Avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta di Dune. Anche nel caso in cui non ne abbiate mai letto i libri, potreste esservi imbattuti nel film di David Lynch del 1984, in una delle trasposizioni videoludiche che hanno segnato l’evoluzione dello strategico in tempo reale, nel gioco di ruolo Dune: Avventure nell’Imperium oppure nel recente film di Denis Villeneuve. Frank Herbert pubblicò il primo romanzo della saga nel 1965 e i decenni hanno fruttato un enorme successo e varie trasposizioni in ogni media, ma soprattutto hanno generato influenza. Dune ha ispirato e influenzato la scrittura di molte storie e, tra di esse, c’è anche l’ambientazione di Warhammer 40.000.
Nel caso in cui abbiate visto solo il film di Villeneuve, non preoccupatevi. Andrò a toccare alcuni eventi della saga, ma sarò abbastanza vago. Non ci sarà alcuno spoiler diretto sul destino dei vari personaggi del film.
In Dune, la figura dell’Imperatore Padishah è importantissima, poiché è il leader che comanda su tutto l’Universo Conosciuto. Si tratta di un titolo ereditario tramandato per molti millenni e nel corso del tempo ha portato tante ambientazioni fantastiche ad ideare la loro versione dell’unico sovrano che ha potere su ogni luogo colonizzato dall’umanità. Dune è un universo fortemente legato a terminologie islamiche o comunque appartenenti alle civiltà del Medio Oriente, tant’è che Padishah è una parola d’origine persiana (traducibile con Signore Re) che definiva il più alto titolo di sovranità sul popolo.
Nel corso dei romanzi ci sono personaggi che abbandonano la parola Padishah lasciando solo Imperatore, ma si può dire che sia solo una questione d’abitudine. Solo con il quarto romanzo della saga, Dio Imperatore di Dune, il titolo subisce un vero e proprio mutamento. Un personaggio diventa Imperatore, ma sono le sue potenti abilità mentali a portare il cambiamento, facendo nascere il titolo di Dio Imperatore.
Fin dalla pubblicazione del manuale Rogue Trader, avvenuta nel 1987, Warhammer 40.000 ha portato immediatamente con sé la figura del Dio Imperatore che regna su un dominio chiamato Imperium. Dune ha indubbiamente influenzato il concetto alla base del sovrano dell’umanità, ma Warhammer 40.000 ha creato fin dal principio una figura molto diversa. Nel 1981, Frank Herbert propone un Dio Imperatore sovrano di un Imperium multigalattico, dall’aspetto molto lontano da quello umano, pienamente cosciente e libero di agire autonomamente per portare a termine il proprio piano ambizioso. Sei anni più tardi, Warhammer 40.000 esordisce con una figura che solo tempo dopo riceve l’appellativo di Dio Imperatore, ma che inizialmente è nota con quelli di Imperatore dell’Imperium, Signore dell’Umanità e Dio della razza umana. Indubbiamente sia Dio che Imperatore sono appellativi validi per il personaggio, ma di per sé il titolo di Dio Imperatore non viene utilizzato, almeno inizialmente.
Mentre il Dio Imperatore di Dune è un individuo di cui vediamo la vita e i piani in pieno svolgimento, l’Imperatore di Warhammer 40.000 è un individuo inizialmente molto più avvolto nel mistero. La sua fase di libera attività appartiene ad un passato pressoché sconosciuto e ignorato, la sua epoca di gloria e piani portati a termine per il bene dell’umanità è finita e ora deve “vivere” confinato in una macchina arcana che lo alimenta grazie alle anime di povere vittime sacrificali. Solo decine di anni dopo, grazie all’imponente saga dell’Eresia di Horus, è stato possibile iniziare a scoprire la verità sul passato dell’Imperatore e sui suoi veri piani.
