Il 20 Marzo 2018, un canale YouTube chiamato Astartes caricò un breve video di quattordici secondi in cui anticipava l’uscita di un futuro fan-film di Warhammer 40.000 legato agli Space Marine, sostenendo che sarebbero stati piccoli episodi da un minuto. Sei giorni dopo uscì Astartes – Part One, video di cinquanta secondi che diede il via a una serie in cinque parti conducendoci all’interno di una storia emozionante. Si tratta di un’opera dallo svolgimento misterioso in cui ci viene trasmesso tutto tramite le azioni dei personaggi e la potenza del comparto sonoro, lasciando quasi completamente da parte le parole. È quindi giunto il momento di gettare luce sul mistero di questa storia, cercando di comprendere meglio lei e la persona dietro all’intero progetto.
NOTA: Ovviamente, aspettatevi un riassunto e una completa analisi degli eventi di Astartes, quindi spoiler di ogni tipo. Se non avete ancora visto la serie, recuperatela direttamente su Warhammer Community.
Storia, Retributor e misteri
Gli eventi di Astartes si volgono nel 482.M39, un periodo storico molto differente dalla contemporaneità della galassia. Ad esempio, solo 181 anni prima si è svolta l’11a Crociata Nera di Abaddon il Distruttore, mentre 464 anni prima l’Impero T’au ha lanciato la sua Seconda Sfera d’Espansione.
Parte Uno
Ci troviamo in mezzo agli eventi di Argosa, un pianeta che ha abbandonato l’Imperium e si è ribellato per seguire gli insegnamenti di una strana razza xenos. Le rivolte sono state messe sotto controllo, ma ora i leader della ribellione stanno cercando di fuggire e i protagonisti devono occuparsene. Questi protagonisti sono gli Space Marine (o Astartes, ovviamente) del Capitolo Retributor e nel primo episodio li vediamo a bordo di un Cacciatorpediniere classe Cobra, un vascello che solitamente si trova al servizio della Marina Imperiale o della Basilikon Astra (la flotta dell’Adeptus Mechanicus), ma che occasionalmente può far parte delle flotte di un Capitolo di Space Marine. I Retributor si muovono all’interno dei corridoi della nave, controllano un ologramma che mostra un mappamondo di Argosa e benedicono le proprie armi. Durante tale benedizione è persino possibile vedere i led dell’arma che si accendono, segno che lo spirito macchina si sta realmente attivando e collegando all’armatura potenziata in seguito ai rituali di colui che lo utilizzerà in battaglia. Preparandosi con estremo ordine e diligenza, il primo episodio si conclude con i Retributor che si sistemano all’interno di un Ariete d’Assalto, i portelloni della nave che si aprono e infine l’Ariete che inizia a partire.
Parte Due
Nel secondo episodio, l’Ariete si fa strada verso la nave tramite il quale i leader della ribellione stanno fuggendo. Non è possibile stabilire esattamente a che modello appartenga l’Ariete, ma indubbiamente non si tratta di una classica Caestus degli Space Marine. Il viaggio è assistito da un caccia Thunderbolt, il che ci fa intuire che i Retributor stiano operando insieme ad altre forze della Marina Imperiale e che le persone viste nel primo episodio non siano solamente servi del Capitolo, oltre che da due droni che si muovono per intercettare i missili in arrivo. L’Ariete penetra nello scafo utilizzando dei penetratori laser e i Retributor riescono a sbarcare sulla nave, accolti dal fuoco di guardie imperiali traditrici armate di fucili automatici.
I Retributor sfruttano una visione termica per rilevare la posizione dei ribelli e stabilire una zona sicura, poi procedono addentrandosi nella nave e concludendo il secondo episodio.
Parte Tre
Nel terzo episodio vediamo per la prima volta i leader della ribellione. Sono psionici facenti parte di una cabala interna alla ribellione, hanno dimensioni molto superiori alle guardie traditrici che si muovono in massa per respingere gli Space Marine e sorvegliano un portellone sigillato su cui è impresso solo 02.
