare le rappresentazioni di varie altre specie, tra cui gli Aeldari (al centro), il cui aspetto è indubbiamente definitivo e non atto a rappresentare un feto in crescita o uno stadio evolutivo precedente.

Varie specie nella tavola di Torakal IV

Possiamo pensare che il “proto-umano” sotto forma di feto abbia un significato simbolico, forse dovuto al fatto che l’Umanità fosse ancora qualcosa di incompleto, ma è impossibile chiederlo agli Esoditi che gli Space Marine del Capitolo Tarantulas hanno felicemente sottoposto a un Exterminatus. Resta comunque l’idea che forse, se gli Antichi avessero proseguito nel nostro sviluppo, saremmo stati umanoidi e senza orecchie a punta, a differenza di Aeldari e Krork, ma magari non saremmo stati esattamente identici al nostro aspetto odierno.

Necron e Umani

Benché il merito della nostra creazione spetti agli Antichi, milioni di anni dopo qualcun altro decise di dare il proprio contributo. Innanzitutto, i C’tan hanno influenzato la psiche umana in molteplici occasioni, a partire dal Noctifero, il quale impresse nelle menti degli antichi primati terrestri l’idea del Tristo Mietitore. Il Drago del Vuoto, dal canto suo, istigò la nascita del mito di San Giorgio e il Drago. I Necron, a loro volta, sono stati artefici di influenze volontarie e involontarie in momenti storici molto diversi.

Secondo la pseudo-scientifica Teoria degli Antichi Astronauti, varie civiltà antiche (tra cui Egizi, popoli della Mesopotamia e precolombiani) vennero a contatto con degli alieni venuti dallo spazio. A tutti gli effetti la Cabala raggiunse la Terra in passato, ma la prima volta che lo fece fu quando l’Umanità era ancora formata da ominidi che stavano usando i loro primi utensili per incidere qualcosa sui tronchi d’albero. La Cabala vide comunque del potenziale in questi ominidi e tentò più volte di indirizzarne l’evoluzione, ma ogni volta fallì. Mentre un tempo gli Antichi nel loro massimo splendore erano stati capaci di plasmare miriadi di popoli, coloro che dirigevano la Cabala non riuscirono più a smuovere l’evoluzione. Paradossalmente, furono i Necron a lasciare un segno più indelebile.

Dopo il 31° Millennio, il mondo tomba Cephris fu colonizzato dagli Umani, i quali lo chiamarono Serenade. Inizialmente essi non ebbero modo d’accorgersi di una sequenza emessa costantemente da una tomba situata sotto la superficie planetaria. Nel corso del tempo, ogni forma di vita fu influenzata inconsciamente da uno strano ritmo a cui gli Umani diedero vari nomi, tra cui la Canzone di Serenade o l’Inno del Dio-Imperatore. Altre persone attribuirono il ritmo a dei creatori primordiali che vivevano sotto la roccia, ma l’Inquisizione operò affinché ogni superstizione fosse indirizzata verso San Madrigal, santo che usò il ritmo per “chiamare” i primi coloni e spingerli a venerare l’Imperatore attraverso l’innata creatività di quel mondo. Tempo dopo, la compositrice e organista Sorella Solarian insistette dicendo che la Canzone di Serenade fosse qualcosa di così radicato nella loro cultura perché era radicato in tutto ciò che abitava il pianeta, ma attribuì tutto questo alla voce dell’Imperatore trasformatasi in pura matematica. Ovviamente tutto ciò era sbagliato e l’Inquisizione non dovette intervenire solo su quel fronte. Prima della colonizzazione umana, Cephris era stato colonizzato dagli Esoditi e poi invaso dagli Orki. Dopo che gli Umani vi si stabilirono, ci fu un’altra occasione in cui gli Orki attaccarono, ma ad intervenire fu Trazyn l’Infinito con le proprie legioni di Solemnace. Il popolo, totalmente privo di conoscenze riguardanti i leggendari Space Marine, scambiò i guerrieri di Trazyn per Astartes e lui se ne approfittò.