Dopo un’influenza iniziale, in realtà, la parte davvero molto interessante sta nella loro contrapposizione. Nella saga di Dune possiamo scoprire tutta la vita del Dio Imperatore (non lo dirò in questo articolo, ma il suo nome ci è ben noto) e la fine della sua storia genera un evento positivo per l’umanità, la quale affronta improvvisamente un periodo storico di grande espansionismo. Al contrario, la “fine” dell’Imperatore è tutt’altro che benefica. In Rogue Trader ci viene descritto come un individuo il cui corpo è stato consumato dal proprio compito di protezione nei confronti dell’umanità. In un certo senso si può dire che anche ora tale nozione sia valida, ma in seguito a qualcosa di molto più improvviso e specifico nel tempo.
Posso quindi sostenere che il Dio Imperatore e l’Imperatore siano personaggi simili nei loro punti cardine, ma allo stesso tempo trovo che un loro grande punto di forza sia proprio l’enorme differenza che li contraddistingue una volta che andiamo ad analizzare tutto ciò che circonda quei punti.
Un altro punto d’incontro tra Dune e Warhammer 40.000 sta nei Navigatori. Frank Herbert crea un gruppo di umani evoluti artificialmente tramite l’elevatissimo consumo di spezia affinché possano ottenere capacità psichiche di prescienza. Grazie a tali capacità, i Navigatori possono vedere passato, presente e futuro, così potendo osservare il percorso migliore per un viaggio interstellare a velocità superiore alla luce. Dune usa un tipo di viaggio interstellare piuttosto comune anche a chi non è un avido fruitore di fantascienza, ossia un viaggio iperspaziale che permette di spostarsi tra due punti lontanissimi in un batter d’occhio o comunque in non molto tempo (anche un universo ben noto come Star Wars, ad esempio, usa un viaggio interstellare molto rapido). Ciò che lo distingue molto è la preparazione.
Come se non bastasse, i Navigatori sono tanto particolari nel proprio aspetto. Nel film di Villeneuve hanno forma umanoide, ma non ne vediamo il volto perché coperto da dei caschi. Nei libri di Herbert, invece, hanno subito un percorso particolare. Sono descritti come:
Già così i Navigatori risultano essere persone lontane dall’aspetto umano, ma la situazione cambia ulteriormente quando Frank Herbert apprezza la rappresentazione dei Navigatori nel film di David Lynch (1984). La apprezza talmente tanto che lui stesso inserisce nei romanzi successivi il concetto di Navigatori che, nelle fasi della propria evoluzione, raggiungono l’aspetto di mostri enormi e ormai nemmeno vagamente riconducibili all’umano.
Nel 1987, Warhammer 40.000 crea i Navigator. A differenza dei Navigatori di Dune, i Navigator sono sempre rimasti piuttosto “normali”. Si può dire che Rick Priestley e gli altri autori dell’epoca abbiano scritto i Navigator con l’influenza dei concetti basilari di un Navigatore di Dune, infatti anche i Navigator sono frutto di sperimentazioni avvenute moltissimi anni prima e anche loro sono essenziali per la realizzazione di un viaggio interstellare a lunghissimo raggio. Senza un Navigatore di Dune o un Navigator di Warhammer 40.000, il viaggio interstellare è molto più rischioso e deve limitarsi a distanze ben più corte. Oltre queste influenze iniziali, le due figure si sviluppano in modo molto diverso.
