Abbiamo avuto la possibilità di presenziare a un evento riservato alla stampa, in quel di Francoforte sul Meno, organizzato da Koei Tecmo, dedicato alla presentazione dell’ultima fatica partorita da Omega Force, alla presenza del game director Tomohiko Sho. Dopo un approfondito incontro con tanto di hands-on, ecco tutto quello che abbiamo da raccontarvi su Dinasty Warriors: Origins.
Quello del Musou è un genere videoludico, che fin troppo spesso non riceve l’attenzione che merita. Questo perché forse, negli anni il genere non ha trovato grandissimi rappresentanti, in grado di elevarne l’affezione del pubblico, complice il fatto che le meccaniche proprie del genere hanno sempre faticato non poco a evolversi in un direzione interessante.
La serie di Dinasty Warriors, rappresenta certamente la punta di diamante del genere, l’archetipo da cui tutto ha avuto inizio nel lontano 1997. Era dunque scritto che, a dare nuovo respiro a un genere considerato estremamente di nicchia, non potesse che essere un nuovo DW, che sapesse però adattarsi ai tempi e alle esigenze dei giocatori di oggi.
Omega Force è dunque tornata all’attacco del mercato, con un titolo che non solo rappresenta una celebrazione di quanto hanno costruito negli anni ma che si pone come nuovo standard del mercato per lo sviluppo dei musou, con l’arroganza di chi sa di avere tutte le carte in regola per riuscire ad affascinare nuovi giocatori senza però deludere gli affezionati.
Ecco dunque il nostro racconto di ciò che abbiamo potuto provare e capire, di Dinasty Warriors: Origins.
Rinnovare una certezza
Sin dalle presentazioni iniziali, ci siamo subito resi conto che Dinasty Warriors: Origins non sarebbe stato un gioco come gli altri della saga. Per prima cosa, cambia l’approccio alla storia dato che, a differenza di titoli passati in cui giocavamo nel ruolo di determinati ufficiali dell’esercito, vestiremo ora i panni di un eroe sconosciuto, senza memoria, dal passato confuso e misterioso, dalle grand capacità combattive la cui morale sarà forgiata anche dalle nostre scelte.
Ciò che non cambia rispetto al passato, è il setting. Ci troviamo in Cina, alla riscoperta della leggendaria battaglia dei Tre Regni (come descritta nel libro Cronache dei Tre Regni), che in questo vedremo proprio scoppiare con la celebre rivolta dei Turbanti Gialli, per giungere poi alla Battaglia di Chibi. Nel mezzo, una pletora di personaggi ci permetteranno di riscoprire noi stessi e di mettere in chiaro le nostre ragioni.
Un’evoluzione del genere, non poteva che avere risvolti importanti anche a livello di gameplay. Omega Force ha optato per percorrere tre vie parallelamente: spettacolarità, action e tattica. Ma per scendere bene nelle idee di gameplay del nuovo DW, è necessario farlo con calma, vista l’enorme quantità di contenuti di cui tenere traccia, per evitare di confondersi.
Mai così action
Il lato action nei titoli della serie DW è sempre stato presente, anche se particolarmente mitigato dalla concorrenza di meccaniche non ottimamente costruite, oltre che da limiti tecnici che in diverse occasioni non permettevano a tale componente di brillare a dovere. I personaggi spesso risultavano legnosi nei movimenti, macchinosi in combattimento, poco divertenti da giocare.
In Origins, la tendenza viene totalmente ribaltata.
Durante la presentazione, ci è stato chiarito come il team di Omega Force abbia puntato in maniera prepotente a una resa action estremamente appagante e, provando con mano il gioco, ci sentiamo di dire che le parole degli sviluppatori sono assolutamente attendibili.
Il giocatore avrà a disposizione diverse tipologie di attacchi: attacchi normali da alternare ad attacchi potenti, che oltre a fare più danno, servono a rompere la guardia e, in base all’arma che si utilizza, a colpire un più vasto insieme di nemici; colpi ripetuti (siano questi normali o potenti) permettono di incrementare il Coraggio, necessario per utilizzare le Tecniche di Battaglia (Battle Arts), in grado di cagionare enormi danni agli avversari e spettacolari da vedere e da scoprire, dato che saranno diverse in base all’arma utilizzata.
Altro elemento essenziale poi, è l’attacco Musou che può essere eseguito caricando la Barra Musou (sempre attaccando gli avversari) e che consiste in un colpo, con tanto di cinematic ad aumentarne l’epicità, in grado di spazzare via orde di nemici interi in una sola volta. Riuscire a capire quando utilizzare questo specifico colpo, può essere utile per evitare di sprecarlo, dato che da solo è in grado di ribaltare una situazione disperata.
