Anche oggi ci troviamo ad analizzare un nuovo racconto di Risveglio Psichico, in questo caso Port in the Storm, il secondo legato agli eventi di Pariah.
Questo racconto ci porta ad esplorare una storia molto più misteriosa rispetto ad altre. Ci troviamo sul pianeta Mesmoch e seguiamo lo svolgimento dal punto di vista di Sirius, Arbitrator a capo di una squadra dell’Adeptus Arbites. Ad affiancarlo ci sono Yhern e Denlen, due suoi sottoposti, e la seconda squadra capeggiata da Lere.
Su Mesmoch sta arrivando un numero sempre maggiore di navi piene di profughi provenienti da luoghi sconosciuti, ma la situazione è molto strana. Non si sa da dove vengano queste navi, su alcune di esse si sono sviluppati culti prontamente repressi dopo lo sbarco e soprattutto risulta molto evidente la presenza di persone che Sirius classifica come gusci senza vita. Appaiono traumatizzati, hanno gli occhi vitrei e durante lo sbarco vengono aiutati da altre persone perché non si reggono bene in piedi. Stando all’osservazione degli Arbitrator, non si tratterebbe di semplici profughi che fuggono da qualcosa e perciò tutti sconvolti e stanchi, ma di un aspetto e un comportamento ben definiti, tant’è che hanno un nome ben preciso per definirli.
Le cose iniziano ad andare veramente storto quando un profugo viene fucilato dopo essere stato scoperto con una pistola automatica in mano, poi un secondo e infine la rivolta. Le persone sono troppe e due squadre di Arbitrator non possono reggere tutto quell’improvviso volume di fuoco puntato verso di loro. Yhern viene ferito e le squadre cercano di ripiegare sui loro trasporti corazzati Repressor, ma ad un certo punto un cingolo del trasporti di Sirius viene distrutto in un’esplosione che causa la perdita di sensi della squadra. Quando si riprendono ed escono dal trasporto danneggiato, vedono l’altro Repressor completamente in fiamme, la squadra di Lere ormai morta bruciata.
Sirius e gli altri sopravvissuti, compreso Yhern che riesce a reggersi in piedi, tentano di capire come procedere e si interrogano ancora sul motivo per cui tutte queste persone si stiano riversando su Mesmoch. Denlen dice di aver ascoltato le trasmissioni degli equipaggi di alcune navi, le quali parlano di una sorta di vasta oscurità e vuoto là fuori, riferendosi allo spazio oltre il pianeta. Denlen dice anche di aver sentito altre squadre parlare di cose strane viste in alcuni dei fuggiaschi.
Decidendo di preoccuparsi successivamente di queste stranezze, la squadra decide di perlustrare un edificio vicino mentre si cerca un modo di riparare il Repressor. L’edificio risulta completamente vuoto e Denlen sostiene di sentire una voce femminile, la quale dice che loro non dovrebbero essere lì. Ad un certo punto, Sirius trova una ragazza raggomitolata in mezzo a una stanza, ma nel frattempo Denlen continua a parlare nel canale di comunicazione chiedendosi dove fosse il lanciamissili perché convinto che qualcuno abbia sparato al Repressor con un’arma simile.
Sirius si avvicina alla ragazza e le sposta i capelli per vederle il volto. Mentre la guarda, il suo istinto grida sospetti di stregoneria e Denlen continua ancora dicendo: “Ha detto di non venire”. Sirius nota in quel momento che la ragazza non sta battendo e palpebre. Nel toccarla, la ragazza inizia a sorridere e Sirius tenta di muoversi e di allarmare i suoi compagni, ma il suo corpo è incapace di muoversi e la sua bocca è come imbavagliata. Sirius sente Denlen urlare, gli occhi della ragazza si riempiono di una luce stregata e tutto esplode in una grande e brillante fiamma verde.
Non sapendo come, Sirius sopravvive e riprende i sensi, ma un’intera sezione dell’edificio è distrutta. I corpi bruciati dei suoi compagni sono sparsi ovunque e intorno a lui sono ancora accese alcune fiamme verdi. Osservando la situazione, vede ulteriori navi atterrare, perciò rivolge una preghiera all’Imperatore, ma teme fortemente di rimanere senza alcun aiuto.
Con le informazioni attualmente possedute, Port in the Storm risulta essere molto criptico. Non abbiamo riferimenti espliciti alle fazioni coinvolte in Risveglio Psichico: Pariah, ma possiamo capire qualcosa.
Mentre gli Arbitrator si muovono con i Repressor, il pilota evita una statua precipitata e distrutta di San Chet. Si tratta di un santo imperiale già citato nel racconto Lassitude, racconto analizzato la scorsa settimana durante il quale un personaggio esclama “Nel nome di San Chet, che cosa-“ prima di interrompersi. Non trattandosi di un santo imperiale noto in tutto l’Imperium, potrebbe trattarsi di un santo che funge da patrono in un Settore o in un Sistema come lo è San Drusus per il Settore Calixis. Questo dettaglio ci porterebbe a pensare che Mesmoch e Thrule Tertius siano appartenenti a sistemi situati nello stesso Settore, ma non finisce qui.
Nel racconto Lassitude vedevamo il supervisore Supter con una mano fasciata perché tre giorni prima aveva cercato di fermare un minatore che all’improvviso era impazzito e aveva cominciato ad urlare dicendo di essere osservato e soffocato, per poi continuare a gridare parlando di un sudario cadente. Qui, invece, l’Arbitrator Denlen sente delle comunicazioni in cui i membri degli equipaggi parlano di una vasta oscurità e un vuoto nello spazio. In più, i “gusci senza vita” che arrivano su Mesmoch suonano molto simili alle persone senza voglia di vivere di Thule Tertius.
Nell’analisi di Lassitude ho ipotizzato che Szeras stesse lavorando sotto la superficie di Thule Tertius spegnendo la volontà delle persone tramite la tecnologia dei bastoni abissali, ma a questo punto possiamo fare ulteriori elaborazioni. Thule Tertius potrebbe essere stato evacuato, ma parrebbe strano che Mesmoch, dopo un certo periodo di tempo, non abbia ricevuto alcuna informazione sul fatto che tutte le navi arrivino dallo stesso pianeta, quindi si tratterebbe di un fenomeno più diffuso. Forse ci sono interi pianeti sotto l’influenza della tecnologia vista in Lassitude e Thule Tertius era solo uno di essi, ma ancora non completamente pervaso da questa influenza che rende le persone dei gusci senza vita.
La cosa che, però, resta ancora inspiegabile è la ragazza sorridente che fa esplodere tutto con delle fiamme verdi per poi sparire. Si tratta solo di una ragazza i cui poteri psionici si sono ferocemente risvegliati facendola impazzire, come succede già e come sta succedendo ancora più spesso durante questo apparente risveglio psichico? Oppure c’è dell’altro?
Port in the Storm ha degli evidenti collegamenti con il racconto precedente, ma rende ancora più misteriosi i presunti piani dei Necron e genera tante nuove domande. Forse il terzo e il quarto racconto, nell’attesa dell’effettiva uscita di Pariah, ci permetteranno di ottenere un quadro più completo della vicenda attualmente più intrigante di tutta la serie.
This post was published on 12 Maggio 2020 16:45
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