I Navigatori di Dune fanno parte della Gilda Spaziale, ma non ne sono gli unici membri, inoltre essi devono essere costantemente immersi nella spezia per poter utilizzare a pieno i propri poteri di prescienza (anche nel film di Villeneuve potete chiaramente vedere come il casco del Navigatore gli permetta di inalare spezia costantemente). I Navigatori non hanno una mutazione genetica trasmissibile con la riproduzione, ognuno deve essere esposto a quantità elevate di spezia per poter diventare tale. Inoltre, è interessante notare il modo in cui i loro poteri interagiscono con il tipo di viaggio sovraluce di Dune. Sebbene prima abbia citato Star Wars per la potenziale durata dei viaggi, in realtà lo svolgimento è piuttosto diverso. In Star Wars le navi entrano nell’iperspazio, mentre in Dune lo spazio viene letteralmente compresso attraverso un fenomeno chiamato Effetto Holtzman. Dovete immaginare che ci sia un foglio con un punto A, un punto B e tanti altri puntini fastidiosi che non servono a nulla. Il Navigatore deve usare la prescienza per calcolare una linea sicura tra A e B evitando ogni altro puntino, ma prevedendo anche ogni loro spostamento, le loro attrazioni gravitazionali e le possibili interazioni tra ognuno di quei puntini.
In Warhammer 40.000, la faccenda si è evoluta in maniera ben diversa. In Rogue Trader, i Navigator vengono descritti come umani (calvi) possessori di una mutazione stabile e geneticamente trasmissibile, tant’è che ciò dà vita a intere famiglie di Navigator. Con il loro terzo occhio, unica mutazione che li distingue chiaramente da una persona comune, i Navigator possono osservare le correnti del Warp e usare la luce dell’Astronomican come stella polare durante i viaggi.
Mentre le edizioni successive hanno stabilito i Navigator come membri delle Casate della Navis Nobilite, sempre attivi nello svolgimento del compito legato alla loro mutazione, inizialmente i Navigator sono concepiti come mutanti dalla libera carriera. Pur riunendosi sempre in famiglie, in Rogue Trader sono Navigator a livello genetico, ma non necessariamente “sul posto di lavoro”. Vengono riportati molti Navigator che diventano comuni mercanti, ma anche tanti altri che servono l’Imperium come inquisitori, preti, soldati dell’Esercito Imperiale, etc.
Spesso si sente parlare del fatto che Warhammer 40.000 abbia ripreso totalmente l’idea di Dune per i propri fucili laser, ma ciò è molto lontano dal vero. In inglese, sia in Dune che in Warhammer 40.000, il comune fucile laser si definisce lasgun. Rick Priestley riprende la nomenclatura di Frank Herbert per dare vita al lasgun e, di conseguenza, al lascannon, ma le sue caratteristiche sono più vicine all’idea comune del laser presente a quei tempi.
Earthlight, romanzo del 1955 scritto da Arthur C. Clarke (che i più ricorderanno per 2001: Odissea nello Spazio), introduce un’arma capace di sparare un flusso di particelle di materia. Mentre la fantascienza gioca con strane armi che sparano qualcosa di diverso dai comuni proiettili, il genere viene scosso nel 1960 con l’invenzione del primo laser. Questa tecnologia scatena subito gli scrittori di storie fantascientifiche e le armi laser si fanno subito strada in molte ambientazioni, ma presto si inizia a pensare che il potenziale uso militare del laser sia limitato, quindi la fantascienza “cambia idea” e molte armi laser iniziano a cambiare nome oppure diventano le forme arcaiche e inferiori di nuove tecnologie abbastanza simili.
Frank Herbert, al contrario, rimane sui propri passi e Dune include i lasgun, armi davvero potenti. Sebbene anche altre ambientazioni includano armi laser sorprendenti, il comune fucile laser viene ridotto a qualcosa di non particolarmente eccezionale. Dune, invece, lo rende piuttosto potente. Come se non bastasse, risulta essere pure un’arma potenzialmente pericolosa perché, a contatto con uno scudo di Holtzman (quelli che nel film di Villeneuve vedete di colore rosso o blu), genera un’esplosione nucleare con un raggio piuttosto ampio.
In Warhammer 40.000, invece, l’arma laser è molto più modesta. Nel manuale Rogue Trader, il fucile laser è definito come un’arma a bassa potenza, ma molto diffusa perché affidabile e facile da produrre. La pistola laser viene sminuita ancor di più e definita come un’arma economica, mostrata apertamente da chi la possiede e utilizzabile dalla maggior parte dei cittadini comuni. Solo il cannone laser e il multi-laser vengono riconosciute come buone armi pesanti.