I Retributor, nel frattempo, se la vedono con i ribelli che iniziano a schierare armamento sempre più pericoloso. Un lanciamissili, poi una postazione con cannone automatico, una carica da demolizione portata a mano e infine pure una postazione multi-laser, insolenza a cui il Sergente Kohren risponde con un colpo ben piazzato di pistola plasma. Durante questo combattimento vediamo come gli eretici non siano dei completi incompetenti, ma adottino tattiche ben studiate che probabilmente, tra attacchi a sorpresa e un adeguato uso della copertura, in altri casi sarebbero state molto efficaci. Tuttavia, i Retributor agiscono con estrema dedizione all’efficienza e sbaragliano il nemico.
NOTA: In battaglia, i Retributor usano dei Requiem modello Manticora. Si tratta di un modello inventato per questa serie, ma che assomiglia a una combinazione tra il comune MkVb Godwyn e il caricatore dritto del modello Tigrus.
Parte Quattro
Dopo un primo sguardo, nel quarto episodio vediamo i leader della ribellione in azione. Indossano maschere molto particolari, collegate alla schiena attraverso un sistema che pare riprodurre una colonna vertebrale, ma notiamo subito come non si tratti di maschere puramente decorative, ma di equipaggiamenti attraverso cui scorre qualche forma di energia crepitante. I Retributor si preparano e aprono il fuoco sui leader, ma uno di essi ferma a mezz’aria tutti i colpi di requiem tramite una tecnologia che appare molto simile a un campo rifrattore.
I leader tentano solamente di fermare i colpi diretti verso di loro e impedire agli Space Marine di avvicinarsi. Le mani dei leader crepitano con la stessa energia azzurra che scaturisce dai campi, dai loro occhi e dalle colonne vertebrali delle maschere e si inizia a sentire la fatica che provano nel dover continuare a fermare i colpi di requiem e gli Space Marine che li attaccano, perciò sorge naturale l’ipotesi che questi psionici siano ampiamente potenziati dalla presenza di queste strane tecnologie.
Alla fine del combattimento notiamo quanto tali maschere fossero integrate nel corpo di questi leader. Uno di essi muore perché la sua testa viene totalmente attraversata da un coltello, quindi fin qui tutto normale, ma il secondo perde la vita appena Kohren recupera le capacità motorie e strappa la colonna vertebrale della maschera. Non vediamo tracce di sangue, solo cavi strappati, eppure il leader si “spegne” così. È una tecnologia che ricorda i Ganci del Macellaio, innesti cerebrali resi famosi dal primarca Angron dei Divoratori di Mondi, anche se in questo caso stiamo parlando di innesti che chiaramente non puntano a renderti uno schiavo impazzito all’interno di un’arena per gladiatori. I Ganci del Macellaio arrivano a integrarsi talmente tanto nel sistema nervoso dell’individuo da diventare essenziali per la vita. L’Imperatore, infatti, ritenne di non poter rimuovere i Ganci da Angron, poiché ormai talmente radicati nel suo devastatissimo sistema nervoso da essere fondamentali per la sua sopravvivenza. Tentare di rimuoverli avrebbe avuto lo stesso risultato di un assurdo tentativo di rimuovere il midollo spinale. Allo stesso modo, gli innesti della maschera sono diventati totalmente parte del corpo dei leader della ribellione e per questo il secondo è morto in questo modo.
In seguito, i Retributor si ricompongono e procedono verso il portellone 02, concludendo il quarto episodio.
