Tra le feste natalizie e queste prime settimane di gennaio, mi sono immerso principalmente in due videogiochi: Indiana Jones e l’Antico Cerchio, provato su Game Pass e poi ritrovatomi a recensirlo per l’ardore e la piacevolezza con cui mi ha preso, e Aloft, un survival rilassante che ho esplorato in compagnia di Elvereth, nuvola dopo nuvola, trovando una dimensione coop e di scoperta continua che sinceramente non provavo dalle mie prime esperienze su giochi come Minecraft e Sea of Thieves. Stando alle statistiche di Steam, ci ho passato ben 50 ore e sto continuando a macinarne altre!
Sviluppato da Astrolabe Interactive e preso in custodia dall’editore Funcom, già esperto di un survival come Conan Exile e dal quale stiamo attendendo come il nuovo messia Dune Awakening, Aloft è un survival cozy tra le nuvole dove i giocatori vagano tra isole fluttuanti che possono reclamare come propri mezzi di locomozione e case. L’accento è posto, quindi, sull’esplorazione, sul farming e sulla componente creativa.
Aloft è ancora lontano dalla completezza, ma vi assicuriamo che ci saranno già ore e ore di contenuti già nell’Early Access che sarà aperto il 15 gennaio 2025. Vi parliamo meglio delle nostre impressioni nei prossimi paragrafi, nel frattempo potete mettere Aloft in wishlist sulla sua pagina di Steam.
Aprendo una nuova partita o entrando in una resa pubblica da altri giocatori, si partirà dal racconto di un naufragio: l’avatar del giocatore, creato in un editor apposito, non ricorda molto del suo passato, e si ritrova tra i rottami di una qualche nave, all’interno di una caverna. Qui ha inizio il tutorial che spiega i comandi base del gioco per raccogliere risorse, usarle per forgiare strumenti e costruire delle strutture permanenti. Una volta usciti all’aria aperta, ci si accorgerà di essere su un’enorme isola fluttuante, nel bel mezzo di un arcipelago tra le nuvole, sorvolati da un’enorme bestia che sembra una balena fatta di tante isole collegate da radici e tronchi.
Il giocatore può muoversi da isola a isola dopo aver costruito un aliante, apribile con il tasto del salto mentre si è in aria, oppure costruendo strutture nautiche su di un isola in modo da trasformarla nella propria casa-nave volante; avete capito bene: ci si può impossessare di un’isola qualunque tra quelle disponibili nel mondo di gioco e, una volta piazzati timoni, vele, galleggianti e volanti è possibile manovrarla per poi partire alla volta di altri arcipelaghi.
Viaggiare tra gli arcipelaghi di Aloft è un continuo processo di scoperta e meraviglia, sottolineato sia dalla narrativa ambientale e dai panorami visivi con luoghi incantevoli abbandonati, affreschi che raccontano di antiche civiltà e sorprese tutte da scoprire, sia dalla progressione di ricette e blueprint da trovare e sbloccare per produrre nuove risorse e nuovi attrezzi o per costruire nuovi banchi da lavoro, nuovi magazzini, nuovi moduli di edifici.
Dopo il tutorial, Aloft gioca molto sul filo del “non detto”, lasciando ai giocatori scoprire con le proprie mani le sue particolarità. Questa è un po’ un’arma a doppio taglio, perché da un lato sorprende i giocatori quando sbloccano nuove meccaniche o nuove aree, ma dall’altro può portarli a vagare nel suo mondo circolare senza meta, non sapendo quale sia la prossima mossa da compiere. Il consiglio è di giocare ad Aloft in compagnia, perché è indubbiamente più divertente in generale e perché più teste funzionano meglio di una nel cercare soluzioni.
L’unico problema della dimensione coop di Aloft è che la mappa del mondo, un doppio cerchio concentrico diviso da tempeste navigabili solo con le giuste vele resistenti e al cui centro c’è un vortice gigante, può essere vista nella sua totalità solo dal giocatore che funge da host: gli altri giocatori, ogni volta che vi accederanno, vedranno rappresentata sulla mappa solo l’unico blocco di mondo a cui hanno avuto accesso in quel momento, perdendo tutti i progressi di mappa sbloccati nelle precedenti partite.
Come già accennato nelle righe sovrastanti, Aloft è un’esperienza cozy, rilassata e tranquilla. L’unico elemento di vera sfida è dato dal processo di scoperta e sblocco di nuove risorse, nuovi biomi, nuove strutture, per continuare a rendere la propria isola la base dei propri sogni. Si può costruire più o meno in maniera indiscriminata su qualsiasi isola, se ne possono pilotare anche più di una, ma solo un’unica isola può essere identificata come la propria casa: il posto dove il giocatore torna quando muore, o dove può teletrasportarsi se finisce troppo lontano o incastrato in giro.