“Oh, molto bene. Muoviamoci fino alla parte interessante. Qui abbiamo la Guerra Pelleverde, come la chiamano loro. E chi c’è, mio caro rivale, nel pannello successivo?”
“No.”
“Oh sì.”
All’assalto attraverso la piazza nel bel mezzo della carica pelleverde, vi era un gruppo di Space Marine: degli Space Marine stranamente alti e magri con elmetti modellati a forma di teschio ghignante. Quello in testa sembrava una sorta di Bibliotecario incappucciato, intento a reggere un grande bastone sormontato da una lanterna da cui gli orki si ritraevano con orrore.
“Il Capitolo dei Teschi d’Argento sconfigge l’invasione degli orki,” disse Trazyn con chiaro apprezzamento. “C’era una statua nella piazza, alta trenta khet. Erano soliti accendere candele e cantare inni davanti ad essa. Alcuni secoli fa, l’Inquisizione se ne sbarazzò e fece un po’ di pulizia. Rimossa per ‘ristrutturazione’ e mai più rivista.”
“L’hai rubata, vero?”
“Beh, certamente. Inoltre credo che difficilmente conti come furto se possiede le mie sembianze. È la mia statua, d’altronde.”
Orikan grugnì. “Venerare un necron. Poveri idioti. Suppongo che abbiano un vantaggio sul resto della galassia. Il Risveglio è quasi imminente.”

Posizione nella mappa dei Pilastri dell'Eternità

Un’altra occasione in cui i Necron influenzarono l’umanità avvenne nei pressi del Settore Calixis. La zona più esterna del settore conduce verso le pericolose Stelle dell’Aura e per raggiungerle è necessario attraversare il Passaggio di Koronus. Quest’ultimo è un sentiero situato nel bel mezzo di due gigantesche tempeste Warp, una delle quali è il Vortice Urlante, al cui interno risiedono svariati mondi particolarmente strani. Uno di essi è conosciuto solo come Pilastri dell’Eternità. Tale nome deriva dalle immense colonne perfettamente ordinate che spuntano dalla sua superficie ghiacciata, le cui origini sono ignote alla popolazione.

Le tribù del pianeta sono ferme veneratrici del Caos, come è intuibile che sia, siccome parliamo di un pianeta quasi immerso in una tempesta Warp. Venerano prevalentemente Tzeentch e hanno numerosi miti e leggende riguardanti le Catacombe Nere, ossia le zone sotterranee del pianeta. Tunnel labirintici che si estendono per tutto il mondo, un’atmosfera che pare privarli di qualsiasi collegamento con le proprie doti magiche, guardiani spietati ed esseri scheletrici dormienti da moltissimo tempo che non devono essere disturbati, bensì disprezzati mantenendo un’adeguata distanza. Ciononostante, una singola tribù chiamata N’crir si discosta da tutto questo. Loro venerano i metallici abitanti sotterranei come divinità, praticano riti religiosi in loro nome e assemblano costumi di metallo per imitare le forme dei propri signori.

Necron Pretoriani del Triarcato

Tanti miti e tante leggende, ma a un certo punto le presunte divinità si manifestarono esplicitamente davanti agli occhi dei propri adoratori. Con l’assenza del Re Silente Szarekh e l’inizio del Grande Sonno, i Pretoriani del Triarcato rimasero svegli e non funsero solo da custodi. Su Pilastri dell’Eternità, ad esempio, scheletri scintillanti scesero dal cielo su ali invisibili. In realtà, ad arrivare furono alcuni Pretoriani che atterrarono dal proprio volo grazie ai sistemi antigravità. Essi visitarono il villaggio della tribù Gh’on e posero delle domande su usi e tradizioni locali. Dopo aver conferito tra loro, i Pretoriani abbandonarono il villaggio umano e tornarono nelle profondità di quello che per tanti era un pianeta con delle pericolose catacombe, ma che in realtà era un intero mondo tomba su cui gli umani avevano ancora il permesso di camminare per volere di Raunek Ka, un Cryptek molto dedito agli esperimenti su questi giovani esseri organici.