Parte Cinque
Giungiamo al quinto e ultimo episodio. Siamo su una possente nave da guerra, ma questa volta ci viene reso esplicito il fatto che non si tratti di un vascello insolitamente facente parte della flotta di un Capitolo, ma di una nave della Marina Imperiale, infatti nella prima inquadratura interna uno Space Marine sta osservando dei monitor e davanti alle console ci sono tre individui i cui vestiti riportano proprio il simbolo alato della Marina Imperiale. A questa inquadratura si aggiunge anche una piccola nota comica perché sullo schermo a sinistra si può intravedere la scritta in verde “SCI-FI SCREENSVR”. Pedersen non ha semplicemente battuto qualche tasto a caso per simulare dati criptati su uno schermo parzialmente visibile per appena tre secondi, ma ha deciso di scrivere “screensaver fantascientifico”. La cura maniacale dei dettagli in azione, gente.
Un Veterano della 1a Compagnia e il Sergente Veterano Hakael (il quale funge da comandante dell’operazione) escono da questa stanza e vanno a vedere di persona una sfera contenuta all’interno di un sistema tenuto sospeso in aria tramite delle catene. In realtà, osservando lo sfondo, si può vedere un altro sistema identico contenente una sfera, ma in questo caso sembra essere tutto spento, forse segno che questa sfera sia inattiva per qualche motivo. Nella stessa stanza, l’Inquisitore X sta meditando tenendo in mano un piccolo incensiere su cui c’è scritto Generi Mortem Hostibus Humano, una dicitura in Alto Gotico la cui probabile traduzione sarebbe: “Portiamo la morte ai nemici del genere umano”.
Le due sfere catturate sono xenos, perciò i Retributor e chiunque li stia assistendo li stanno usando per trovarne altri e scoprire quanto si siano diffusi e quanti pianeti abbiano attualmente condotto verso la ribellione.
Nel frattempo, il Sergente Kohren e i suoi compagni (Hahken, Hassig, Monos e Jael) oltrepassano il portellone ed esplorano le profondità della nave. Attraversano una stanza contenente circa una trentina di maschere con colonna vertebrale artificiale e un enorme corpo umanoide parzialmente assemblato. Questo oggetto pare essere fatto dello stesso materiale inciso delle sfere e delle maschere, inoltre è cavo e presenta fili molto simili a quelli presenti all’interno delle maschere. Tutti questi oggetti sono stati creati grazie alla conoscenza ottenuta dagli xenos, ma per due scopi diversi. Le maschere aiutano i leader dei ribelli, mentre il gigantesco corpo dorato serve a dare un corpo migliore agli xenos.
La squadra raggiunge un’ampia sala in cui trova un’altra sfera, completamente attiva e pronta ad accoglierli dicendo “Astartes” ed emettendo onde che ostacolano i movimenti o respingono con forza gli Space Marine. I cinque si avvicinano e iniziano a mettere in atto la procedura di cattura tramite appositi sistemi dotati di lama che riportano il simbolo dell’Inquisizione. Una volta terminata la prima fase della procedura, X riesce a entrare in contatto con le menti delle due sfere attive e ad ascoltare la loro conversazione. Le parole sono difficili da comprendere e X si inserisce solo nel bel mezzo del discorso, ma qui è riportata la trascrizione. A è la sfera che gli Astartes stanno cercando di catturare, B è quella già catturata.
A: “…nessuna fuga. Ho fallito, fratello.”
B: “Tutti noi abbiamo fallito. Gli Astartes rifiutano il nostro tocco. Devi ritornare, rompi il tuo sigillo.”
A: “Impossibile, non sopravviverò mai.”
B: “Devi! Prendi loro!”
Nel sentire queste parole, X si volta verso Hakael e, tramite canale vox, urla: “Richiamali immedaitamente!”. Kohren e la sua squadra sono in pericolo, perciò Hakael, sempre usando i canali vox per le comunicazioni, riporta gli ordini al Sergente della 2a Squadra della 5a Compagnia. X ha interrotto la propria totale concentrazione per fornire il suo avvertimento e, un attimo dopo, la sfera catturata sfrutta la distrazione per rivoltargli contro il contatto mentale e assumere il controllo su di lui. Prima di impazzire e venire ucciso dai due Marine presenti, X assiste a due visioni:
- Nella prima si vedono numerosi individui con gli stessi abiti dei due leader della ribellione incontrati dai Retributor. Il pavimento è simile al piedistallo su cui levita la sfera con cui stanno interagendo Kohren e la sua squadra, ma è impossibile comprendere cosa generi quella forte luce gialla dai riflessi arancioni.