Infine, due elementi estremamente divertenti del rinnovato comabt system, sono il Parry e la schivata. Si, anche in Dinasty Warriors adesso c’è il parry e, oltre a essere relativamente semplice da utlizzare come meccanica godendo di una finestra abbastanza permissiva, è anche incredibilmente soddisfacente, dato che non serve solo a deviare un attacco nemico, ma anche (se ben eseguito) a contrattaccare, così da riguadagnare una posizione di vantaggio.
Abbiamo potuto inoltre provare diverse armi, concentrando la nostra attenzione su spadoni e lance, che ci hanno permesso di appurare come ogni tipologia di arma abbia un suo perché e di come ogni giocatore, potrà essere in grado di trovare quella che fa più al caso suo. Ogni arma può essere potenziata con un materiale chiamato Pirosseno, trovabile esplorando la mappa.
Ad arricchire ulteriormente le possibilità, sono i potenziamenti acquisibili da uno skill tree abbastanza elaborato, seppure intuitivo da navigare.
Mai dimenticare la tattica
Se c’è qualcosa che Dinasty Warriors: Origins fa bene, è far sentire il giocatore su un vero campo di battaglia. Prima di ogni scontro infatti, sarà possibile partecipare a una sorta di tavolo tecnico, in cui verranno spiegate le tattiche da adottare, con tanto di mappa interattiva che permetterà di capire quali sono i movimenti da seguire, per riuscire a raggiungere l’obiettivo.
Il modo in cui il pensiero tattico agisce nel gioco, è decisamente interessante. Ovviamente, è possibile dare “ordini” diretti ai soldati di cui si dispone nell’immediato, ma la cosa intrigante è proprio il fatto che, una volta che il tavolo tecnico si è concluso, si dovrà essere capaci di seguire quelle istruzioni senza fare di testa propria.
Ciò significa che, se con gli alleati si stabilisce di chiudere in una morsa degli avversari, cingendo uno stretto passaggio sia da est che da ovest, i nostri movimenti e quelli dei soldati che ci seguono, dovranno essere indirizzati tutti a cercare di perseguire quel primo obiettivo. Non vi saranno disclaimera che ci ricorderanno di farlo e dovremo essere capaci di leggere, in tempo reale, i cambiamenti sulla mappa, così da capire se tutto sta andando per il verso giusto o se dobbiamo soccorrere una frangia di soldati, rimasti bloccati contro un nemico potente.
I comandi dati ai 50 soldati che costituiscono la nostra scorta personale, sono definite “Strategie”. Vi è un cool down per l’attivazione delle Strategie e, man mano che si prosegue nella storia, ne verrano sbloccate sempre di nuove. Vi sono poi delle particolari strategie, chiamate Tattiche Perfette, attivabili solo se certe condizioni vengono rispettate e che, nel caso in cui vadano a compimento correttamente, aiuteranno ad alzare il morale delle truppe.
Gli scontri, contro centinaia, migliaia di soldati per volta, risulteranno particolarmente appaganti, anche soltanto a livello visivo. Ciò che conta però, è riuscire a tenere alto il Morale delle proprie truppe, un parametro fondamentale che permetterà ai soldati di rendere meglio o peggio in battaglia. Per farlo, sarà necessario abbattere i generali nemici.
Questi scontri, di tanto in tanto, potrebbero diventare qualcosa di più.
Altra novità di Dinasty Warriors: Origins infatti, è l’implementazione di scontri 1V1. Nel bel mezzo della battaglia infatti, potremmo essere sfidati da alcuni generali nemici: a quel punto, l’inquadratura cambierà e, come nelle peggiori risse, ci ritroveremo nel mezzo di un cerchio formato da soldati alleati e non, soli contro il generale di turno. La vittoria di uno o dell’altro, che deve avvenire entro un certo limite di tempo, determina il morale delle truppe di lì in poi. Nel caso in cui il tempo scada, senza che nessuno sia ancora riuscito a prevalere, la vittoria verrà assegnata in automatico a chi ha conservato più vita.
Infine, di tanto in tanto, è possibile “cambiare” personaggio.
