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Flint: Treasure of Oblivion, rpg tattico a tema piratesco | Provato (PC)

Sebbene sia da sempre uno dei più grandi desideri dei bambini, in ambito videoludico non sono tantissime le esperienze che permettono di diventare un pirata e cimentarsi in qualche folle avventura a base di rum e pappagalli sulla spalla. Certo, negli ultimi anni l’ottimo Sea of Thieves ha arruolato molti giovani marinai e l’indimenticabile Tales of Monkey Island ha saputo intrattenere novelli esploratori anni or sono, ma è indubbio come quella piratesca non sia mai stata tra le ambientazioni più in voga per quanto riguarda i videogiochi.

Flint: Treasure of Oblivion di Savage Level edito da Microids promette però tra poco meno di un mese, per l’esattezza il prossimo 24 ottobre, di imbarcarci in una missione alla ricerca di un misterioso tesoro in compagnia del capitano Flint. Un’avventura che prende i contorni da RPG-tattico e che abbiamo avuto modo di provare in anteprima nelle scorse settimane.

Un’avventura a base di rum e pappagalli

Quello che abbiamo avuto modo di comprendere fin da questa breve prova, è la grande cura con cui è stata ricreata l’ambientazione e tutto ciò che permette al giocatore di immergersi meglio nel titolo. La città che abbiamo avuto modo di esplorare, infatti, ci ha da subito catapultato qualche secolo fa, facendoci sentire proprio nel bel mezzo di un’avventura di pirati. Edifici, ubriaconi agli angoli delle strade, soldati e quant’altro: ogni cosa è stata pensata proprio per ricreare quell’epoca.

L’atmosfera c’è tutta

Lo stile scelto, inoltre, aiuta molto a riguardo e ben si sposa con la narrazione, che in Flint: Treasure of Oblivion avviene attraverso dei fumetti. Peccato solo per una telecamera non sempre fortunata, che oscura alcune zone della mappa specialmente nei vicoli più stretti.

Interessante, ma da rifinire

Per quanto riguarda il gameplay, Flint: Treasure of Oblivion si sviluppa come appunto un RPG-tattico, in cui gli scontri sono a turni e si svolgono anche attraverso l’utilizzo di carte e dadi. Le prime, oltre a rappresentare l’equipaggiamento dei vari personaggi, sono infatti usate anche per i consumabili. I dadi, invece, vengono lanciati per buona parte delle azioni fatte in battaglio, movimenti e utilizzo di oggetti esclusi, e stabiliscono il buon esito di un assalto.

Non solo combattimenti, ma anche esplorazione

Qualcosa sulla carta di decisamente interessante, ma che alla prova dei fatti funziona fino a un certo punto. Non tanto per la profondità del sistema di gioco, che non abbiamo potuto testare per ovvie ragioni ma che lascia comunque ben sperare, piuttosto a causa della meccanicità dei comandi. Raramente ci siamo trovati così in difficoltà a capire perché alcuni personaggi si ostinassero a rifiutare semplici comandi o decidessero di imbarcarsi in azioni non richieste. Magari con un tutorial più corposo e maggior tempo a disposizione il gameplay di Flint: Treasure of Oblivion risulterà più leggibile e semplice da gestire, ma da questo fugace provato ci è sembrato inutilmente macchinoso.

Pure l’esplorazione, ahi noi, non ci ha colpito più di tanto.
Non per le ambientazioni, di cui vi abbiamo già parlato bene, o per i dialoghi, che paiono ben scritti, ma per una scarsa pulizia generale. Flint e compagni si incastrano infatti spesso e volentieri tra NPC ed elementi sullo schermo, bloccandosi anche nel bel mezzo di una scala se imboccata un po’ storta. Sono diversi i bug non gravi nei quali ci siamo poi imbattuti, con la situazione a circa un mese dal lancio che non sembra esattamente delle migliori in quanto a pulizia del codice.

Pian piano la nostra ciurma sarà sempre più grande

Tecnicamente, infine, per quanto avessimo a nostra disposizione un’onestissima Nvidia RTX 3070 e un i5 8600K con tanto di 16 GB di RAM ci siamo imbattuti in più di qualche vistoso calo di framerate. Un qualcosa che speriamo proprio non risucceda nella versione completa del gioco, dato che con tale configurazione abbiamo affrontato titoli ben più imponenti dal punto di vista grafico.

In conclusione

Insomma, Flint: Treasure of Oblivion ha sulla carta una serie di idee davvero interessanti e che paiono inizialmente essere state usate nel migliore dei modi. Purtroppo, una scarsa ottimizzazione e una pulizia generale lungi dall’essere ottimale ci mettono un po’ in guardia in vista del lancio del titolo il prossimo 24 ottobre. La speranza è quella di aver potuto provare una build vecchia di qualche mese e che i ragazzi di Savage Level abbiano saputo migliorare nel frattempo il titolo da tali punti di vista. Se così fosse Flint: Treasure of Oblivion sarà sicuramente da tenere sott’occhio con una grande attenzione.

This post was published on 24 Settembre 2024 23:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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