Non fu comunque l’unica occasione in cui i Pretoriani apparvero agli occhi di civiltà ben più giovani per conoscerle e/o influenzarle. Nel corso di milioni di anni, questi emissari del Triarcato viaggiarono in lungo e in largo fingendosi divinità su molti mondi più primitivi. Diffusero la cultura dei Necrontyr e plasmarono lo sviluppo di intere culture secondo i loro ideali. Alla fine furono comunque pochi i popoli che abbracciarono completamente questi insegnamenti, mentre altri perirono a causa delle guerre che scaturirono, dei disastri naturali o per un diretto intervento degli Eldar di Alaitoc.

Forse nella vostra mentre è già scaturito un pensiero e, se ho ragione, credo sia il pensiero giusto. La storia ci suggerisce che l’Umanità stessa, quel progetto abbandonato sulla Terra che nemmeno la Cabala riuscì a cambiare, fu invece influenzato dai Pretoriani del Triarcato. L’antico pantheon dei Necrontyr, la cui venerazione era già scemata quando i C’tan si palesarono, comprendeva numerose divinità e fu indubbiamente trasmesso ai popoli umani, tant’è che gli Egizi concepirono Thot, dio della sapienza la cui testa ha l’aspetto di un ibis. I Necrontyr, milioni di anni prima, venerarono proprio un dio della sapienza la cui testa era ricurva come un uncino. Così l’umanità divenne tra le civiltà che, almeno temporaneamente, furono influenzate dai Necron, per poi abbandonarne gli insegnamenti e mantenendone solo degli occasionali canoni estetici.

NOTA: Un dettaglio interessante che potrebbe passare inosservato risiede nell’estetica dei Necron. Proprio perché non venerano più un pantheon di divinità che talvolta vengono pure definite Dei Morti, i Necron non hanno espliciti richiami alle divinità egizie, mesopotamiche, precolombiane, greche, etc. Tuttavia, i Pretoriani cercarono comunque di diffondere quella che per loro era una cultura ormai antica e magari più facile da trasmettere ai popoli primitivi.

I Fabricatus

Artefatti dei Fabricatus

Come successo con i Pilastri dell’Eternità, altri popoli vennero influenzati involontariamente dai Necron, non solo tramite i viaggi dei Pretoriani. Uno di essi era di natura xeno e, in tempi ben più recenti, l’Imperium gli diede l’appellativo di Fabricatus. Anche questa civiltà si sviluppò sulla superficie di un mondo tomba, più precisamente su FLZ-672 nel Sistema Ventus (situato nel Settore Caligari), ma non ne trasse solo miti, superstizioni e un’isolata venerazione da parte di pochi. L’intero popolo si evolse seguendo le orme dei Necron e imitandone la tecnologia, l’architettura e molto altro. A un certo punto, studiando i Necron e i C’tan, si imbatterono persino nel gene Pariah, un fenomeno che studiarono a fondo. Durante il loro sviluppo, essi non vennero disturbati dai Necron stessi, poiché il mondo tomba era stato devastato e disabitato a causa di un C’tan noto come Bestia dai Mille Occhi. Ciò fece sì che i Fabricatus potessero studiare tutto liberamente senza che i legittimi proprietari si infastidissero.

Col tempo, i Fabricatus ebbero pure una visione del futuro, la quale mostrò la galassia distrutta da un’apocalisse portata dagli Dei del Caos. Grazie ai propri studi sul gene Pariah, essi concepirono la Profezia Visceram, la quale predisse l’arrivo dell’Anathema Ultima, il Pariah più puro e potente, un essere capace di estinguere attivamente i Demoni con i propri poteri. Secondo la loro profezia, questo essere sarebbe stato addirittura capace di annientare gli Dei del Caos e di prendere il loro posto, ma solo con un adeguato controllo dei propri poteri, perciò crearono la Corona del Vuoto.