- La seconda sembra essere una premonizione sul futuro della squadra di Kohren, carbonizzati da uno strano essere.
La morte di X è uno degli eventi più tipicamente Imperiali che si possano vedere. Hakael e il suo compagno non hanno ucciso l’Inquisitore per odio o perché improvvisamente lo hanno reputato un traditore. X avrebbe potuto perdere il controllo in qualsiasi momento, la sua esecuzione è stata la semplice procedura. Uno xenos ti ha fatto impazzire e ha preso il controllo su di te, purtroppo non c’è altro da fare che ucciderti. Non si tratta di un atto di pietà, ma di qualcosa che andava fatto e che sicuramente X non avrebbe cercato di evitare.
Tornando sull’altro punto di vista, lo xenos segue il consiglio del proprio simile, “rompe il sigillo” e si mostra brevemente in un’altra forma prima di tentare di prendere con sé gli Space Marine. Kohren cerca di combattere e spara un colpo di pistola plasma, ma ciò gli disintegra mezzo braccio destro e tutto risulta inutile contro lo xenos.
Lo xenos cerca di effettuare un viaggio nel Warp e infatti Kohren si ritrova legato alla creatura, ma il salto non va come sperato. Improvvisamente, un’entità del Warp scopre lo xenos e gli salta addosso per ucciderlo. Non sappiamo se lo xenos sia riuscito a fuggire, ma l’attacco lo porta a lasciare la presa sugli Space Marine e poco dopo Kohren viene catapultato fuori dal Warp.
Kohren atterra in un luogo che è quasi la destinazione voluta dallo xenos e finalmente scopriamo un volto. Intorno al Retributor troviamo un enorme passaggio fiancheggiato da tantissimi corpi giganteschi e apparentemente mummificati, tra cui alcuni seduti su dei troni e vestiti di qualcosa che copre le spalle e contorna il collo. Stiamo parlando di un’inquadratura che ricorda molto le opere di Zdzisław Beksiński, un pittore, fotografo e scultore polacco specializzato nel surrealismo distopico con una costante concentrazione verso temi legati all’apocalisse e al macabro. La struttura dei corpi e l’intera composizione della scena richiama moltissimo i suoi lavori.
Siamo giunti alla fine della storia, ma ci sono delle considerazioni da fare.
Il luogo in cui Kohren si trova viene definito come un pianeta legato all’antico impero da cui gli xenos provengono, dominio che a sua volta viene descritto come un impero umano/xenos, ma non è chiaro se si tratti di umani e xenos che hanno convissuto in pace o se siano razze la cui biologia ha permesso loro di mescolarsi geneticamente e generare prole che nel corso degli anni ha finito per diventare una razza separata. Nel primo caso staremmo parlando di un impero analogo alla Diasporex, una civiltà nomade che ai tempi della Grande Crociata comprendeva sia umani che varie specie aliene. Nel secondo caso, invece, potremmo star parlando di un caso simile agli ibridi umano-eldar canonici ai tempi della prima edizione di Warhammer 40.000 o di qualcosa di ancora più strano. Per cercare di comprendere qualcosa, possiamo raccogliere alcuni elementi:
- Le figure sui troni hanno forme umanoidi.
- Sono altrettanto umanoidi gli immensi esseri che vediamo nella visione di X.
- Lo xenos, uscendo dalla sfera, ha un corpo apparentemente artificiale su cui è ben visibile il volto di una donna.
- I ribelli stavano costruendo un corpo dalle sembianze perfettamente umane.
