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Lumineth Realm-Lords: analisi dei nuovi modelli

Durante il recente Las Vegas Open 2020, Games Workshop ha presentato numerose anteprime per nuovi modelli in uscita, tra cui i Lumineth Realm-Lords, ossia una nuova gamma elfica che porta nell’ambientazione il progetto ultimato da Teclis. Vediamo di analizzare un po’ questi modelli tra design e simbologia.

Da dove provengono i Lumineth?

Innanzitutto, bisogna capire chi siano questi Lumineth Realm-Lords. Per i meno avvezzi alla storia del mondo-che-fu e dei Reami Mortali, facciamo un breve riassunto. Slaanesh si nutrì della maggior parte delle anime elfiche durante la fine del mondo-che-fu. Dopo la formazione dei Reami Mortali, le nuove divinità elfiche si trovarono davanti a pochi membri della razza a cui appartenevano e nel corso di molti anni si prepararono ad affrontare Slaanesh finendo per intrappolarlo in un piccolo reame nascosto conosciuto come Uhl-Gysh. Malerion, Morathi, Tyrion e Teclis scoprirono di trovarsi davanti a innumerevoli anime ormai “cancellate”, come se tutte le anime fossero foglio scritti a matita su cui era stata passata accuratamente una gomma cancellando ogni forma di ricordo o identità. Cominciando ad estrarre anime dal ventre di Slaanesh, le divinità decisero di spartirsele equamente per plasmarle come meglio credevano.

Negli anni seguenti, Teclis cercò di creare una civiltà che desse nuova vita alla cultura elfica di Ulthuan, ma migliore e legata al Reame della Luce. Questa nuova civiltà, chiamata Cythai, finì per risultare contaminata dal proprio “soggiorno” nella pancia di Slaanesh, eppure non sotto forma di corruzione o malvagità. Un po’ come Morathi rimase mutata, i Cythai si trovarono sempre più incapaci di riprodursi e il loro animo sempre più decadente. Col tempo si isolarono e abbandonarono il proprio dio per rifugiarsi nelle profondità marine prendendo il nome di Idoneth e dandosi alla venerazione del dio morto Mathlann. Teclis li considerò un esperimento fallito e ricominciò da capo.

Ora, dopo svariati secoli, Teclis è tornato alla ribalta con l’esperimento andato a buon fine. Come fatto con i Cythai, anche a questi elfi è stata indubbiamente tramandata l’intera cultura di Ulthuan e quindi ritroviamo un design e una simbologia familiari. Partiamo analizzando la fanteria.

Vanari Auralan Wardens

Il loro nome non richiama alcuna parola della lingua Eltharin, ma il loro aspetto è pieno di simbologia classica elfica. Sui normali lancieri vediamo le seguenti rune:

  • Enthlai – armonia, gemelli, guerra senza fine
  • Galri – destino intrecciato, tristezza, gioia
  • Kenui – guerra senza fine, morte persistente
  • Ladroi – la Stagione del Sole, apice, gioia
  • Lalinoi – araldo, splendore, tracotanza
  • Minaith – abilità nelle armi, spiritualità, la Via Perduta
  • Yenlui – equilibrio, armonia, Caos
  • Yngra – soccorso, prigionia

Si può subito notare come ogni runa presente esprima concetti positivi come la luce, la gioia, l’equilibrio e la spiritualità, ossia tutte idee che trovano riscontro in ciò che dovrebbe esprimere Hysh, il Reame della Luce. Dalla parte opposta, essendo un contesto bellico, troviamo anche guerra, morte e abilità nelle armi. Nel complesso, abbiamo rune che si esprimono totalmente l’essere un’armata di Hysh e non ne troviamo alcuna legata ad altre divinità del pantheon di Ulthuan, come a mostrare “La cultura e la storia sono importanti, ma in guerra siamo soldati di Hysh e null’altro”.