In più, nel caso in cui non lo sappiate, la pistola e il cannone laser ricevono rispettivamente due nomi alternativi: blazer e blazooga.
Dai, ditelo. Vorreste un ritorno del termine blazooga, vero? Vero?
La rappresentazione delle macchine e di ciò che le sostituisce totalmente o parzialmente si è mostrata in modi molto diversi tra di loro attraverso varie ambientazioni. Curiosamente, qui le influenze si mescolano in maniera estremamente interessante.
In Dune, Frank Herbert introduce l’idea del Jihad Butleriano, una guerra durata due generazioni durante la quale l’umanità elimina tutte le “macchine pensanti”. Successivamente, il ruolo delle macchine viene pressoché completamente sostituito da altre organizzazioni, tra cui i Mentat. Quest’ultimi sono individui talentuosi e appositamente addestrati per memorizzare e gestire enormi quantità di dati. Così facendo, essi si sostituiscono a un computer e possono svolgere vari ruoli di supporto che richiedono dati che altrimenti verrebbero sicuramente dimenticati nel corso del tempo o richiederebbero lunghe ricerche tra i libri. In più, un parziale addestramento viene trasmesso anche ad individui che non devono a tutti gli effetti diventare Mentat, ma che devono comunque svolgere ruoli politici e/o militari importanti.
Con l’eliminazione delle malvagie macchine pensanti e la loro sostituzione, l’umanità ha poi istituito una regola riportata nella Bibbia Cattolica Orangista e nel Jihad Butleriano (e da ciò si evince che il nome del conflitto sia diventato anche il titolo di un libro): Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo. Proprio all’inizio di Dune, però, una Reverenda Madre aggiunge che la Bibbia Cattolica Orangista avrebbe dovuto dire: Non costruirai una macchina che contraffaccia la mente di una persona umana. In più, aggiunge una riflessione:
“La Grande Rivolta ci ha liberati da una stampella” dichiarò la vecchia. “Ha costretto la mente umana a svilupparsi. Furono fondate scuole per sviluppare il talento umano.”
Frank Herbert non elabora mai molto l’idea del Jihad Butleriano. Ogni tanto ci sono cenni ad esso, ma non abbiamo mai grandi dettagli su questo conflitto e su cosa sia realmente accaduto se non il risultato della totale eliminazione delle macchine pensanti. Tutto ciò non è casuale, poiché il Jihad Butleriano non è altro che un forte riferimento a Samuel Butler, scrittore inglese che nel 1863, usando uno pseudonimo, pubblica sul The Press l’articolo Darwin among the Machines. Questo articolo riflette sull’evoluzione della macchina e della potenziale minaccia rappresentata dalla sua rapida evoluzione. Ciononostante, è un primo assaggio dell’argomento perché nel 1872 Butler pubblica il romanzo Erewhon.
Erewhon è un romanzo satirico sulla società vittoriana che contiene anche tre capitoli molto particolari, classificati come Il Libro delle Macchine, i quali riprendono gran parte di Darwin among the Machines e lo espandono in un lungo discorso legato alla vita delle macchine. Nel complesso, questo discorso è giustificato dal fatto che l’autore si stia fingendo interlocutore di un presunto abitante di Erewhon, il quale spiega perché la sua nazione abbia bandito le macchine. Per quest’uomo, la macchina può e deve essere considerata una nuova forma di vita che si sta progressivamente evolvendo come un tempo fecero piante e animali. Tuttavia, tale forma di vita è destinata a diventare troppo evoluta, superando l’uomo, sostituendolo e rendendolo “schiavo” come lo è ora un cane. Per tali motivi, gli abitanti di Erewhon ritengono la macchina pericolosa, la rinnegano e la eliminano.
