Di Dragon Ball conservo sempre ricordi bellissimi: dall’epico momento in cui Goku diventa Super Saiyan per la prima volta (con i famosi titoli spoiler degli episodi italiani), alle card che collezionavo, ai disegni con cui riempivo album su album quando ancora sapevo tenere in mano una matita, fino ovviamente ai videogiochi. Andando indietro con la memoria, il primo che ricordo è Dragon Ball Final Bout, giocato fino a consumarlo assieme a mio fratello con faide memorabili quando uno dei due sceglieva l’elusivo “Goku da piccolo”; si passa poi a Dragon Ball Z: Il destino di Goku per Game Boy Advance, unico sul quale sia rimasta bloccata a lungo prima di capire come proseguire sul Pianeta Namecc. Negli anni se ne sono poi susseguiti altri, tra cui gli intramontabili Tenkaichi, fino ad arrivare a Dragon Ball FighterZ e un paio di anni dopo a Dragon Ball Z: Kakarot. A quattro anni dalla mia ultima partita con Goku e i suoi compagni, sono tornata in pista con Dragon Ball: Sparking! Zero – ossia Budokai Tenkaichi, come in passato è stato pubblicato in Occidente – e ho avuto la possibilità di provarlo durante un eveno dedicato a Milano.
Picchiaduro con il roster più esteso nella storia videoludica della saga, mi ha ricordato cosa significa prendere sberle secche dall’intelligenza artificiale senza nemmeno rendermi conto di cosa fosse successo – complice il fatto di aver completamente ignorato il tutorial per gettarmi subito nei primi incontri. Appena Goku Super Saiyan Blue mi ha fatto il contropelo a ripetizione ho capito che forse un’occhiata alle basi del gioco occorreva darle. Poiché la prova aveva un tempo limitato ed era orientata su contenuti specifici, ho preferito attenermi a questi ultimi senza spaziare lungo il roster come abitualmente farei.
Siamo stati invitati a provare anzitutto la modalità storia qui chiamata Episode Battle, nello specifico Goku, Frieza e Black Goku: si tratta di una serie di combattimenti basata sugli avvenimenti del manga/anime, punti salienti che sono ripercorsi e ci mettono nella medesima situazione con tanto di filmati doppiati (nel mio caso, in giapponese). Prendendo a modello Goku, si inizia dal momento in cui Raditz arriva sulla terra e rapisce Gohan per costringere il fratello a sottostare alle sue condizioni – cosa che, come tutti i fan sanno, non succede e dà il via agli eventi successivi.
Durante i filmati è possibile cambiare prospettiva, così da assistere agli eventi secondo un punto di vista differente; cosa ancora più curiosa, però, è poter prendere delle decisioni durante momenti chiave della storia in corso affinché questa cambi leggermente. Rimanendo sempre nell’ottica dell’incontro con Raditz, sappiamo che canonicamente Goku lo affronta assieme a Piccolo: se tuttavia, al momento della scelta, rifiuterete il suo aiuto saranno Krilin e Muten Roshi ad assistervi, portando a una conclusione diversa (ma non troppo) rispetto a quella raccontata nel manga o nell’anime.
Mi è piaciuta questa trovata da parte di Spike Chunsoft, perché dà valore aggiunto a una modalità storia senza dubbio intrigante ma inevitabilmente conosciuta persino da chi non è appassionato – almeno per quanto riguarda personaggi come Goku e la trama di Dragon Ball Z. Dà inoltre una piccola spinta in termini di rigiocabilità, poiché spinge a seguire tanto la linea canonica quanto quella “alternativa” per il semplice gusto di vedere che cosa cambia. Non starò a rovinarvi la sorpresa e vi lascerò verificare di persona.
I combattimenti, come potete immaginare data la saga di appartenenza, mantengono l’approccio casual-core cui siamo stati abituati l’ultima volta ormai diciassette anni fa. Sono adrenalinici e incalzanti, tuttavia, poiché dipendono dall’accumulo di Ki per esprimere il loro pieno potenziale, sono anche costelatti di attimi in cui si prendono le distanze e ci si concentra sul richiamare quanta più energia possibile prima di darsi alla pazza gioia in una serie di combo più o meno semplifici a seconda della vostra esperenza e soprattutto dello schema di comandi: esiste una versione moderna, proprio per quei giocatori che sono alle prime armi con un Budokai Tenkaichi o un picchiaduro in generale (approccio già adottato da Tekken 8 e Street Fighter 6, per citare i più recenti), oppure quella classica per chi invece è navigato nonostante gli anni che ci separano dall’ultimo capitolo della serie. La memoria muscolare in fondo resta, basta solo darle la scossa.
Premetto subito che non si tratta di un’esperienza tecnica come il già citato FighterZ, anzi ci si rende subito conto a partire dal roster quanto Dragon Ball: Sparking! Zero sia meravigliosamente sbilanciato sia in termini di danni sia di salute – provate a prendere Babidi e metterlo contro un Gogeta, tanto per dire. Ed è proprio questo in particolare a renderlo riconoscibile per il Budokai Tenkaichi che è, sebbene quando si inizierà a fare pratica con le combo e in generale le mosse a disposizione ci si renderà conto di come al netto di questo sbilanciamento sia comunque possibile giocare in modo ragionato, frenetico e soddisfacente.