Sebbene il mistero rimanga irrisolto, è possibile che questi xenos abbiano avuto un corpo, forse proprio quelli visibili da Kohren nel finale, ma poi per qualche motivo li hanno persi e sono dovuti ricorrere a un’altra forma incapsulata all’interno di corpi artificiali. Sicuramente vogliono riprendersi una forma più umanoide, poiché i ribelli stavano appositamente costruendo dei giganteschi corpi artificiali per loro e le dimensioni molto superiori all’essere umano mi fanno pensare che quelli visti da Kohren siano proprio i loro antichi cadaveri.
Syama Pedersen ci ha quindi proposto una trama che ricorda molto ciò che fu l’inizio di Alien. Nel lontano 1979, Ridley Scott ci portò all’interno di un’astronave estremamente singolare, totalmente legata allo stile del grande artista Hans Ruedi Giger e capace di trasmetterci quel forte senso di mistero e di inferiorità rispetto a qualcosa di grande e incompreso. Chi è quell’essere imponente ai tempi conosciuto come Space Jockey o Pilota? Quali misteri nasconde il luogo in cui si trova? Astartes ci immerge nuovamente in quella sensazione ed è curioso il fatto che la creazione dello Space Jockey sia stata a sua volta ispirata da un gigantesco scheletro apparso in Terrore nello Spazio, film di fantascienza italiano del 1965.
Pedersen ci ha già permesso di scoprire alcuni dei misteri della sua opera, ma ne rimangono tanti altri e c’è davvero molta curiosità riguardo al suo futuro.
I Retributor
Come già ampiamente detto, i protagonisti di questa storia sono gli Space Marine del Capitolo Retributor. Si tratta di un Capitolo appositamente inventato da Syama Pedersen per questo progetto e nel corso del tempo è già stata scritta un po’ di storia su di loro. Ovviamente tutto il materiale seguente non è canonico e si ringrazia Brentticorn, utente di Warhammer 40,000 Homebrew Wiki, per aver scritto il seguente materiale con l’autorizzazione e la supervisione personale di Syama Pedersen.
Nome | Retributor |
Fondazione | Sconosciuta |
Progenitore | Magli Imperiali |
Maestro Capitolare | Augus Vantor |
Mondo Capitolare | Nessuno, Capitolo itinerante tramite la propria flotta |
Rispetto del Codex | Devianza tollerabile |
Forze disponibili | Circa 800 Astartes |
Regione d’attività | Attivi nella Frangia Orientale |
Storia del Capitolo
Poiché i Retributor non si impegnano nell’acquisire fama e gloria rispetto a tante altre fazioni dell’Imperium, gran parte della storia del Capitolo è passata inosservata. Sebbene abbiano svolto ruoli fondamentali in numerose campagne, questi sforzi sono sempre stati sepolti negli archivi Imperiali a causa della loro mancanza di “auto-promozione”. Ciononostante, i Sommi Signori della Terra e i comandanti Imperiali che godono di una certa astuzia sono ben consapevoli delle capacità dei Retributor e richiedono costantemente la loro assistenza. Di significante importanza è la loro regolare cooperazione nelle operazioni inquisitoriali nel corso della storia.
Ironicamente, i Retributor acquisirono un certo livello di fama dopo essere scomparsi. Poco tempo dopo le Rivolte di Argosa, i Retributor guidarono gli sforzi atti a inseguire ed eliminare le forze ribelli in fuga. I dettagli su ciò che accadde durante questa campagna sono segreti per ordine dell’Inquisizione, ma qualsiasi cosa sia successa portò il Capitolo a diventare sempre più riservato nel corso dei due millenni seguenti. L’unico contatto che i Retributor mantennero con regolarità fu quello con gli agenti dell’Inquisizione operanti nella Frangia Orientale. Nel 846.M41, tutti i contatti con i membri dei Retributor furono persi.