Prima di ogni battaglia infatti, il nostro eroe senza nome e senza memoria, potrà scegliere un compagno che lo affiancherà da vicino. Si tratta di alleati particolarmente potenti, che oltre a darci una mano, possono passare temporaneamente sotto il controllo diretto del giocatore. Abbiamo avuto modo di provare un paio di compagni, notando come ognuno abbia un suo stile di lotta, utilizzando armi diverse. Lo switch si interrompe in automatico, quando utilizziamo l’Attacco Musou. Anche in questo caso dunque, capire quando utilizzare il cambio è essenziale, per evitare di sprecare un attacco tra i più potenti del gioco.
Per riuscire a leggere correttamente la situazione, è possibile utilizzare l’Occhio dell’Uccello Sacro, che mette in pausa il combattimento e fornisce delle indicazioni al protagonista su ciò che avviene nelle vicinanze.
C’è qualcosa che non va
Per tante cose positive che abbiamo potuto notare, durante le circa 4 ore di hands-on a cui abbiamo partecipato, ve ne sono diverse negative che vanno assolutamente evidenziate, nella speranza che da qui all’uscita prevista per il 17 gennaio 2025, il team riesca a porvi rimedio.
Dialoghi a scelte multiple
Durante la presentazione, è stato posto l’accento sulla presenza di scelte di dialogo multiple durante la storia, che avrebbero cambiato il corso degli eventi. Sebbene non ci sia stato materialmente il tempo per fare le dovute prove e vedere quanto la storia sarebbe cambiata, abbiamo potuto notare come diverse scelte proposte, fossero in realtà delle non scelte, dato che magari venivano utilizzate frasi con lo stesso significato ma espresse in maniera differente
Es: “l’ho dimenticato” / “non me lo ricordo”.
Ci auguriamo che gli esempi, non tantissimi, a cui abbiamo potuto assistere non rispecchino la scrittura finale del titolo. Per quello che questo titolo voleva essere, riteniamo forse addirittura, che l’inserimento della meccanica di dialoghi a scelte multiple, sia pleonastica. Puntare su una scrittura “story driven” pura, sarebbe forse stato più efficace e capiamo che l’intento è quello di far interrogare il giocatore su quale sia lo schieramento con le motivazioni più giuste, ma per come ci è stato presentato il tutto, pare un grosso buco nell’acqua.
Regia e prestazioni
Parlando di regia e di animazioni in generale, il gioco fa un buon lavoro, soprattutto se confrontato a lavori sommari come Dinasty Warriors 9.
Nonostante sia abbastanza indietro a livello grafico, rispetto agli standard a cui l’industria è ormai abituata, non si può certo dire che abbia un brutto impatto visivo, anzi. Certo, non tutte le texture di tutte le superfici sono rifinite al meglio, ma è anche giusto precisare che la build da noi provata non è ancora quella definitiva e che saranno tanti i rimaneggiamenti che subirà di qui a gennaio.
E sempre alla luce di ciò, non ci sentiamo di accanirci troppo lato prestazioni. Abbiamo potuto provare il titolo su un PC high-end, su cui il titolo ha reso abbastanza bene tutto sommato. Qualche piccolo problema di stutter nelle sequenze iniziali e, in generale, nelle cut scene; qualche sporadico calo di frame durante le sequenze più concitate (con migliaia di nemici a schermo e un tripudio di effetti particellari), ma nulla di troppo preoccupante.
Ottima la mappatura dei comandi, sia con mouse e tastiera che con controller.
Per il parlato, le lingue disponibili saranno l’inglese, il giapponese e il cinese mentre l’italiano potrà essere impsotato per sottotitoli, UI e HUD.
Conclusioni
Dinasty Warriors: Origins, almeno in questa prima fase di anteprima, ha superato ampiamente le nostre aspettative grazie a una mappa piena di attività, a un combat system molto più approfondito e divertente del passato, una struttura tattica appagente e una storia piena di misteri che non vediamo l’ora di svelare. C’è ancora qualcosa da limare, anche se le premesse sono davvero tanto positive. Origins potrebbe davvero essere il titolo che rilancerà la saga, permettendo a tanti nuovi giocatori di gettarsi in questo stupendo mondo fatto di mazzate tattiche e mitologia cinese?
Nel ringrazie nuovamente Koei Tecmo per averci dato la possibilità di provare il titolo in anteprima, alla presenza del maestro Tomohiko Sho, vi ricordiamo che Dinasty Warriors: Origins uscirà il 17 gennaio 2025 per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC.
E se volete provare con mano quanto vi abbiamo raccontato, potete farlo dato che proprio in queste ore (22 novembre), è possibile giocare a una Demo di Dinasty Warriors: Origins su tutte le piattaforme.