Il farming è essenziale per progredire nel gioco, e sarà utilissimo conservarsi anche quelle risorse che sembrano non portare a nulla per il momento. La produzione di risorse raffinate può essere anche automatizzata, ma preferisco non dirvi come per lasciarvelo scoprire… sappiate solo che ci vorrà tempo prima di avere la struttura adatta.
Molte ricette, sia di cibi che di utensili, vengono sbloccate in maniera molto poetica, ossia combinando risorse a caso senza conoscerne il risultato finale. Le ricette di strutture, mobili e moduli di edifici, invece, possono essere sbloccate con un pezzo di carta e un libro apposito, copiandone il progetto quando ci si imbatte in un nuovo edificio già costruito e abbandonato su un’isola. All’inizio lo spazio nell’inventario e nella barra degli oggetti rapidi è un impedimento non indifferente al proprio divertimento, perché gli strumenti da avere sempre pronti sono molteplici, e le risorse da utilizzare altrettanto… Per fortuna la situazione migliora leggermente dopo aver trovato i giusti vestiti, ma ecco, questo è uno dei pochi elementi che ho gradito poco di Aloft.
Per il resto il sistema di building è di facile lettura ma veramente vasto e profondo, con tante possibilità di utilizzare i suoi moduli in diverse modalità, passando da ancoraggi fissi e rapidi ad angolazioni e altezze più libere che rendono la costruzione un momento di personalizzazione creativa molto rilassante e per nulla ostico come accade in altri survival simili. Insomma, il building non sembra per niente da gioco early access, ma da un prodotto più avanzato! Chissà cosa potremmo aspettarci su questo fronte dai mesi di accesso anticipato futuri.
Vi sono tuttavia sfide più giocose da affrontare: per cominciare c’è la ricerca di quel leviatano visto a inizio gioco, ma ci vorrà tanto tempo prima di arrivarci. Nel mezzo, ci sono tempeste di diverso tipo che dividono le aree del mondo; alcune sono navigabili solo se dotati di vele di materiali resistenti, sbloccabili in progressione dopo averli recuperati dal raffinamento o dalla raccolta di risorse apposite. Poi c’è la questione delle isole infette: alcune isole sono malate, dominate da funghi senzienti che vanno combattuti e debellati; solo alla loro morte, l’isola sarà sanata. Questi combattimenti sono un po’ blandi e diventano quasi subito un elemento di noia, ma piano piano si scopre che alcune risorse fungine sono necessarie per progredire nel gioco e quindi una visita alle isole malate sarà sempre d’obbligo e rientrerà praticamente nelle attività meccaniche di farming.
Quello che manca complessivamente all’esperienza di Aloft, secondo me, è proprio un elemento più sfidante, soprattutto nel momento del viaggio perché per ora vagare da un’isola all’altra consiste nell’inserire un pilota automatico, se non bisogna passare da un’area all’altra divisa da una tempesta. Certo, mentre l’isola viaggia da sola poi è possibile dedicarsi al suo abbellimento, al farming, e così via… Ma siccome la struttura di navigazione e dei venti è ripresa in maniera molto simile a quella di Sea of Thieves, i parallelismi con il titolo Microsoft vengono automatici ed è proprio nel viaggio che emergono i paragoni più sconvenienti per Aloft.
In Sea of Thieves il viaggio è il momento più divertente perché non si sa mai cosa aspettarsi mentre si naviga da un punto A a un punto B: tifoni improvvisi, pirati avversari, navi fantasma, creature marine, mari agitati, e così via. E ciò è reso ancora più divertente dall’innavigabilità della propria imbarcazione a meno che di non avere una ciurma con compiti precisi. È proprio questo che mancherebbe ad Aloft, sebbene sia comunque una dinamica da ridimensionare e ripensare proprio per la sua natura più chill e rilassata… ma ecco, io vorrei anche dei cannoni e degli arpioni sulla mia isola volante!
Aloft si è presentato come un’esperienza survival affascinante e rilassante, capace di catturarci con la sua estetica fiabesca e la libertà offerta dall’esplorazione tra le nuvole. Nonostante alcune meccaniche ancora acerbe e un sistema di viaggio che potrebbe beneficiare di maggiore profondità, Aloft mostra già solide basi su cui costruire un videogioco intrigante e di successo. Con il giusto bilanciamento tra comfort e sfida, e magari qualche sorpresa in più durante la navigazione, Aloft ha tutte le carte in regola per diventare un titolo di spicco nel panorama dei survival più creativi.
This post was published on 14 Gennaio 2025 17:00
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