In seguito alla conclusione della Crociata Indomitus, credendo che il Capitolo fosse morto, Roboute Guilliman ordinò la sua rifondazione grazie a mille Space Marine Primaris della linea genetica di Rogal Dorn. Tuttavia, poco dopo essere stati assegnati ai domini del Capitolo originale, la nuova Prima Compagnia scoprì qualche sorta di prova del fatto che i Retributor esistessero ancora. Si rifiutarono di rivelare all’Imperium in cosa consistessero concretamente queste prove, ma mantennero questa segretezza anche con il resto del Capitolo. Al posto di spiegare cosa avessero trovato, il nuovo Maestro Capitolare raccolse chiunque non fosse già a conoscenza del segreto e ordinò loro di unirsi a un altro nuovo Capitolo Primaris discendente dai Magli Imperiali, ossia i Reclaimers of Dorn. In seguito, raggruppò i rimanenti in quella che rinominò 11a Compagnia e retrocesse al rango di Capitano di quest’ultima.
NOTA: I Reclaimers of Dorn sono un altro Capitolo non canonico. Per la precisione, sono stati inventati dal noto YouTuber Chapter Master Valrak, il quale ha speso diverso tempo a pubblicizzare il progetto di Pedersen tramite video-reaction o dedicati al commento degli episodi.
Eventi importanti
- 482.M39: Le Rivolte di Argosa. [ARCHIVI SIGILLATI PER ORDINE DELL’INQUISIZIONE]
- 846.M41: Ultima Trasmissione Conosciuta. Ultimo segno noto del Capitolo originale. Dopo questa data, ogni contatto è stato perso.
- 112.M42: Rifondazione. Creduti morti, Guilliman ordina la rifondazione come parte della Fondazione Ultima.
- 115.M42: La Scoperta. La Prima Compagnia scopre prove della sopravvivenza del Capitolo originale, esilia tutti gli altri membri spedendoli verso i Reclaimers of Dorn e si riorganizza nell’11a Compagnia.
Organizzazione
La maggior parte dell’organizzazione capitolare segue i dettami del Codex Astartes. L’unica eccezione rilevante è l’uso delle squadre di Impulsor. A prima vista, gli Impulsor appaiono molto simili al ruolo coperto dalle Squadre Tattiche, poiché sono preparati in ogni aspetto della guerra e si equipaggiano in modo da soddisfare i requisiti tattici di una situazione al posto di specializzarsi in un particolare ruolo o nell’utilizzo di armi ben precise. Ciò che differenzia gli Impulsor dai Marine Tattici il loro ruolo di operatori indipendenti in avanscoperta. Tramite regimi d’addestramento addizionali liberamente ispirati all’Adeptus Custodes, li Impulsor sono capaci di agire con molta più indipendenza rispetto al tipico Space Marine, essendo in grado di passare senza problemi da una squadra coordinata ad individui che portano avanti l’obiettivo della missione autonomamente in base alla situazione. Per questo motivo, gli Impulsor sono le unità ideali per condurre operazioni dietro le linee nemiche o come punte di lancia per assalti diretti a bersagli chiave. Quando vengono inviati per supportare altre forze Imperiali, spesso l’invio di una singola squadra di Impulsor può avere un maggiore impatto rispetto allo schieramento di un’intera compagnia.
Servizio nella Deathwatch
I Retributor originali usavano spesso il servizio nella Deathwatch come metodo per iniziare i membri di una squadra Impulsor al ruolo di Sergenti. La logica dietro a questa scelta stava nell’idea che se il marine fosse stato in grado di coordinare un Kill Team di astartes provenienti da Capitoli totalmente differenti, allora la relativa indipendenza di una squadra Impulsor composta da suoi confratelli sarebbe risultata semplice in confronto. Per questo motivo i Retributor che servono nella Deathwatch si ritrovano spesso con ruoli di comando, anche se non gli sono stati ufficialmente assegnati.