I tre capitoli de Il Libro delle Macchine rappresentano un testo estremamente avanti con i tempi che guarda al futuro suggerendo già concetti come lo studio delle sostanze psicotrope, la progressiva miniaturizzazione delle macchine e dei suoi componenti, l’idea di fyborg (functional-cyborg), etc. Si può dire che Samuel Butler sia stato il vero padre dell’eliminazione delle macchine pensanti e, nonostante il suo lavoro fosse concentrato su molto altro, egli ha ispirato tanti autori e di conseguenza tante opere successive.
Nel 1984 non avviene solo l’uscita del film Dune di David Lynch, ma anche la pubblicazione dell’Enciclopedia di Dune. Lynch rappresenta il Jihad Butleriano come una sorta di crociata contro le macchine pensanti, mentre l’Enciclopedia prende una strada completamente diversa. Innanzitutto, il nome di questa Grande Rivolta ottiene un’origine all’interno dell’ambientazione grazie all’invenzione di Jehanne Butler. Con la sua introduzione giunge anche la sua storia.
In una società sempre più legata al pensiero estremamente logico e in sincronia con le macchine, Jehanne Butler si dimostra contraria e il vero conflitto sorge quando una macchina pensante sfrutta i propri sistemi automatizzati per decretare che sua figlia debba essere abortita perché ritenuta troppo deforme. Jehanne è una Bene Gesserit e ha mentalmente gestito e influenzato la propria gravidanza affinché sua figlia Sarah Butler nasca come Kwisatz Haderach (letteralmente il Messia delle Bene Gesserit). Jehanne ritiene impossibile la valutazione della macchina pensante e riesce ad accedere a dei dati che apparentemente dimostrano la falsità di quell’affermazione. In seguito alla mancata nascita di un potenziale Messia, si scatena l’immensa rivolta del Jihad Butleriano, il quale cambia la storia dell’umanità.
Dall’Enciclopedia, scritta da molti autori e ufficialmente approvata da Herbert, ricaviamo un Jihad Butleriano chiaramente “più umano” di quanto si pensasse. Questa storia avrebbe pure dovuto ricevere un grande approfondimento grazie a Willis McNelly, autore principale dell’Enciclopedia che propose a Herbert l’idea di collaborare alla scrittura di un prequel di Dune. Herbert accettò e approvò la trama generale del romanzo, tant’è che i due autori completarono il primo capitolo, ma poi la scomparsa prematura di Herbert nel 1986 ne impedì il completamento.
Giungiamo al 1987 e alla pubblicazione di Rogue Trader. Nella sua prima incarnazione, Warhammer 40.000 non ha alcun legame con qualsiasi concetto di guerra contro le macchine pensanti. Al contrario, il manuale presenta numerosi tipi di robot militari e civili che fanno parte della vita quotidiana dell’umanità. Questi robot non sono senzienti, ma non come conseguenza di una guerra o di qualsivoglia evento che ha portato al divieto di produzione di macchine pensanti, bensì per la seguente ragione:
“L’umanità e i robot hanno una lunga storia, ma l’attuale tendenza verso la superstizione e il diniego scientifico ha portato il genere umano a diffidare dei robot e a trascurare il loro pieno potenziale.”