Come accennato, il Ki è l’elemento fondamentale di un sistema di combattimento basato su inseguimenti, agganci fulminei, contrattacchi, prese, elusioni ma anche della giusta consapevolezza della distanza nel momento in cui si deve ripristinare l’energia utilizzata per compiere la maggior parte di queste azioni. Un ritmo tutto suo, che ogni giocatore stabilirà e gestirà in base al singolo personaggio e alla strategia adottata, nella quale bisogna tenere conto di possibilità quali attacchi combinati (compresi quelli doppi scambiandosi con eventuali compagni di squadra), fusioni o trasformazioni in Super Saiyan laddove possibile.
In termini di gameplay nudo e crudo, siamo di fronte a una versione sostanzialmente invariata di Budokai Tenkaichi 3, rifinita ma pressoché inalterata nella struttura rispetto a quella del terzo capitolo. Il vero balzo in avanti, com’è ovvio considerate le due generazioni di console nel mezzo, è nell’impatto visivo: da una distruttibilità ancora più accentuata che passa per montagne che crollano, specchi d’acqua che si increspano, alberi che si piegano sotto le onde d’urto dei colpi e in generale il paesaggio che si deforma quando facciamo sfoggio della nostra (potentissima!) aura, Dragon Ball: Sparking! Zero è una gioia per gli occhi.
Tutto è semplicemente più: più accentuato, più coreografico, più scenico, più d’impatto. A oggi solo FighterZ è stato in grado di offrire una qualità estetica eccelsa, con la quale nemmeno questo capitolo può competere piazzandosi però dignitosamente subito al di sotto. Dalle animazioni ai modelli dei personaggi, dagli effetti visivi fino alla ricostruzione, e conseguente distruzione, dei vari scenari, Dragon Ball: Sparking! Zero offre una cura indiscutibile che accompagna l’esperienza e di cui noi stessi possiamo usufruire per realizzare il nostro scenario ideale. Mi riferisco alla consistente modalità Custom Battle.
Trattasi di un enorme editor in gioco grazie al quale è possibile ricreare non solo battaglie ad hoc ma, come accennato, scenari e/o eventi speciali grazie all’incredibile profondità della personalizzazione: non si parla solo della scelta di sfidanti, arene e titolo ma anche di pose, inquadrature, persino frasi dette da uno o più personaggi presenti, tutto personalizzabile in modo quasi maniacale con addirittura la possibilità di creare vere e proprie scene d’inizio, intermezzo e fine costituite a loro volta da un massimo di cinque clip realizzate ad hoc da noi. Mi ci sono cimentata un po’, pur riconoscendo i limiti di una velleità artistica personale spesso in vacanza, e anche solo per creare un semplice combattimento con scene di intermezzo sono stata una mezz’ora buona.
Pensate a dedicarci il giusto tempo, tenendo in considerazione anche la presenza di tantissime condizioni e modificatori di battaglia che vanno a rendere gli scontri ancora più personali, che cosa potrebbe saltare fuori: dall’internet mi aspetto risultati in grado di pareggiare, pur negli evidenti limiti cui persino una modalità come questa deve sottostare prima o poi, con le migliori sequenze dell’anime. Se da un lato abbiamo, almeno da quanto ho potuto vedere, dire addio a quei minigiochi che intrattenevano durante le sequenze di caricamento, dall’altro abbiamo ottenuto una modalità le cui potenzialità sono pressoché infinite e dalla quale potersi aspettare grandi cose.
Potendo caricare le proprie creazioni online affinché altri giocatori possano goderne, occorrerà poco prima di incappare in qualche scenario memorabile: durante la prova ce ne sono stati messi a disposizione diversi e pur essendo l’obiettivo di questa modalità spingere i giocatori a sbizzarrirsi, è stato confermato che al lancio saranno presenti alcuni scenari prefatti per intrattenere gli utenti nell’attesa che i server si riempiano di nuove creazioni. Il livello di profondità di Custom Battle è incredibile e sarà destinato ad arricchirsi anche solo con l’arrivo di nuovi personaggi tramite DLC; poiché si parla di aggiunte riferite, tra le altre cose, all’imminente anime Dragon Ball Daima non è da escludere che possano arrivare anche luoghi o persino musiche con cui realizzare nuovi scenari.
Dragon Ball: Sparking Zero riesce a far irivivere le emozioni dei combattimenti epici della saga con un sistema di gioco in grado di combinare azione con il giusto grado di strategia. La modalità storia rivisitata offre una prospettiva interessante sugli eventi classici, permettendo ai giocatori di alterare lievemente la trama mentre l’introduzione della modalità “Custom Battle” permette agli appassionati di costruire battaglie personalizzate con tanti possibili dettagli. Pur senza le prodezze grafiche di Dragon Ball FighterZ, questo nuovo videogioco con Goku & co sembra promettere particolarmente bene!
This post was published on 19 Settembre 2024 16:00
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