Inoltre, alcuni Primogeniti dei Retributor originali fanno ancora parte della Deathwatch, ma non hanno la minima idea di cosa sia successo al loro Capitolo esattamente come il resto dell’Imperium. Piuttosto che unirsi al Capitolo rifondato tramite i Primaris, coloro che servono nella Deathwatch hanno scelto di proseguire il loro servizio fino al ritorno del proprio Capitolo di Primogeniti.
NOTA: Primogeniti è un nome con cui sono conosciuti gli Space Marine non-Primaris.
Araldica
I Retributor indossano armature potenziate color grigioverde. Sul loro petto portano un’Imperialis dorata che ricorda il simbolo del loro Capitolo e che presenta dei fulmini stilizzati come quelli regolarmente presenti sulle antiche armature potenziate dei Thunder Warrior e delle Legioni all’inizio della Grande Crociata, un omaggio al passato talvolta presente sulle armature più contemporanee.
Sullo spallaccio di Monos è presente l’icona delle squadre Impulsor e allo stesso tempo è presente un’icona simile anche sull’elmo. I Retributor usano porre i simboli del proprio ruolo nel Capitolo anche sull’elmo, inoltre usano una variante nera per distinguere i Sergenti Tattici e Impulsor, una rossa per i Sergenti Assaltatori e Devastatori.
Su un ginocchio pongono sia il simbolo della Compagnia che della squadra, infatti Monos è riconoscibile come membro della 4a squadra della 7a Compagnia.
A volte, per massimizzare la facilità d’identificazione, il numero della squadra viene inserito anche sugli spallacci.
Infine il simbolo del Capitolo è un guanto di un’armatura potenziata che stringe un teschio. Si tratta di un’icona che punta anche a ricordare quello portato dai loro progenitori dei Magli Imperiali.
A partire da sinistra, i simboli delle Compagnie dalla 1a alla 10a.
Imperialis standard indossata sul petto delle armature.
Il futuro del progetto Astartes
Attualmente Syama Pedersen non intende ancora proseguire con la storia dei Retributor, ma ha intenzione di rendere Astartes una serie antologica composta da altre due/tre parti che si concentreranno su Capitoli differenti. Dopo il finale dell’ultimo episodio sono infatti visibili le araldiche degli Angeli Sanguine e di due Capitoli creati dai fan, ossia i Draghi Stellari e le Mani della Morte. Si presume che il futuro prossimo del progetto Astartes preveda storie dedicate proprio a questi Capitoli, ma per ora Pedersen non ha ancora rilasciato pubblicamente dettagli al riguardo. Ciononostante, Pedersen ha comunque detto di essere interessato a tornare a raccontare qualcosa sui Retributor in futuro.
C’è anche una domanda che molti si pongono, ossia: Games Workshop ha mai contattato Syama Pedersen per un possibile lavoro all’interno del nuovo reparto Warhammer Storyforge della compagnia? Durante una sessione di Domande & Risposte tenutasi su Reddit, Pedersen ha risposto a queste domande con:
“So che sono fan della serie.”
Una risposta sufficientemente vaga che ha fatto subito ipotizzare che Pedersen abbia già avuto contatti con Games Workshop e abbia già firmato un classico accordo di riservatezza che gli impedisce di rivelare questa informazione, ma che gli ha lasciato lo spazio di manovra di dire una frase di questo tipo. Chiaramente si tratta di una supposizione, ma si spera che in futuro Games Workshop confermi Pedersen come nuovo assunto all’interno di Storyforge. Astartes è un progetto bellissimo e merita l’attenzione che negli ultimi anni Games Workshop sta dando a svariati produttori di contenuti non ufficiali.
AGGIORNAMENTO: Sì, Syama Pedersen è stato ufficialmente assunto da Games Workshop, la quale ha canonizzato totalmente gli eventi di Astartes e ha confermato la produzione di Astartes II.