Forgiato nel dolore, imprigionato nel freddo acciaio
Giungerà riverito, odiato e temuto
Nel regno della Bestia dai mille occhi
Dopo prove di fuoco, sangue e forza
L’essere verrà ornato con la Corona del Vuoto
Entrerà nella ferita che sanguina incubi
Per regnare, plasmare o distruggere il labirinto della nonvita

Nonostante una profezia parzialmente corretta, poiché l’Anathema Ultima nacque sotto forma di donna umana che prese il nome di Alpha Pariah, i Fabricatus abbandonarono la galassia molto tempo fa per ragioni sconosciute.

La lama che rubava la vita

Lama dell'Alba del Comandante Farsight

Giungiamo dunque a un altro argomento che trovo estremamente intrigante, ossia la Lama dell’Alba. Si tratta della spada impugnata da O’Shovah, ai più noto come il Comandante Lungosguardo che si allontanò dall’Impero T’au formando le proprie Enclavi ribelli. Tuttavia, prima di tale scissione, altri strani fatti accaddero.

Quando Farsight combatteva ancora per l’Impero, affrontò molte volte gli Orki. Durante la grande Spedizione Lungosguardo, i pelleverde allungarono le proprie dita anche sul pianeta Arthas Moloch. Quando O’Shovah e i suoi scesero sulla superficie, scoprirono un mondo ormai abbandonato, pieno di edifici e statue legate a una civiltà ormai scomparsa. Queste statue erano una bizzarra via di mezzo tra l’anonimo e il dettagliato, poiché erano senza volto, quasi fossero dei manichini, eppure rappresentati con decorazioni che ne denotavano uno status elevato o un particolare ruolo all’interno della società. Quando su Arthas Moloch si manifestò un’orda di Demoni del Caos, i Tau credettero di trovarsi davanti ai possibili abitanti del pianeta, perciò scelsero di chiamarli Molochiti. Durante gli scontri che seguirono, essi notarono qualcosa di molto particolare. Varie statue reggevano tra le mani dei talismani che tempo dopo vennero analizzati da O’Vesa della Casta della Terra, il quale li classificò come generatori di campo contra-empatico. Notarono anche che i Demoni facessero sempre molta attenzione per evitare d’avvicinarsi troppo alle statue con quei talismani. A quel punto, O’Shovah sfruttò questi strani talismani anti-Warp e fu così che i Demoni ebbero la peggio.

In più, ovviamente O’Shovah ottenne anche la famosa Lama dell’Alba, anch’essa recuperata da un’antica statua. A questo punto, colleghiamo qualche puntino e poniamoci degli intriganti interrogativi.

La Lama dell’Alba ha un aspetto letteralmente identico a quello di una classica spada Necron, ma l’elsa è differente perché, come spiegato al proprio Comandante, O’Vesa la modificò affinché si adattasse meglio a un leader dei Tau in esoscheletro Crisis. I talismani sono oggetti con esplicite proprietà di soppressione del Warp, un tipo d’oggetto tipicamente Necron e analogo ad altre creazioni più imponenti come le matrici d’annullamento che proteggono l’interno dei mondi tomba oppure i campi contra-empyrici che ai tempi odierni stanno estendendo sempre di più l’influenza degli Snodi Pariah. Come se non bastasse, O’Vesa analizzò la Lama e i generatori di campo contra-empatico riconoscendone una corrispondenza nel materiale, pur non capendo di quale materiale si trattasse.

NOTA: O’vesa usa il termine contra-empatico per un effetto che l’Imperium e i Necron stessi, invece, definiscono contra-empyrico. Quest’ultima è una nomenclatura chiaramente più corretta, siccome l’empatia è un’energia sottilmente diversa che fu sfruttata in primo luogo dagli Slanni.