Sul leader della squadra, invece, notiamo simboli differenti. La runa Minaith è nuovamente presente per simboleggiare l’abilità nelle armi e la spiritualità, ma è accompagnata da rune come Aroth, la quale significa fortezza, coraggio e laconicità; Sarathai, la quale significa sfida e inflessibile, ma è anche la runa collegata al Dragone del Mondo. Sono tutti i simboli che vogliono trasmettere la potenza del leader di quest’unità, eppure non basta. Su uno dei suoi stendardi è riconoscibile la runa Sariour, ossia la luna crescente della dea Lileath a cui Teclis è rimasto legato per molto tempo nel mondo-che-fu e di cui porta ancora il bastone. Infine, sulla piastra pettorale è presente un cavallo, animali estremamente importanti per la cultura di Ulthuan. I destrieri elfici non sono solo formidabili cavalcature fin dal mondo-che-fu, ma sono stati anche le fondamenta culturali della regione di Ellyrion in Ulthuan, tant’è che tutta la loro araldica mostrava cavalli o pegasi di vario genere. Come se non bastasse, nella mitologia Asur apparivano Korhandir, padre di tutti i cavalli, e Mantocinereo, il destriero celestiale di Lileath.

Stendardo degli elfi di Ulthuan decorato con una rappresentazione di Mantocinereo

A questo punto, ma qui è puramente una mia ipotesi, credo che i leader di queste squadre siano tra coloro che diventeranno membri della cavalleria. Sono curioso di scoprire la verità quando uscirà il loro Battletome. Inoltre, pare che il loro trailer di presentazione abbia velatamente rivelato la presenza di un’altra opzione di montaggio di questo kit che creerà un’unità di arcieri.

L’artwork mostra chiaramente una parte di un arco che corrisponde in maniera pressoché esatta a un Rumour Engine di cui non è ancora stata scoperta la provenienza, quindi direi che vedremo anche degli arcieri Vanari.

Vanari Dawnriders

Sull’unità di cavalleria vediamo tante altre rune particolari. Innanzitutto rivediamo rune già analizzate prima, per la precisione Galri ed Enthlai. Quanto alle altre, iniziamo vedendone i significati.

  • Daroir ricordo, memoria, forza delle pietre
  • Elthrai – destino, fato ineluttabile, speranza
  • Histo abbondanza, dominio, Età dell’Oro
  • Indrion i cieli, presagio, destino dei mortali
  • Issth – il Serpente di Luce, destrezza, inganno
  • Senlui – rapidità, precisione
  • Tyloir – terre spezzate, la Scissione, il ciclo della storia

Insomma, esattamente come i lancieri, anche qui troviamo numerosi concetti legati alla luce e alle prodezze in battaglia. Tra tutte, la più curiosa è Issth, poiché il Serpente di Luce è anche il nome del simbolo che rappresenta la magia di Hysh.

Il Serpente di Luce

Tuttavia, qui i dettagli più interessanti risultano essere sugli scudi e sulla piastra pettorali delle armature, punti su cui troviamo simboli che possono trovare le proprie radici nella cultura di Ulthuan.

Sul primo cavaliere da sinistra notiamo un simbolo che pare rappresentare un sole. Un simbolo che non è certamente difficile da abbinare al Reame della Luce, ma che nel vecchio pantheon è legato ad Asuryan, dio creatore che, insieme a Isha e gli Antichi, diede vita agli elfi del mondo-che-fu. Il suo simbolo era una piramide (la piramide di Tizca, per la precisione) la cui cima era illuminata dalle fiamme di una fenice o da un sole raggiante.

Sul secondo cavaliere da sinistra vediamo nuovamente la runa Sariour raffigurante la luna crescente di Lileath, ma questa volta decorata da alcuni raggi e dalla runa Daroir. Poiché Daroir può rappresentare il ricordo e la memoria, si può assumere che questa composizione voglia trasmettere il ricordo dell’ormai defunta Lileath.

Sul cavaliere centrale, ossia il leader dell’unità, possiamo osservare una fenice, un animale estremamente importante per gli elfi, ma di cui vi parlerò meglio più avanti nell’articolo. Gli ultimi due cavalieri, invece, hanno altri due simboli un po’ più criptici: un calice e una bilancia.