Con Rogue Trader, l’autore Rick Priestley presenta un’ambientazione che non omaggia Dune, bensì i robot di Isaac Asimov. A tal proposito, è necessario prendere in esame i romanzi del famoso Ciclo dei Robot di Asimov. Il primo romanzo, intitolato Abissi d’Acciaio (1953), mostra la Terra come un mondo semidimenticato da un’umanità che ormai è padrona di molte stelle. Il mondo natale del genere umano è rimasto indietro tecnologicamente e, secondo gli Spaziali, anche socialmente. Gli Spaziali sono soliti usare robot capaci di simulare perfettamente un uomo sia sul piano estetico che su quello comportamentale. Sulla Terra, invece, la popolazione vive in complessi abitativi paragonabili ai formicai di Warhammer 40.000 (non proprio così distopici e tetri, ma pur sempre degli enormi edifici con persone che probabilmente non vedono il cielo nel corso di un’intera vita) e i robot sono creazioni di cui la gente non si fida molto. Viene ripresa l’idea di Samuel Butler secondo cui la macchina sia destinata a superare e sostituire l’uomo, tant’è che la vicenda inizia mostrandoci una protesta sorta dopo che un robot ha “rubato il lavoro” ad un cassiere umano. Si tratta di un robot rozzo secondo i canoni degli Spaziali, ampiamente distinguibile da un essere umano, ma comunque con le capacità di sostituire l’uomo nello svolgimento di determinate funzioni.
Proprio a causa della diffidenza e della paura nei confronti della loro evoluzione eccessiva, i Terrestri del Ciclo dei Robot non hanno sfruttato pienamente le potenzialità dei robot. Mentre gli Erewhoniani di Butler decidono all’unanimità di estinguere le macchine, i Terrestri cercano di opporsi alla loro crescente evoluzione e diffusione. Nel nascente Warhammer 40.000, l’Imperium non si fida molto e quindi non li rende troppo complicati. Sicuramente capaci di svolgere anche funzioni abbastanza complesse, ma non senzienti.
Ma quindi: quando nasce l’idea della Rivolta Cibernetica? Essa nasce nel 1998 con la pubblicazione del regolamento per la 3a edizione di Warhammer 40.000. Alla fine del manuale, una pagina contiene un estratto dei documenti di Cripias, i quali introducono l’idea degli Uomini d’Oro, degli Uomini di Ferro e della guerra con cui l’umanità giunge all’estinzione delle macchine senzienti. Tra il 1998 e il 2001, altre pubblicazioni inseriscono elementi legati alla Rivolta Cibernetica e agli Uomini di Ferro. La faccenda rimane comunque avvolta nel mistero, ma diventa possibile comprenderne alcuni dettagli in più. Dopo qualche anno, ulteriori sviluppi occasionali hanno permesso di comprendere ancora meglio questi elementi dell’ambientazione. Di conseguenza, viene abbandonata l’idea dei robot non sviluppati per la semplice superstizione dell’Imperium e nasce un antefatto ben più radicato nel passato. La Rivolta Cibernetica diventa quindi un evento con cui le macchine senzienti stesse si rivoltano contro l’uomo credendosi superiori. Alla fine, l’umanità bandisce le intelligenze artificiali senzienti, ma continua ad usare ampiamente le macchine. Creazioni che prima erano Uomini di Ferro vengono convertite in loro corrispondenti intellettualmente più limitati; umani (o cloni appositamente prodotti) vengono lobotomizzati e modificati ciberneticamente per svolgere ogni genere di lavoro manuale; altre persone, dopo la morte, vengono convertite in intelligenze artificiali rudimentali che permettono anche a loro di svolgere vari compiti. Nel complesso, computer (o, per meglio dire, i cogitator) e altre macchine vengono comunque utilizzate, ma spesso includendo una componente organica.
In Warhammer 40.000, l’umanità è superstiziosa, ma allo steso tempo mostra costantemente personaggi tentati dallo sviluppo di qualcosa di superiore. Mentre in Dune l’eliminazione delle macchine viene vista come un evento che ha valorizzato la mente umana portandola a non atrofizzarsi, Warhammer 40.000 mostra un panorama triste in cui l’umanità trova scappatoie per sostituire le macchine senzienti, in cui pochi cercano di avvicinarvisi il più possibile e in cui ancor meno le producono sentendosi liberi.