A porre dei grossi punti di domanda sono altri dettagli: ok, quella è palese tecnologia Necron, ma chi abitava Arthas Moloch prima dell’evento che lo portò a “morire”? Sui muri ancora in piedi di qualche edificio erano chiaramente visibili le sagome di persone disintegrate da un evento catastrofico, una conseguenza simile alle vittime di una bomba atomica. Parliamo quindi di un popolo organico che potrebbe aver edificato su un possibile mondo tomba per poi andare verso la propria estinzione.

E la Lama dell’Alba? La cosa che più stupisce è l’idea che una Lama d’evidente fattura Necron sia capace di rubare la vita delle proprie vittime e aggiungerne il tempo rimasto alla vita dell’utilizzatore. Lo trovo estremamente intrigante perché può avere un significato dal peso mastodontico: i Necrontyr ci riuscirono. Agognando l’immortalità e fallendo in ogni tentativo d’imitare la tecnologia Slanni, essi giunsero ad una singola arma, un singolo oggetto capace di ciò per cui l’intero Impero Infinito dei Necron si dimostrò manchevole. Molti dettagli sono avvolti nel mistero e probabilmente rimarranno tali per sempre, tant’è che potremmo ancora chiederci: O’Shovah trovò la spada tra le mani marmoree di una statua ormai caduta. Come mai un oggetto dal simile potenziale era stato “affidato” a una statua? Per quanto potesse essere importante quella statua, perché non utilizzare l’unico artefatto che a quanto pare era capace di salvarli? Forse quel fuoco appena scaturito dal mio “ci riuscirono” dovrebbe essere spento, forse i Necrontyr crearono un oggetto che in realtà non si rivelò compatibile con la loro fisiologia e che non avrebbe mai potuto evitare i terribili eventi della Guerra nei Cieli.

Tutto sommato, davanti a poche risposte, rimangono ancora moltissime domande su cui indagare. La storia degli Antichi, dei Necron e della Guerra nei Cieli ha messo in moto una galassia causando tante conseguenze di vario calibro. Benché questo nostro viaggio termini qui, altri argomenti importanti dovranno essere approfonditi e a un certo punto ci avvicineremo ad un altro evento che cambiò il volto della galassia.

Anticipazione sulla Caduta degli Aeldari

Bibliografia

Manuali

  • Codex: Necron, 3a Edizione
  • Codex: Necron, 5a Edizione
  • Codex: Necron, 7a Edizione
  • Farsight Enclaves – A Codex: Tau Empire Supplement
  • Risveglio Psichico: Pariah
  • Black Crusade: The Tome of Fate
  • Adeptus Titanicus (2018)

Romanzi e racconti brevi

  • The Horus Heresy: Legion, di Dan Abnett
  • The Horus Heresy: Old Earth, di Nick Kyme
  • Farsight: Empire of Lies, di Phil Kelly
  • Belisarius Cawl: The Great Work, di Guy Haley
  • Indomitus, di Gav Thorpe
  • The Infinite and the Divine, di Robert Rath
  • The Twice-Dead King: Ruin, di Nate Crowley

Videogiochi

  • Warhammer 40.000: Inquisitor – Martyr, di Neocore Games
  • Warhammer 40.000: Inquisitor – Prophecy, di Neocore Games

Altro

  • Xenology, di Simon Spurrier
  • Introduction to Multituberculates: The ‘Lost Tribe’ of Mammals, di Anne Weil
  • Index Generum Mammalium: a List of the Genera and Families of Mammals, di Theodore Sherman Palmer
  • Earliest Palaeocene purgatoriids and the initial radiation of stem primates, Vari Autori
  • The Placental Mammal Ancestor and the Post–K-Pg Radiation of Placentals, Vari Autori
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