Il calice non è propriamente collegato alla cultura di Ulthuan, ma è un altro possibile omaggio a Lileath. Nel mondo-che-fu, questa dea assunse anche le identità della dea elfica Ladrielle e della dea bretoniana Dama del Lago. In questo caso ci interessa la seconda perché il simbolo della Dama del Lago era proprio un calice. Sul petto di questo cavaliere abbiamo quindi un calice da cui spunta una fiamma, ottenendo così un simbolo che conterebbe sia una fonte di luce che un omaggio a Lileath.

Infine, veniamo alla bilancia. Nella cultura di Ulthuan, Yenlui non è soltanto una runa che significa equilibrio e armonia. Gli elfi avevano un pantheon diviso tra Cadai e Cytharai, rispettivamente le divinità dei Cieli e degli Inferi. La loro contrapposizione era racchiusa nel filosofia dello Yenlui, la quale sosteneva la necessita di avere un’armonia tra le nature lucenti e oscure dello spirito elfico. Visivamente, lo Yenlui poteva essere visto come l’omonima runa o come una sorta di taijitu.

sinistra: yenlui; centro: taijitu apparso nel Siku Quanshu (1793); destra: taijitu moderno.

Nelle zone non corrotte dal Caos o rovinate dalla guerra, il Reame della Luce è pervaso da elementi che rispettano perfettamente i concetti di simmetria ed equilibrio. Nell’osservare il simbolo di una bilancia, pare quasi che la filosofia dello Yenlui abbia trovato una sua nuova forma, magari anche associata al fatto che i Lumineth debbano costantemente riequilibrare l’influenza corruttrice che Slaanesh pone sulle loro emozioni.

Luce di Eltharion

In un’eccezione più unica che rara, pare che Eltharion sia di nuovo tra noi. Mentre esseri come gli Eidolon di Mathlann o i Seraphon sono rispettivamente creati tramite i ricordi collettivi degli Idoneth e degli Slann, dalla sua presentazione sembra che Eltharion sia realmente tornato e non sia solo un ricordo. Come già detto in precedenza, solitamente le anime elfiche prelevate dal ventre di Slaanesh non hanno più un’identità, quindi il caso di Eltharion è eccezionale, anche se pare che ci sia stato un prezzo da pagare. Magari Eltharion è riuscito a mantenere la propria identità, ma è stato privato di tutto il resto. Non solo di un corpo, ma proprio della possibilità di riaverne uno.

La sua armatura ha due riferimenti diretti alla fenice e qui veniamo alla spiegazione che prima avevo rimandato. La fenice era il simbolo del dio Asuryan e l’animale in questione ha sempre simboleggiato la rinascita grazie alla sua abilità di risorgere nel caso in cui il luogo della loro morte fosse abbastanza pregno di magia. Nei Reami Mortali la figura della fenice associata alla resurrezione ha continuato a vivere grazie alla bestia divina nota come Ur-Fenice, la quale risorge ogni volta in una valle cristallizzata di Hysh che prende il nome di Pira della Fenice. Ora Eltharion ha subito una sorta di resurrezione e quindi non è difficile capire perché sia stato adornato da due omaggi alla fenice. Inoltre, il design generale dell’armatura è nuovo, ma c’è comunque un certo richiamo all’antico Elmo di Yvresse e il mantello mi ricorda il vecchio Eltharion il Cieco vissuto fino alla 6a edizione di Warhammer Fantasy.

Le sue spade, invece, portano le rune Elthrai e Ceyl. Una significa destino e fato ineluttabile, ma anche speranza; l’altra significa legge, ordine, giustizia, passione, spada che spilla sangue. Credo che si tratti di due spade completamente nuove, ma non escluderei dei riferimenti o delle riforgiature dell’antica Spada Zanna di Eltharion o della Spada Bianca di Hoeth.

Teclis e Celennar

Infine, arriviamo a parlare di Teclis e della bestia che lo accompagna, la quale si chiama Celennar, Spirito di Hysh.