In un certo senso, Warhammer 40.000 inserisce alcuni elementi che lo avvicinano un po’ di più agli indizi sul Jihad Butleriano presenti nei romanzi di Frank Herbert, ma rimane ben lontano da tutte le successive spiegazioni dell’Enciclopedia di Dune.
Ciononostante, la situazione si infittisce ancor di più quando Brian Herbert (il figlio di Frank Herbert) e Kevin J. Anderson decidono di produrre una trilogia prequel di Dune che vada a raccontare proprio il Jihad Butleriano. Tale decisione può sembrare normalissima, ma dobbiamo momentaneamente tornare al 1986, anno in cui Frank Herbert muore e i diritti di pubblicazione dell’Enciclopedia vanno totalmente alla Herbert Properties LLC, formata dalla famiglia di Herbert. Willis McNelly propone più volte una ristampa dell’Enciclopedia, ma la Herbert Properties si rifiuta categoricamente e McNelly chiarisce di non voler sfruttare la ristampa per mero guadagno, ma per rimettere in circolazione un libro ormai fuori produzione di cui è orgoglioso e che aggiunge molto alla saga di Frank Herbert.
L’Enciclopedia è comunque rimasta fuori produzione (ancora adesso nel 2021) e McNelly, seppur desiderasse il contrario, ha sempre invitato i fan di Dune a non prendere in mano le redini della situazione diffondendo online delle copie digitali dell’Enciclopedia. Brian Herbert e Kevin J. Anderson hanno poi spiegato di aver usato le note di Frank Herbert come riferimento per i loro libri e, quando i lettori hanno chiesto perché questi contradicessero pienamente quanto scritto nell’Enciclopedia, è stata presto pubblicata una lettera apparentemente firmata anche da Willis McNelly, la quale ha ufficializzato lo stato dell’Enciclopedia come libro non canonico e rappresentazione di un universo alternativo che Frank Herbert apprezzava, ma non considerava nella scrittura dei propri romanzi.
Dopo la morte di McNelly, avvenuta nel 2003, la situazione è rimasta molto fumosa perché l’autore ha sempre espresso opinioni piuttosto lontane da quanto scritto nella lettera, inoltre l’Enciclopedia è sempre stata intesa come un libro scritto da un narratore interno all’ambientazione che compie degli errori storici e che ne infiocca altri per proprio interesse.
Qualunque sia la verità, nel 2001 Brian Herbert e Kevin J. Anderson stabiliscono il canone attuale con il romanzo Dune: The Butlerian Jihad e i successivi due romanzi Machine Crusade (2003) e The Battle of Corrin (2004). Tramite questi romanzi, Dune si contorna di robot umanoidi senzienti (come nell’idea di David Lynch) e numerose altre macchine senzienti dalla forma diversa. Negli stessi anni, nel frattempo, Warhammer 40.000 continua ad approfondire meglio i propri Servitor, l’evoluzione del Mechanicus e il rapporto uomo-macchina nell’Imperium del tetro e lontano futuro.
Posso dire che, per quanto mi riguarda, l’argomento dei robot è quello che trovo più interessante perché frutto di influenze incrociate e risalenti persino ad opere del 1800.
Concludendo questo lungo discorso, è davvero affascinante vedere l’evoluzione della fantascienza avvenuta nel corso di molti decenni. Autori e ambientazioni si sono influenzati tra loro in modi e per motivi diversi attraversando tanti media. Dune è un’ambientazione che ha avuto molte interpretazioni, da quella surrealista e purtroppo mai realizzata di Alejandro Jodorowsky a quella contemporanea di Denis Villeneuve. Warhammer 40.000 si è a sua volta evoluto ed espanso a dismisura diventando una delle ambientazioni più immense e variegate del mondo. Trovo davvero bello amare entrambe, scoprirne i punti in comune e individuare la storia che ha portato a certe scelte narrative, anche quando l’origine di tante cose è uno scrittore satirico che voleva prendere in giro la società inglese.
This post was published on 18 Ottobre 2021 13:00
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