Nella sua forma divina, Teclis non è cambiato radicalmente, ma è una versione rinnovata e ancora più esoterica della propria forma mortale. Dopo tutto questo tempo, porta ancora con sé la spada forgiatasi tanti millenni fa e il Bastone della Luna di Lileath, ma con una forma diversa. Sul suo petto, come sulle rovine presenti sulla basetta, è presente Tavlu, la runa che simboleggia la torre, saggezza e miseria, ma che è anche il Marchio di Hoeth, dio elfico della conoscenza che tra gli uomini fu adorato con la forma della dea Verena. Nel mondo-che-fu, Teclis era il Custode del Sapere di Hoeth e il Guardiano della Torre Bianca, quindi il suo legame con Hoeth è più che esplicito. Mi fa piacere vedere un omaggio simile sulle sue vesti.

Sulla vita di Teclis, invece, appare un simbolo il cui significato ci è ancora sconosciuto. Tale simbolo appare anche sullo scudo di un lanciere Vanari, sulla coda di Celennar e sull’armatura della Luce di Eltharion, ma non è una runa Eltharin o almeno non una runa già esistente fin dal mondo-che-fu. Si tratta di una runa nuova che potrebbe essere la runa del popolo dei Lumineth o magari la runa personale di Teclis, poiché tutti gli dei elfici ne hanno sempre avuta una. Sempre alla vita troviamo dei “dischi” i cui simboli sono, ancora una volta, totalmente ignoti e nuovi. Dato che negli artwork risplendono, non è da escludere che siano componenti dei riti magici di Teclis e che siano rune create personalmente da lui per accedere a dei poteri particolari.

Veniamo a Celennar. Si tratta fondamentalmente di una sfinge, bestie che nel mondo-che-fu vissero solo ai tempi in cui Nehekhara ospitava ancora cittadini vivi. Ovviamente qui non si parla dello stesso tipo di sfinge, ma di qualcosa che viene chiamato anche Spirito di Hysh, come se fosse una sorta di nuova versione degli Elementali, legati a un certo tipo di magia e apparsi nelle prime edizioni di Warhammer. Nel primo artwork di Hysh vediamo delle figure alate:

Non potendo fare molte supposizioni su questo essere completamente nuovo, osservando questa illustrazione mi viene comunque un dubbio: Celennar fa parte di una specie e quindi quelli che vediamo sopra potrebbero essere i suoi simili? Oppure si tratta di un essere unico e al massimo esistono altri Spiriti di Hysh con sembianze totalmente differenti?

Conclusioni

Insomma, la nuova gamma dei Lumineth si presenta estremamente pregna di significato e simbolismo ragionato nei minimi dettagli. Continuo ad amare quanta cura ci sia nel dare un forte senso di continuità a dei Reami nati dalla morte di un unico mondo e questi modelli ne nascondono una parte importante, quindi ho voluto prestarci attenzione e mostrarvi tutto questo. Continuerò ad analizzare gli annunci del Las Vegas Open 2020 nei prossimi articoli!

This post was published on 30 Gennaio 2020 11:00

Nicholas Sacco

Nato nel 1994 tra le lande nebbiose della provincia di Torino, Nicholas si dimostra fin da subito interessato ai giochi in ogni forma, anche quando prende in mano una copia inglese di Dragon Quest Monsters all'età di 6 anni non capendo assolutamente nulla dei testi, ma divertendosi comunque un mondo. Nel corso degli anni è passato da un interesse nei confronti dei giochi come puro consumatore ad uno in cui trova estremamente interessante approfondire le dinamiche delle compagnie e dei processi di sviluppo che stanno dietro ad essi. Nel frattempo, le passioni per la scrittura giornalistica e Warhammer si sono infiltrate nella sua vita. Ora il suo lavoro gravita principalmente attorno agli universi di Warhammer in qualità di Astropate, trasformatosi da un blog personale a una professione. Ora è caporedattore di Alanera Edizioni, casa editrice che si occupa di tradurre e pubblicare i romanzi di Warhammer in Italia, inoltre ha collaborato con Need Games alla localizzazione italiana dei giochi di ruolo Warhammer 40.000: Wrath & Glory e Warhammer Age of Sigmar: Soulbound. Per trovare i Momenti BG, consulta la sezione apposita: Momenti BG

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